Ieri, nel corso di un intervento televisivo, il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha denunciato l’implicazione del governo degli Stati Uniti in un piano golpista che sarebbe dovuto scattare proprio in queste ore e che invece sarebbe stato bloccato in tempo.
“Cercavano di utilizzare un gruppo di ufficiali dell’aviazione militare per provocare un colpo di stato violento” ha spiegato Maduro, secondo il quale “il gruppo di ufficiali è stato finanziato da Miami e aveva in programma di realizzare un video tra il 12 e il 13 febbraio in occasione della Giornata della Gioventù, far alzare in volo un aereo Tucano e con questo attaccare il Palacio de Miraflores (sede della presidenza, ndr) o qualsiasi altro luogo dove avrei partecipato a una delle manifestazioni previste”. L’ordine di inizio del piano golpista sarebbe dovuto scattare contemporaneamente alla diffusione attraverso alcuni organi di stampa di un programma di governo alternativo per conto di un cosiddetto “governo di transizione”, cioè golpista. Secondo le informazioni diffuse da Maduro alcuni degli ufficiali e dei militari coinvolti nel tentativo di putch sarebbero stati arrestati giovedì notte – tra questi il generale di divisione Maximiliano Hernández – mentre altri sono stati colpiti da ordini di cattura.
“Voglio ringraziare i giovani ufficiali e gli organi di intelligence grazie ai quali siamo riusciti a ventare l’ennesimo tentativo golpista nel nostro paese” ha poi affermato il Presidente, il quale ha assicurato che “i gruppi fascisti che ordiscono piani golpisti contro la Rivoluzione Bolivariana saranno sconfitti dalla coscienza e dalla mobilitazione popolare della nostra gente”.
Prima del suo intervento, il presidente dell’Assemblea Nazionale del Venezuela, Diosdado Cabello, aveva informato che i corpi di sicurezza avevano arrestato un individuo che aveva in programma di realizzare un piano di destabilizzazione contro il governo presieduto da Maduro. L’uomo, Álvaro Jesús Carmona Rodríguez, progettava di attentare alla vita del presidente nel corso di una manifestazione pubblica nella città di Valencia, nello Stato del Carabobo.
Il video da diffondere sulle reti sociali e in tv avrebbe dovuto essere registrato dal generale Oswaldo Hernández, già rinchiuso nel carcere di La Pica e secondo le informazioni diffuse da Caracas i golpisti avevano in programma di occupare la sede di Telesur e del Ministero della Difesa, il Consiglio Elettorale Centrale e la sede dei servizi segreti militari, tra le altre cose. Tra gli esponenti politici coinvolti, secondo l’accusa, anche il deputato del partito di destra Primero Justicia, Julio Borges, e l’imprenditore Parsifal D’Sola.
Secondo il vicepresidente del Psuv, Diosdado Cabello, il governatore dell’area metropolitana di Caracas e Borges avevano ordinato l’assassinio del dirigente dell’opposizione Leopoldo Lopez, con l’obiettivo di far ricadere la colpa sul governo e creare una situazione di caos all’interno del quale intervenire con il piano golpista.
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