Un anno e quattro mesi dopo la presentazione pubblica dei principi e dei valori fondativi del nuovo partito della sinistra basca da parte di due suoi dirigenti davanti a una folla accalcata nel Palazzo Euskalduna di Bilbao, finalmente ieri è arrivato il riconoscimento da parte del Tribunale Costituzionale spagnolo del diritti di Sortu ad essere legalmente iscritta nel ‘registro dei partiti politici’.
Al termine di una lunghissima camera di consiglio, sei degli otto magistrati che compongono il Tribunale Costituzionale di Madrid hanno deciso di accettare il ricorso presentato da Sortu e di dichiarare quindi che il Tribunale Supremo aveva ”violato i diritti di associazione dei ricorrenti sul versante della libertà di creazione di un partito politico”. In questo modo i giudici hanno dichiarato nulla la sentenza del Tribunale Supremo che non aveva ammesso la legalità di Sortu considerandolo “in continuità o in successione rispetto al disciolto e dichiarato illegale Batasuna”. A favore del ritorno alla legalità della sinistra indipendentista basca avrebbero votato tutti i componenti ascrivibili alla componente che fa riferimento al Partito Socialista.
La nota emessa da parte del tribunale segnala che si riconosce a “Sortu il diritto a iscriversi nel registro dei partiti politici, nei termini previsti dal principio giuridico numero 16”. Il problema è che finché la sentenza non sarà resa pubblica non è dato sapere quali siano questi termini. Ma è probabile che si riferiscano al fatto che l’iscrizione al registro dei partiti politici sarà considerata effettiva solo nel caso in cui il partito rispetti tutti i requisiti legali stabiliti dalla Legge sui Partiti Politici, cioè la legge varata all’inizio del decennio scorso da socialisti e popolari proprio per mettere fuori legge la sinistra basca.
Dopo un lungo dibattito in seno alla ‘izquierda patriotica’, Sortu fu fondato e presentato pubblicamente all’inizio del 2011, nel rispetto di tutti i requisiti legali richiesti da un sistema legale varato ad hoc per impedire a Batasuna di partecipare alla vita politica. Scelta storica che fu seguita il 20 ottobre dello stesso anno da una dichiarazione di cessate il fuoco permanente e definitiva da parte dell’organizzazione armata ETA: Al centro dello statuto del nuovo partito il rigetto di ogni forma di violenza come metodo di risoluzione delle controversie politiche. Il che non impedì alla magistratura spagnola di proibire Sortu, ritenuta comunque espressione del ‘terrorismo’, e di cercare di escludere la coalizione elettorale Bildu – formata con altre correnti nazionaliste e di sinistra – dalle scorse elezioni.
La notizia filtrata ieri pomeriggio attraverso le indiscrezioni di alcuni media qualche ora prima che il Tribunale Costituzionale si pronunciasse ufficialmente, è stata accolta con entusiasmo nei Paesi Baschi. L’ottima notizia segue di due giorni l’assoluzione di alcuni candidati di due liste elettorali – D3M e Askatasuna – accusati di terrorismo. In quel caso il tribunale speciale di Madrid, l’Audiencia Nacional, ha affermato che presentarsi in una lista elettorale riconducibile alla sinistra patriottica non è automaticamente equiparabile ad una partecipazione alla cosiddetta ‘rete dell’ETA’ come finora sempre affermato dalla magistratura e dalla politica ‘mainstream’ di Madrid. Teorema che ha portato negli ultimi dieci anni a centinaia di arresti e condanne di militanti e dirigenti politici, attivisti sindacali e sociali, ecologisti, giornalisti, intellettuali, giovani.
Il governo di destra spagnolo non ha accolto benissimo la storica sentenza di ieri del Tribunale Costituzionale. Il Ministro della Giustizia Alberto Ruiz-Gallardón, oltre a mostrare ‘disaccordo’ con la decisione, ha annunciato di sapere quali sono i limiti fissati dalla corte per la partecipazione di Sortu alla vita politica legale. Nelle mani del governo e degli apparati repressivi spagnoli rimangono tutta una serie di norme che permetterebbero di scavalcare la legalizzazione di Sortu attraverso varie misure che si basano sulla cosiddetta ‘contaminazione’. La Legge dei Partiti infatti prevede che la presenza in una lista elettorale di esponenti che abbiano partecipato in qualsiasi modo all’attività dei partiti politici della sinistra indipendentista dalla fine del franchismo in poi possa portare alla proibizione dell’intera candidatura. Un principio ampiamente usato per cancellare dalle elezioni in questi anni le varie coalizioni o liste civiche presentate con l’intento di rappresentare un pezzo della società basca che negli ultimi sondaggi si avvicina al 30% e che potrebbe giungere in testa alle prossime elezioni autonomiche. Così come l’inabilitazione di sindaci o assessori o consiglieri comunali e regionali che nella propria attività politica o attraverso dichiarazioni pubbliche si rendano responsabili di ‘incitamento al terrorismo’ o ‘alla violenza’. “Crimine” assai facile da commettere in un paese in cui mostrare le foto dei propri cari in galera per motivi politici è considerato un reato…
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