Un eventuale governo guidato da Syriza, il partito di sinistra dato per favorito alle prossime elezioni del 25 gennaio, sospenderà i Memorandum, cioè gli accordi firmati dai governi di Atene degli ultimi anni con le istituzioni dell’Unione Europea e il Fondo Monetario. A dirlo è stato ieri Yannis Dragassakis, responsabile del settore economico del partito, parlando nel corso di un convegno organizzato dal The Economist ad Atene. “Syriza riconosce gli accordi firmati dal Paese, ma dobbiamo riesaminarli. Riconosciamo il debito pubblico ma vogliamo controllarne la provenienza”, ha detto Dragassakis, precisando che “Syriza considererà i Memorandum come lettere d’intenti che non impegnano il Paese”.
Se dovesse accedere al governo, ha detto l’economista, Syriza sospenderà il controllo della troika (Fmi, Ue e Bce) sull’andamento dell’economia del Paese, chiedendo tempo per presentare le basi del suo programma di medio e lungo termine con minori avanzi primari che non dovranno essere destinati tutti al pagamento del vecchio debito ma anche a programmi sociali volti ad assistere la popolazione e a ridurre le diseguaglianze.
Nel frattempo i toni della campagna elettorale si fanno più duri e contro Syriza, nonostante la progressiva moderazione del suo messaggio e della sua identità politica, i partiti di destra rispolverano linguaggi da guerra fredda. Il più esplicito in tal senso è stato Makis Voridis, ministro della sanitá e giá capogruppo parlamentare di Nea Dimokratia, che durante un comizio ad Aspropyrgos, vicino ad Atene, ha affermato: «la nostra generazione non consegnerá il Paese alla sinistra. Non lo consentiremo, non importa cosa dovremo fare. Ciò che i nostri nonni difesero coraggiosamente con i fucili, noi lo difenderemo con il voto domenica. Così che si sappia di che cosa stiamo parlando… La sinistra non vincerà domenica». Un chiaro richiamo alla lunga e sanguinosa guerra civile che, dopo la seconda guerra mondiale, oppose le destre sostenute da Gran Bretagna e Stati Uniti alla ex guerriglia partigiana comunista. D’altronde l’esponente della Nea Dimokratia in gioventù é stato uno dei leader della gioventú di Epen, il partito di estrema destra egemonico durante la giunta dei colonnelli.
A introdurre un ulteriore elemento di drammatizzazione nella campagna elettorale è la denuncia da parte di alcuni media ellenici di una sistematica opera di spionaggio nei confronti dei partiti in lizza. A lanciare l’allarme è stato il quotidiano Ta Nea che, grazie al Cryptophone 500 – un particolare tipo di telefono – denuncia di aver individuato numerosi tentativi di intercettare comunicazioni riservate.
L’apparecchio, di fabbricazione tedesca, consente di fare telefonate criptate ma anche di individuare ‘finte’ antenne per la telefonia cellulare (in realtà computer dotati di un’antenna destinata ad intercettare le conversazioni altrui), chiamate ‘intercettori’. Se un telefono si connette con un ‘intercettore’, spiega Ta Nea, non solo le comunicazioni dati e voce possono essere ascoltate ma i telefoni cellulari possono essere infettati da virus. Secondo il quotidiano un Cryptophone – portato in giro per Atene per due settimane – avrebbe registrato ben 193 tentativi di intercettazione, molti dei quali attorno alle sedi dei maggiori partiti ellenici. In particolare, scrive il quotidiano, otto tentativi sarebbero stati segnalati a pochi metri dalla sede centrale del partito di governo Nea Dimokratia, e cinque in prossimità del quartier generale di Syriza e anche degli uffici del Pasok. La massima concentrazione, aggiunge Ta Nea, si è però registrata nel triangolo che va dall’ambasciata Usa, la via Papadiamantopoulou e il grattacielo chiamato Pyrgos Athinaion (Torre di Atene).
Uno screening simile era stato realizzato il mese scorso dal giornale norvegese Aftenposten, scoprendo varie centrali di ascolto clandestine ad Oslo. Certo, che i servizi ellenici – e quelli di numerosi paesi stranieri – monitorino costantemente l’attività dei dirigenti politici del paese era lecito sospettarlo, ma la conferma “empirica” certamente getta un’ombra ancora più scura sulla situazione. La procura di Atene ha preso per ora in considerazione l’inchiesta di Ta Nea, aprendo una inchiesta ufficiale per “violazione della privacy” e “danneggiamento a terzi”.
In base all’ultimo sondaggio pubblicato in Grecia – condotto dalla società Gpo per conto della televisione privata Megatv – si conferma che Syriza è in testa alle intenzioni di voto ma solo con il 30,4% delle preferenze contro il 26,4% di Nea Dimokratia. Al terzo posto, con il 5,2% si piazzano il partito nazista Chrysi Avgi (Alba Dorata) e la nuova formazione politica centrista To Potami (il Fiume). Seguono il Pasok (socialista) con il 5,1%, il partito Comunista di Grecia (Kke) con il 4,8%, i Greci Indipendenti (Anel, destra antiausterity) con il 3%. Sotto la soglia minima del 3% per ottenere una rappresentanza in Parlamento sia il Movimento dei Socialisti Democratici (Kidiso) di Giorgos Papandreou, con il 2,5%, sia i socialdemocratici di Dimar con una quota ancora inferiore. Ma la percentuale degli indecisi rimarrebbe comunque ancora alta, nonostante al voto manchino solo cinque giorni: 19%.
Il divario tra i due partiti risulta ancor più grande (6,5%) in base ad un altro sondaggio condotto dall’Università di Macedonia, per conto della tv privata Skai. In base ai risultati di questa ricerca, Syriza otterrebbe il 33,5% delle preferenze contro il 27,0% di Nea Dimokratia.
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