C’è apprensione e rabbia in Grecia per la decisione del Consiglio Giuridico del Pireo che ha rifiutato in pochi giorni, per la seconda volta, la richiesta di un giovane anarchico e prigioniero politico, il 21enne Nikos Romanòs, che ha intrapreso uno sciopero della fame ad oltranza nel carcere di Koridallos dove sta scontando una condanna a 15 anni di reclusione
per ottenere il diritto di poter studiare come previsto dalla legge ellenica.
Nikos è giunto ormai al 25esimo giorno di sciopero della fame e la sua vita è a rischio, ma nonostante questo il governo e le autorità politiche si rifiutano di intervenire accampando la scusa che la decisione di concedere o meno al giovane il diritto di studiare in carcere spetta alle istituzioni giudiziarie. Il ministro della Giustizia del governo Samaras ha affermato che potrebbe proporre a Romanos di poter studiare tramite internet ma il giovane pretende di poter seguire un corso universitario e di uscire quindi dalla cella per seguire le lezioni dopo essersi diplomato in cella.
Dalla settimana scorsa, il ragazzo è all’ospedale di Genimmatas dove i medici si rifiutano di applicare l’ordine del giudice istruttore e di alimentarlo a forza.
Il 6 dicembre del 2008 Nikos era insieme ad Alexis Grigoropoulos in una piazzetta del quartiere ateniese di Exarchia quando due poliziotti spararono a bruciapelo a quest’ultimo uccidendolo. Poche ore dopo tutta la Grecia era in rivolta, con scioperi, manifestazioni e assalti ai commissariati e alle sedi istituzionali che durò per varie settimane.
E’ proprio ad Exarchia che negli ultimi giorni si sono verificati scontri con la polizia dopo che alcune migliaia di dimostranti delle reti anarchiche e non solo avevano manifestato nel centro di Atene in solidarietà con Romanos mentre nel carcere di Korydallos circa 80 prigionieri rifiutavano il cibo in un significativo atto di sostegno al giovane arrestato nel febbraio del 2013 insieme ad altri tre giovani dopo una rapina in una banca a Kozani, nel nord della Grecia.
L’arresto fece scalpore, perché i quattro denunciarono di esser stati brutalmente picchiati e torturati dai poliziotti che li arrestarono, e a conferma della loro denuncia vennero diffuse alcune foto dei loro volti tumefatti dopo che il Ministero degli Interni ellenico aveva maldestramente ritoccato quelle originali per coprire i segni delle percosse inflitte ai quattro all’interno del Gada, la sede centrale della polizia di Atene.
E’ evidente l’accanimento dello Stato Greco nei confronti del giovane, accusato di aver preso parte a due rapine e di aver sequestrato un ostaggio. “Le mie motivazioni sono politiche. Mi ritengo prigioniero di guerra. Non mi considero una vittima. Non sporgerò denuncia nei confronti dei poliziotti che mi hanno picchiato. Vorrei che i maltrattamenti che ho subito sensibilizzassero l’opinione pubblica. Accetto l’accusa di rapina e nient’altro. Seguirà una mio comunicato politico, perchè solo io, e nessun altro, rappresento me stesso” disse tramite il suo avvocato dopo l’arresto.
Significative le dichiarazioni pronunciate dal Pubblico Ministero Grigoris Peponis durante il processo per opporsi alla condanna di Romanos anche per appartenenza a organizzazione terroristica: “Non diventerò rattoppatore e costruttore di ponti per riempire le lacune e i difetti dell’inchiesta di polizia e magistratura….E’ la prima volta che assisto a una rapina in cui si liberano gli ostaggi, con fiato della polizia sul collo. Malgrado avessero a loro disposizione armi in abbondanza non hanno sparato ai poliziotti che li inseguivano nè hanno usato l’ostaggio come scudo per darsi alla fuga….”
Dopo la condanna Nikos diventa un ‘detenuto modello’ finché il 10 novembre non decide di intraprendere lo sciopero della fame per difendere i propri diritti violati dalla magistratura e dal sistema carcerario che non vogliono applicare le norme del Codice di Detenzione del 1999 che prevedono la possibilità per un detenuto di usufruire di speciali permessi per poter frequentare i corsi all’Università. Perché, secondo il giudice di sorveglianza, ci sarebbe il pericolo di fuga.
In più di tre settimane di sciopero della fame Nikos ha perso 19 chili ed è ora in condizioni critiche, secondo i medici rischia “danni irreversibili per quanto riguarda il funzionamento del cuore, dei reni e del cervello”.
Le iniziative di solidarietà si susseguono, e nel frattempo Ghiannis Michailidis, Andreas Dimitris Burzukos e Dimitris Politis, gli altri tre arrestati e condannati per i fatti di Kozani, sono entrati anche loro in sciopero della fame.
La mobilitazione più massiccia c’è stata lunedì scorso, quando circa 10 mila persone hanno sfilato in corteo nel centro della capitale, da Monastiraki a piazza Syntagma, sede del parlamento, per esprimere la propria solidarietà a Romanòs e protestare contro la repressione. Mentre manifestazioni simili si tenevano in altre città della Grecia ad Atene i reparti antisommossa hanno attaccato il corteo e dopo intensi scontri hanno arrestato 10 persone.
Oggi a Rethimno, seconda città di Creta, i manifestanti hanno occupato la sede del municipio.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa