Continua ad essere particolarmente movimentata la situazione in Turchia. Ieri ad Istanbul due militanti del Fronte Rivoluzionario di Liberazione del Popolo avevano preso in ostaggio un magistrato, accusato di aver insabbiato le indagini sull’omicidio da parte della polizia del quattordicenne Berkin Elvan. In cambio della liberazione del procuratore il Dhkpc chiedeva la punizione del poliziotto responsabile del delitto e la liberazione di tutti i manifestanti arrestati nel corso delle manifestazioni di solidarietà con l’adolescente colpito alla testa dalla spoletta di gas lacrimogeno. Una contropartita che, era evidente, l’esecutivo islamista di Ankara non era affatto disponibile a concedere.
In serata, dopo quello che è stato definito dalle autorità il ‘fallimento delle trattative’ con i membri dell’organizzazione comunista, le teste di cuoio hanno fatto irruzione al sesto piano del palazzo di giustizia uccidendo i due sequestratori e ferendo gravemente anche il giudice – raggiunto da ben cinque colpi, di cui tre alla testa – che è morto poco dopo mentre i medici lo operavano. Stando alle informazioni filtrate dalla stampa turca, gli agenti avrebbero potuto catturare vivi i due sequestratori ma avrebbe preferito giustiziarli, ed anche i proiettili che hanno colpito il giudice provenivano dalle armi delle teste di cuoio.
Nella serata di ieri il presidente Recep Tayyip Erdogan ha elogiato il comportamento delle forze dell’ordine e ha difeso la decisione di lanciare il blitz finito nel sangue.
Dopo il quale la polizia ha attaccato giornalisti e attivisti di sinistra che già dal pomeriggio di ieri si erano radunati nei pressi del tribunale di Caglayan. Numerose le cariche e i lacrimogeni sparati; quattro avvocati – Günay Dağ, Süleyman Gökten, Çiğdem Akbulut e Görgün Danacı – una giornalista – Ece Aydın – e numerosi manifestanti sono stati arrestati.
Durante la notte in due quartieri di Istanbul dove forte è il radicamento delle organizzazioni della sinistra rivoluzionaria, centinaia di manifestanti si sono scontrati con le forze di sicurezza. La polizia ha usato i lacrimogeni per disperdere i manifestanti a Okmeydani, il quartiere in cui viveva Berkin Elvan, e anche nel distretto di Gazi le forze dell’ordine hanno utilizzato i blindati e i cannoni ad acqua per disperdere i manifestanti che tentavano di raggiungere un commissariato. Nel corso delle proteste nei due quartieri si sono visti in strada alcuni militanti del Dhkpc armati e con il volto coperto, ai quali si sono aggiunti anche alcuni militanti dell’organizzazione maoista MKP e di quella curda YDG-H.
Scontri anche in alcune zone di Ankara dove la polizia ha attaccato i manifestanti che celebravano i due militanti uccisi a Istanbul.
L’attesa ondata repressiva del governo contro le forze di sinistra non si è fatta attendere. Questa mattina le forze di sicurezza turche hanno condotto una vasta operazione nei confronti delle organizzazioni dell’estrema sinistra turca accusate di collaborare o di essere contigue al Fronte Rivoluzionario.
Stando ai media turchi finora sono 22 i militanti della sinistra antagonista arrestati nella città di Antalya; l’antiterrorismo li accusa di preparare un blitz simile a quello andato in scena ad Istanbul contro obiettivi del governo turco. Altri dieci arresti sono stati effettuati sempre questa mattina nelle città di Smirne ed Eskisehir.
Ma anche un altro episodio ha tenuto questa mattina il paese con il fiato sospeso. Infatti un uomo – in precedenza i media avevano parlato di due, forse armati – ha fatto irruzione nella sede dell’Akp di Kartal, sulla sponda asiatica di Istanbul, rompendo una finestra ed esponendo una bandiera turca sulla quale era stata aggiunta una spada (simbolo finora mai utilizzato da nessun gruppo politico ma probabilmente legato a qualche corrente estremista islamica o nazionalista) dalla sede del partito governativo. Non è chiaro al momento nè l’obiettivo né la paternità dell’azione contro la forza politica di governo, anche se dalla finestra l’uomo ha per un attimo arringato la piccola folla che si era radunata sotto l’edificio, tenuta a distanza di sicurezza dagli agenti. Secondo il presidente Erdogan si sarebbe trattato di “un tentativo di minare il processo di pace con i militanti curdi”.
Sul posto sono immediatamente arrivate ingenti forze di polizia che hanno isolato l’edificio. Poco dopo le forze speciali sono entrate nella sede ed hanno arrestato i due uomini.
Inoltre sempre oggi un aereo di linea della Turkish Airlines partito da Istanbul e diretto a Lisbona è stato fatto rientrare all’aeroporto di partenza a causa di un allarme bomba. Il velivolo è atterrato all’aeroporto Kemal Ataturk tra strette misure di sicurezza. L’allerta è scattato dopo che a bordo è stata trovata una borsa apparentemente riconosciuta da nessun passeggero.
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