Menu

New York: uccise afroamericano, assolto poliziotto bianco. Proteste e arresti

Non si è ancora spenta la rabbia degli abitanti di Ferguson, in Missouri, per la decisione del locale Gran Giurì di non processare Darren Wilson, il poliziotto bianco autore dell’omicidio del diciottenne nero Michael Brown, che un altro agente rigorosamente bianco – Daniel Pantaleo  – è stato scagionato ieri nonostante abbia ucciso il 17 luglio a New York un uomo nero disarmato e innocuo. L’accusa nei confronti di Eric Garner, 43 anni e padre di sei figli, era quella di vendere sigarette di contrabbando nella zona di Staten Island.

Eppure il video che ritraeva l’aggressione di Pantaleo e di altri agenti nei confronti di uno sconcertato Garner mostrava tutta la brutalità di una polizia non solo razzista ma anche pesanemente classista. La registrazione mostra chiaramente il momento in cui il gruppo di poliziotti bianchi salta letteralmente addosso all’uomo che li stava implorando di lasciarlo andare, che non stava facendo niente di male. Una violenza ingiustificata, brutale, contro un uomo inerme che nonostante la sua stazza viene buttato a terra e letteralmente soffocato da Daniel Papaleo che gli stringe la gola, mentre i suoi colleghi salgono sopra la vittima per immobilizzarla nonostante l’uomo urli che non riesce a respirare. Garner, che è fortemente obeso e soffre anche di asma e di cuore, poco dopo perde conoscenza, ma gli agenti lo lasciano a lungo a terra ammanettato. Quando arriva finalmente l’ambulanza l’uomo è ormai privo di vita.

Se in un primo tempo la versione ufficiale parlava di ‘infarto’ – un cliché in questi casi – poi una perizia approfondita ha puntato il dito contro le modalità violente in cui è avvenuto l’arresto, ripreso dai telefonini di alcuni testimoni. L’autopsia stabilisce chiaramente che la morte dell’uomo è dovuta al soffocamento e parla esplicitamente di “omicidio”, perché la presa da dietro alla gola utilizzata dall’agente italo-americano è illegale e teoricamente le forze di polizia hanno ricevuto l’ordine di non utilizzarla. C’erano tutti gli elementi per avviare un processo e punire il colpevole, ma il Gran Giurì anche in questo caso decide che il poliziotto non dovrà essere giudicato, neanche per eccesso nell’uso della forza o negligenza, perché “ha fatto solo il suo dovere” contro un sospettato che “resisteva all’arresto”.

E così come era avvenuto a Ferguson la scorsa estate e di nuovo la scorsa settimana, anche Staten Island è stata scossa dalle proteste mentre il presidente Obama cianciava in tv di ‘giustizia non sempre uguale per tutti’ e prometteva per l’ennesima volta interventi rapidi ed efficaci contro un sistema legislativo e di sicurezza profondamente razzista che nessuno ha mai visto finora.
Già ieri sera manifestazioni più o meno spontanee hanno avuto luogo in diverse zone di Manhattan: decine di persone che si sono sdraiate a terra bloccando la West Highway che porta al Bronx, mentre cortei hanno sfilato a Times Square e a Union Square e un sit in ha protestato a Columbus Circle. Una protesta diversa da quella andata in scena negli ultimi mesi in altri territori degli Stati Uniti, senza scontri duri con la polizia o attacchi a negozi.

Ma le centinaia di poliziotti schierati a Times Square, a Union Square e a Columbus Circle sono intervenuti con la forza contro le diverse migliaia di manifestanti e alla fine il saldo degli arrestati nei diversi interventi delle forze di sicurezza contro le proteste è arrivato a quota 83 mentre altre manifestazioni minori venivano realizzata anche a Washington, Seattle e Oakland.

Inoltre per il prossimo 13 dicembre alcune reti e organizzazioni hanno annunciato una marcia nazionale su Washington per la difesa dei diritti civili e contro le violenze della polizia. 

Intanto, segnale in controtendenza, il Grand Jury di una piccola località di 300 abitanti ha deciso l’incriminazione di Richard Combs, nel 2011 capo della polizia della cittadina. All’epoca Combs uccise il 54enne afroamericano Bernard Bailey che era andato a reclamare contro una multa ricevuta da sua figlia. La zuffa tra i due finì quando il capo della polizia esplose due colpi a bruciapelo contro Bailey, uccidendolo. Ora bisognerà vedere però come si concluderà il processo.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *