L’obiettivo dichiarato è “cancellare le ingiustizie nella proprietà della terra conseguenza di 300 anni di colonialismo e di apartheid”, ma alcuni commentatori più maliziosi affermano che il progetto di riforma agraria presentata al parlamento sudafricano dal capo dello Stato Jacob Zuma (Anc) miri soprattutto a tagliare l’erba sotto i piedi ai populisti di sinistra di Julius Malema, ex dirigente della gioventù dell’African National Congress poi buttato fuori per le sue roventi critiche nei confronti dell’immobilismo e della corruzione del partito che fu di Nelson Mandela.
Il governo prova a usare gli stessi argomenti dell’opposizione di sinistra, a cominciare dal divieto di acquisto di terre da parte degli stranieri e dal diritto di riscatto per i neri che furono costretti a cederle negli anni del segregazionismo, dal 1913 in poi.
La linee guida della riforma sono state presentate da Zuma giovedì sera, nel tradizionale discorso sullo “stato dell’unione”. Tra i punti più rilevanti figurano un limite massimo di 12.000 ettari per i proprietari e l’impegno a ridistribuire ai contadini le superfici in eccesso. Quanto agli stranieri, se la legge sarà approvata dovranno accontentarsi di prendere in affitto gli appezzamenti per un periodo massimo di 50 anni e non potranno entrarne in possesso.
In Sudafrica la riforma agraria è in agenda dalla fine del regime di apartheid, nell’ormai lontano 1994. Nonostante le promesse, però, i successivi governi dell’African National Congress (Anc) non sono riusciti – o non hanno voluto – a incidere granché: ancora oggi i discendenti dei coloni bianchi detengono circa l’80% delle terre. E il resto sta finendo nelle mani di alcuni possidenti neri ma altrettanto ricchi e poco avvezzi alla redistribuzione delle terre.
Si capisce allora che partiti di opposizione come gli Economic Freedom Fighters (Eff) di Malema abbiano fatto delle rivendicazioni dei contadini un cavallo di battaglia. Tra un anno in Sudafrica si terranno le elezioni amministrative e la lotta politica è destinata a intensificarsi. Lo hanno confermato giovedì sera i boicottaggi e le risse scatenate dai deputati delle principali forze di opposizione: se i liberali di Democratic Alliance hanno scelto di abbandonare i banchi e di sfilare vestiti di nero in segno di lutto, i deputati di sinistra degli Eff – rigorosamente vestiti di rosso – sono stati espulsi a forza dopo aver energicamente rinfacciato a Zuma i sette milioni di euro di fondi pubblici che avrebbe utilizzato per ampliare la sua villa di famiglia a Nkandla.
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