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Stati Uniti. “Selma è ora”: poliziotto uccide giovane nero disarmato

La polizia statunitense non ha proprio voluto mancare all’appuntamento con la commemorazione della marcia che il 7 marzo del 1965 vide centinaia di neri che marciavano da Selma a Montgomery per il diritto di voto ed altri diritti civili attaccati selvaggiamente con manganelli e gas lacrimogeni. 

Proprio mentre in Alabama il primo presidente nero degli Stati Uniti, alcuni attivisti dei diritti civili legati al Partito Democratico (‘negri da cortile’ li avrebbe definiti Malcolm X), alcuni reduci del movimento contro la segregazione razziale degli anni ’60 e qualche star della musica e dello spettacolo ricordavano il Bloody Sunday, in Wisconsin un poliziotto – intervenuto per ‘sedare una lite’ – ha sparato ad un ragazzo nero di soli 19 anni, morto poco dopo a causa delle gravi ferite riportate.
Quando si è diffusa la notizia centinaia di persone sono scese in strada a Madison per protestare contro la brutalità a senso unico della polizia, proprio mentre il capo del locale dipartimento di sicurezza era costretto ad ammettere che il giovane Anthony Robinson al momento della ‘collutazione’ con l’agente era disarmato. Il sindaco di Madison, Paul Soglin, ha parlato di “indescrivibile tragedia” e ha promesso un’inchiesta approfondita. Ma il copione, nonostante le promesse e le rassicurazioni del Ministro federale della Giustizia, sembra già scritto: le inchieste non ottengono risultati, spesso non partono affatto, e i poliziotti dal grilletto facile nove volte su dieci non solo non vengono condannati ma riescono ad evitare del tutto i processi.
“Selma non riguarda il passato, Selma è ora” ha affermato Barack Obama in un’intervista poco prima di marciare insieme ad alcune migliaia di persone – e a George Bush (!) – sul ponte di Selma intitolato al generale confederato e leader del Ku Klux Klan, Edmund Petrus. “Parole sante” quelle del presidente nero alle quali però non fanno seguito mai fatti concreti. Qualche dichiarazione alla tv o le sfilate simboliche a beneficio di telecamera non cambieranno certo una situazione nella quale il trattamento delle comunità nere e delle altre minoranze da parte delle istituzioni e delle forze di polizia del paese continuano a peggiorare. Mentre è ancora aperta la ferita di Ferguson, la scorsa settimana Char­ley Leun­deu Keu­nang, detto «Africa», è stato ucciso dalla polizia di Los Angeles aggiungendosi così a Trayv­von Mar­tin, Eric Gar­ner, John Cra­w­ford, Tamir Rice e tantissimi altri ancora. 

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