Le relazioni tra Stati Uniti e Cina tendono ormai a diventare tesisissime nel presente e nel futuro. Ma è anche dal passato che emerge un nuovo scheletro nell’armadio sul quale fino ad oggi c’era stato una sorta di accomodamento per non disturbare le relazioni tra i due paesi.
L’agenzia Nova news, riferisce che una serie di articoli recuperati dal quotidiano giapponese Nikkei getta una nuova luce sul bombardamento dell’ambasciata cinese a Belgrado durante l’aggressione della Nato alla ex Jugoslavia nel 1999.
Gli Stati Uniti avevano sempre sostenuto che il bombardamento sull’ambasciata cinese fosse avvenuto per errore, e che le cinque bombe di precisione sganciate da un bombardiere stealth statunitense B-2 fossero destinate ad una vicina installazione industriale jugoslava.
La Cina, però, non ha mai accettato tale giustificazione, ed ha sempre sostenuto che il bombardamento, che uccise tre cittadini cinesi e ne fer’ venti, fosse stato deliberato. Il bombardamento innescò vaste proteste antiamericane in Cina e in molte città del mondo dove è presente la diaspora cinese. Anche a Roma ci fu una sorprendente e imponente manifestazione di cittadini cinesi indignati.
Secondo gli articoli rilanciati da “Nikkei”, gli Usa bombardarono l’ambasciata per distruggere i resti di un loro cacciabombardiere stealth F-117 Nighthawk abbattuto circa un mese prima dalle Forze armate serbe. L’aereo abbattuto si era schiantato su terreno rurale, e alcuni dei rottami erano stati esibiti più tardi presso il Museo dell’aria di Belgrado. Pare però che una volta venuti a conoscenza dell’abbattimento del velivolo, agenti cinesi avessero acquistato più componenti possibili dai contadini vicini al luogo dello schianto, e li avessero immagazzinati presso l’ambasciata cinese a Belgrado, in vista del loro successivo trasporto in Cina per poterne studiare la tecnologia.
Gli Usa sarebbero venuti a conoscenza della presenza dei rottami grazie al segnale radio di una delle componenti del velivolo abbattuto, e avrebbero deciso di bombardare l’ambasciata per evitare che la Cina si impadronisse di tecnologie per la realizzazione di velivoli stealth, cioè invisibili ai radar.
Ai tempi della guerra Nato contro la Serbia, il B2 della Lockheed era l’unico modello di aereo da combattimento “invisibile ai radar” al mondo. Stando alle ricostruzioni del Nikkei, però, il bombardamento Usa fu del tutto inutile: una delle cinque bombe sganciate sull’ambasciata cinese raggiunse il seminterrato dell’edificio, ma non esplose, lasciando intatti i rottami del velivolo. Gli analisti si interrogano ancora se lo studio sui resti dell’F-177 statunitense abbattuto mel 1999 in Serbia abbiano giocato un ruolo nella rapida evoluzione dell’industria aerospaziale cinese nei vent’anni successivi all’incidente.
La Cina infatti ha dedicato 10 anni a migliorare la sua tecnologia stealth per i propri aerei e ha condotto ricerche approfondite sui missili a guida laser. Un servizio dell’Associated Press del 2011 indica che la tecnologia per il caccia stealth cinese J-20 potrebbe provenire proprio dall’aereo F-117 abbattuto nel 1999, anche se il giornale cinese Global Times nega questo versione.
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