“Quando Barack Obama si guarda allo specchio di questi tempi, deve vedere un volto terrificante: quello di George W. Bush”. A scriverlo è oggi il Washington Post commentando le dimissioni a cui è stato costretto il capo del Pentagono Chuck Hagel. Hagel era l’unico repubblicano presente nell’amministrazione Obama, omaggio ad una certa tradizione bipartisan – e perfettamente intercambiabile – nella gestione della politica militare statunitense.
Ieri Barack Obama ha messo alla porta Hagel, così come fu costretto a fare Bush con Donald Rumsfeld. “Come con Bush, la cacciata coincide con una guerra in Medio Oriente che va male – allora, la guerra in Iraq, adesso, il bombardamento del gruppo terroristico Stato islamico” scrive il Washington Post. La cacciata di Rumsfeld corrispondeva all’aumento dell’intervento militare Usa in Iraq, la partenza di Hagel arriva mentre si moltiplicano i segnali di un ruolo più ampio per le truppe statunitensi in Iraq e Siria. E, come sotto Bush, questo scenario garantisce che Obama lascerà al suo successore una guerra degli Stati Uniti in corso in Medio Oriente, un tipo di guerra con truppe di terra che Obama aveva promesso di evitare come il diavolo.
Dov Zakheim, funzionario del Pentagono dell’era Bush, ha detto al WP che Hagel è stato offerto come un “agnello sacrificale” di una Casa Bianca in stallo ma alle prese con un’ulteriore escalation in Siria e in Iraq. Di Hagel sono noti i suoi forti legami con l’esercito e la sua riluttanza a usare la forza (si era opposto alla nuova escalation in Iraq). Ma ora i miliziani dell’Isis hanno ripreso molto terrenodi Iraq e Siria, e anche Jimmy Carter ha criticato l’amministrazione Obama perché è stata troppo lenta a rispondere. Mettendolo alla porta, Obama detto che Hagel “ha contribuito a costruire la coalizione internazionale per combattere lo Stato Islamico e ha elogiato Hagel per il suo lavoro sulla rimodulazione del modello militare statunitense per “affrontare le minacce a lungo termine, pur rispondendo alle sfide immediate.”
Sulla nuova escalation in Medio Oriente, ad agosto Chuck Hagel aveva dichiarato che quella in Iraq era una strategia a lungo termine e che il coinvolgimento degli Usa non era finito. ”Dobbiamo essere preparati a tutto. L’Isis è al di là di tutto quello che vediamo”, aveva spiegato Hagel, in risposta alla domanda se la minaccia dell’Isis potesse essere paragonata al terrorismo dell’11 settembre. “Lo Stato islamico è ben organizzato, sofisticato e finanziato molto bene”. Dunque, qualcosa di molto più che di una banda di jihadisti e tagliagole – che l’amministrazione statunitense probabilmente mostra di conoscere molto bene per averne agevolato l’ascesa – e che ancora una volta potrebbe essere il frutto dell’avventurismo degli apprendisti stregoni dell’imperialismo. Il Medio Oriente si sta rivelando effettivamente una dannazione per gli Stati Uniti.
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