La Commissione esteri del Senato, in una risoluzione sulla Siria (Doc. XXIV, n. 43), ha impegnato il governo a «sostenere in tutti i modi, incluso quello militare, l’azione della coalizione internazionale»: in altre parole, ha autorizzato (con voto favorevole PD-Pdl e contrario di Sel e 5Stelle) un intervento militare diretto dell’Italia in Siria.
La crisi siriana – sostiene la premessa approvata invece anche da Sel e con l’astensione di 5Stelle – si è trasformata in guerra civile «per la chiara e riconosciuta responsabilità del regime del presidente Assad», creando «il terreno ideale per il rafforzamento dell’estremismo fondamentalista armato, in particolare di quello del Daesh» (Isis) che costituisce oggi «una minaccia all’integrità territoriale dei paesi dell’area, oltre che una delle maggiori sfide contemporanee alla sicurezza, alla democrazia e alla libertà».
Sono stati in realtà gli Usa e i maggiori alleati Nato a finanziare, armare e addestrare in Libia nel 2011 gruppi islamici fino a poco prima definiti terroristi, tra cui i primi nuclei del futuro Isis; a rifornirli di armi attraverso una rete organizzata dalla Cia (documentata da un’inchiesta del New York Times nel marzo 2013) quando, dopo aver contribuito a rovesciare Gheddafi, sono passati in Siria per rovesciare Assad; sono stati sempre gli Usa e la Nato ad agevolare l’offensiva dell’Isis in Iraq (nel momento in cui il governo al-Maliki si allontanava da Washington, avvicinandosi a Pechino e a Mosca).
Vi sono su questo molte prove. Ad esempio la foto del senatore Usa John McCain, in missione in Siria per conto della Casa Bianca, che incontra nel maggio 2013 Ibrahim al-Badri, il «califfo» a capo dell’Isis. O il servizio televisivo trasmesso pochi giorni fa dalla tedesca Deutsche Welle, che mostra come centinaia di tir attraversano ogni giorno senza alcun controllo il confine fra Turchia e Siria, trasbordando carichi diretti a Raqqa, base delle operazioni Isis in Siria.
La Commissione del Senato sostiene inoltre che l’intervento militare in Siria, effettuato dalla coalizione internazionale di cui fa parte l’Italia, è autorizzato dalle risoluzioni 2170 e 2178 del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Mentre in realtà esse stabiliscono solo l’obbligo dei paesi membri dell’Onu di prevenire il reclutamento, l’organizzazione, il trasporto e l’equipaggiamento di individui che si recano in altri Stati allo scopo di attuare atti terroristici (cosa che fanno proprio Usa e Nato).
L’intervento militare degli Stati uniti e di loro alleati in Siria non è quindi autorizzato dal Consiglio di sicurezza. E, incentrato apparentemente sull’Isis (in realtà funzionale alla strategia Usa/Nato), esso mira alla completa demolizione della Siria, finora impedita dalla resistenza interna e dalla mediazione russa in cambio del disarmo chimico di Damasco, e alla rioccupazione dell’Iraq. In questa guerra può entrare ora anche l’Italia.
* Il Manifesto 7 dicembre 2014
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