Sarebbero in totale tra i 350 e i 400 i cristiani assiri rapiti negli ultimi tre giorni dalle bande dello Stato Islamico nella regione curdo-siriana di Hasakah, nel cantone di Cizre/Jazira (curdo/turco), almeno stando alle informazioni diffuse dall’archimandrita Emanuel Youkhana. I cristiani, fra cui donne, bambine e anziani, sono stati rapiti in diversi villaggi situati nei pressi di Tal Tamer, nel Nord-Est della Siria, e sarebbero stati portati in zone controllate dai jihadisti. Secondo Youkhana, sarebbero già 15 i cristiani uccisi tra quelli rapiti. “Molti di loro – afferma l’archimandrita – stavano difendendo i loro villaggi e le loro famiglie”. Quasi tutti gli ostaggi sarebbero tenuti prigionieri nel villaggio sunnita di Um Al-Masamier o nella città di al-Shahadi, controllata dalle bande di Al Baghdadi.
L’offensiva jihadista è scattata durante la notte tra domenica e lunedì scorsi contro i villaggi assiri disseminati lungo le sponde del fiume Khabur. Alle 4 del mattino molte centinaia di miliziani dell’Is hanno lanciato l’offensiva su un fronte largo 40 km, hanno ucciso alcune guardie assire che difendevano i villaggi e hanno incendiato scuole, case e chiese.
Ha raccontato all’agenzia vaticana Fides l’arcivescovo Jacques Behnan Hindo, ordinario dell’arcieparchia siro-cattolica di Hassaké-Nisibi: “I jihadisti hanno preso il pieno controllo dei villaggi sulla sponda occidentale del Khabur, mentre ieri pomeriggio (24 febbraio ndr) tutti gli abitanti dei 22 villaggi disseminati lungo la sponda orientale sono stati evacuati e più di mille famiglie cristiane assire e caldee sono fuggite verso i centri maggiori di Hassakè, Qamishli, Dirbesiye e Ras al-Ayn (vicino a Kobane)”. Tra le vittime dell’offensiva si contano alcuni combattenti arruolati nel Consiglio Militare Siriaco schieratosi con i battaglioni delle Unità di Difesa Popolare del Kurdistan contro i miliziani dell’Is.
L’arcivescovo siro-cattolico denuncia che i jihadisti hanno lanciato l’offensiva nella regione del Khabur per trovare nuovi spazi e vie di fuga, compensando così le sconfitte e le perdite di territorio da loro registrate a Kobane e intorno alla roccaforte di Raqqa. Secondo Mons. Hindo, anche le contromosse prospettate da alcuni Paesi stranieri davanti alle recenti strategie militari dello Stato Islamico confermano le gravi responsabilità dell’Occidente nello scatenamento dei conflitti che stanno dilaniando il Medio Oriente. “Con le loro politiche sciagurate soprattutto francesi e statunitensi, con i loro alleati regionali, hanno favorito di fatto l’escalation del Daesh (acronimo arabo con cui si indica lo Stato Islamico). Adesso perseverano nell’errore, commettono sbagli strategici grotteschi come l’annuncio sui media della ‘campagna di primavera’ per liberare Mosul e si ostinano a interferire con interventi irrilevanti, invece di riconoscere che proprio il sostegno da loro garantito ai gruppi jihadisti ci ha portato a questo caos e ha distrutto la Siria, facendoci regredire di 200 anni”.
Intanto continua l’avanzata delle milizie curde in altri settori del Rojava (il Kurdistan siriano), dove pian piano stanno rientrando migliaia di sfollati che si erano rifugiati in Turchia. Ad est, anche grazie alla copertura aerea dell’aviazione della ‘coalizione internazionale’, le Unità di Difesa del Popolo sono avanzate fino a 15 chilometri dalla città frontaliera di Tell Abyad (GireSipi in curdo). Ad ovest i miliziani dell’ISIS sarebbero invece stati respinti fino alla riva sinistra dell’Eufrate.
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