Menu

Grecia. La destra punta sulla paura e corteggia indecisi e fascisti

Non ci sta proprio Nuova Democrazia a perdere lo scettro del comando e i toni della campagna elettorale greca, man mano che la data del voto si avvicinava e i sondaggi confermavano il primato di Syriza, si sono infiammati. Con chiari riferimenti da parte dei leader del centrodestra a vecchie ferite mai chiuse del tutto, come quelle risalenti alla guerra civile del 1946-49, o all’epoca della dittatura militare fascista degli anni ’70.

Il messaggio che Samaras e la classe dirigente di Nea Dimokratia hanno voluto mandare al popolo greco è stato duplice. Da una parte la promessa che, dopo aver applicato senza colpo ferire una cura da cavallo a suon di tagli, licenziamenti, privatizzazioni e quant’altro, se il centrodestra vincerà invertirà la tendenza (“domenica vinceremo, chiuderemo il memorandum con la Troika e la Grecia potrà davvero voltar pagina” ha sentenziato il premier nel suo ultimo comizio).
Dall’altra toni allarmistici nei confronti di un “pericolo rosso” che, sinceramente, associato alla sempre più moderata e rassicurante Syriza ha fatto poca breccia nell’elettorato.
Ha iniziato il ministro della Sanità, Makis Voridis, tuonando nel corso di un comizio che “Non è pos­si­bile che il comu­ni­smo ritorni in que­sto paese. Non per­met­te­remo che pren­dano il potere quelli che i nostri padri e i nostri nonni hanno scon­fitto con le armi».
Seguito da Ado­nis Geor­gia­dis, ora pre­si­dente del gruppo par­la­men­tare di Nuova Democrazia e predecessore di Voridis ad uno dei dicasteri che più ha tagliato negli ultimi anni, condannando centinaia di migliaia di greci a non potersi permettere cure mediche sufficienti e adeguate. «I rossi non andranno al governo mai, mai, mai, mai! Non lo per­met­te­remo mai» ha urlato nel corso di un suo intervento.
Nella propaganda di Nea Dimokratia, sempre più becera man mano che la sconfitta diventava probabile, si è cominciato esplicitamente a parlare del pericolo che la Grecia, se vincono “i rossi”, diventi come Cuba o addirittura la Corea del Nord.
“Se vincono accentreranno tutto il potere sotto il cappello di un premier come nella Corea del Nord. Vogliono farsi un loro esercito, uccideranno l’economia e metteranno le mani nei conti correnti dei cittadini – ha detto Samaras nel corso di un comizio a Patrasso, terza città del paese – Promettono un taglio del debito che sanno di non poter ottenere”.
Meno azzeccato è stato invece lo spot del partito di governo che mostra una situazione catastrofica in caso di vittoria di Syriza: negozi chiusi, strade deserte, gente indigente e sofferente. In molti hanno notato che più o meno è la situazione di adesso, e che al governo negli ultimi anni non ci sono stati certo i “rossi”.
Chi può credere a una propaganda così bieca? Forse non il più avvertito elettorato urbano, ma esiste una ‘Grecia profonda”, sensibile a certi richiami e a certi argomenti, sulla quale il bieco messaggio può far presa. A parte la necessità di sobillare le paure di un popolo greco che, messo male, teme che il cambiamento peggiori e non migliori la situazione, nel partito di Samaras esistono settori apertamente di destra ereditati dal regime dei colonnelli e caratterizzati da una cultura reazionaria, nazionalista e fortemente anticomunista. Settori che hanno trovato uno spazio discreto nella propaganda ufficiale del partito sulla base della necessità di attrarre il voto dell’elettorato che negli ultimi anni si è diviso tra i reazionari ortodossi di Laos e i neonazisti di Chrysi Avghì. Cooptando e assimilando in parte il linguaggio e il messaggio dell’estrema destra dura e pura – data in discreta discesa dai sondaggi – Nea Dimokratia spera di attirarne quanti più elettori possibile in nome dell’argine da garantire contro l’avanzata delle odiate sinistre.
“Non disperdete la vostra scheda sui piccoli partiti: l’unico modo per evitare che Atene precipiti nel caos è dare la preferenza a Nea Demokratia” ha detto Samaras facendo appello al ‘voto utile’.
D’altronde molti degli uomini di Samaras – il già citato Voridis, ex picchiatore e poi dirigente del Laos, oppure Fai­los Kra­ni­dio­tis – non nascondono né un’identità politica oltranzista né legami forti e diretti con le organizzazioni fasciste vecchie e nuove. Ricorda Dimitri Deliolanes in un articolo pubblicato su Il Manifesto che dal Laos pro­viene anche Ado­nis, edi­tore di un libello anti­se­mita di Kostas Ple­vris, “il fami­ge­rato uomo dei colon­nelli in Ita­lia, in rap­porti con Ordine Nuovo all’epoca dello stra­gi­smo. Ma anche il figlio di Pl­vris, Tha­nos, è ora can­di­dato di Nuova Demo­cra­zia e loda aper­ta­mente il regime dit­ta­to­riale di Ioan­nis Metaxas”.

(Nella foto Makis Voridis immortalato negli anni ’80 armato di un’ascia durante un’azione squadrista alla quale partecipava)

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *