Alcuni parlamenti europei riconoscono lo Stato Palestinese indipendente – riconoscimento simbolico e per ora privo di conseguenze politiche, così come è simbolico uno Stato che difficilmente potrà sorgere su un insieme di territori divisi e circondati dalle colonie ebraiche – e la classe dirigente di Israele risponde con un aumento della repressione e della violenza.
Questa mattina è arrivata la notizia che il ministro palestinese Ziad Abu Ein è morto in un ospedale di Ramallah dove era stato ricoverato a cause delle gravi ferite riportate durante una manifestazione realizzata dai palestinesi nel villaggio di Turmusiya, vicino Ramallah. Una protesta attaccata dai militari occupanti con i lacrimogeni. Secondo le prime informazioni ancora frammentarie sarebbero stati proprio i gas tossici impiegati dai soldati israeliani a causare la morte del 55enne ex ministro per i prigionieri e poi responsabile del dipartimento dell’Autorità Nazionale Palestinese che monitora le conseguenze dell’occupazione.
Le proteste e gli scontri sono iniziati quando alcuni coloni ebrei hanno aggredito degli abitanti di Turmusiya e dei contadini intenti a piantare degli alberi di olivo. A dar man forte ai coloni provenienti dall’insediamento di Shilo sarebbero intervenuti i soldati israeliani. Uno dei quali avrebbe anche colpito l’esponente politico palestinese con il calcio del suo fucile.
Dura ma impotente la reazione da parte del leader dell’Anp Abu Mazen che ha definito “una barbarie” l’assassinio del ministro Ziad Abu Ein. “Avvieremo i necessari passi dopo aver appreso – ha aggiunto – i risultati delle indagini sulle circostanze della morte” ha aggiunto Abu Mazen che ha indetto tre giorni di lutto in tutta i Territori Palestinesi Occupati.
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