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Madrid: fuori legge gli internazionalisti baschi di Askapena

Nuovo colpo dello Stato Spagnolo e dei suoi apparati repressivi contro la sinistra basca. Nel mirino questa volta è finita Askapena, l’organizzazione dedita alla solidarietà internazionalista e all’interno della quale tradizionalmente lavorano alcuni dei settori più coerenti e radicali della Izquierda Abertzale basca.

Sabato, nel corso di una conferenza stampa, un centinaio di attivisti e attiviste hanno espresso fisicamente la propria solidarietà nei confronti di cinque dirigenti di Askapena, arrestati nel 2010 dopo una retata della polizia e per i quali la Procura generale dello Stato spagnolo chiede sei anni di carcere accusandoli di fatto di lavorare per conto dell’ETA. Nel corso del loro intervento a Donostia i cinque attivisti – Walter Wendelin, Gabi Basañez, David Soto, Aritz Ganboa e Unai Vázquez – hanno respinto l’ennesimo tentativo di criminalizzare le organizzazioni della sinistra popolare basca ed hanno riaffermato il proprio impegno al fianco dei popoli in lotta. La questione è seria, perché la Procura non solo pretende la condanna dei cinque dirigenti internazionalisti, ma anche la messa fuori legge della loro organizzazione – Askapena – e di altri collettivi legati alla solidarietà con le lotte dei popoli come Askapeña (organizzazione popolare attiva nella festa estiva di Bilbao), Elkar Truke (coordinamento per il commercio equo e solidale) ed Herriak Aske. Realtà che in alcuni casi da decenni, in altri da pochi anni, coordinano e stimolano la solidarietà della sinistra basca con le lotte del popolo curdo o palestinese, con la resistenza di Cuba, con le rivoluzioni democratiche e socialiste del Venezuela o della Bolivia, in alcuni casi con il Donbass antifascista.
In particolare Askapena (“Liberazione”) è nata nel 1987 con l’obiettivo di lavorare nella solidarietà su un doppio binario: organizzare quella della sinistra basca nei confronti delle lotte di liberazione sparse nel pianeta e stimolare e coordinare la solidarietà internazionalista nei confronti del movimento basco. Sulla base del ragionamento, ribadito durante la conferenza stampa di sabato, che “non è possibile una liberazione del nostro popolo senza una lavoro di solidarietà con i popoli in lotta contro l’imperialismo. I popoli hanno bisogno di collaborazione e tenerezza reciproca: la solidarietà ha due direzioni”.
Negli ultimi anni Askapena è stata anche il punto di riferimento dei comitati di solidarietà con la lotta del popolo basco nati in diversi paesi europei, Italia compresa.

“E’ inammissibile. Risulta evidente a tutti che lo Stato Spagnolo continua a perseguire un’offensiva contro il nostro popolo (…) contro coloro che difendono un progetto internazionalista per il nostro popolo” hanno affermato a Donosti i dirigenti finiti nel mirino della magistratura. A far loro compagnia ci sono anche alcuni attivisti e attiviste dell’organizzazione giovanile Ernai, di cui i media spagnoli più reazionari chiedono la testa denunciando fantasmagoriche attività illecite.
Un segnale, l’ennesimo, che la sinistra basca non dovrebbe sottovalutare, a riprova che gli apparati di Madrid non hanno nessuna intenzione di rinunciare all’annichilimento del movimento popolare basco nonostante la tregua definitiva di Eta, l’accettazione da parte di Sortu di una legalità che Herri Batasuna e Batasuna hanno a lungo contrastato. In molti, nella sinistra basca, si chiedono come sia possibile pensare di voler fare la pace a tutti i costi con una controparte che continua a fare la guerra e che senso abbia continuare ad assicurare un basso livello di conflittualità politica e sociale in un clima di crisi economica nera e di delegittimazione crescente del quadro istituzionale scaturito dall’autoriforma del franchismo.
Tornando alla vicenda specifica, le realtà di cui la Procura chiede la messa fuori legge hanno annunciato una serie di manifestazioni e mobilitazioni di protesta per i prossimi giorni e le prossime settimane. “Non ammettiamo che qualcuno frapponga dei limiti alla nostra militanza politica – hanno affermato Wendelin, Basañez, Soto, Ganboa e Vázquez – Come parte del movimento popolare quali siamo, e come membri della sinistra indipendentista basca, continueremo ad essere uno strumento per bloccare la strategia dello Stato”.

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