La tensione tra Argentina e Gran Bretagna – che nel 1982 hanno combattuto una breve ma sanguinosa guerra per il controllo delle isole dell’Atlantico Meridionale – era già alta ma una recente rivelazione rischia di portare i due paesi verso uno scontro frontale ancora più irriducibile.
La notizia è che tra il 2006 e il 2011 l’intelligence di Londra ha spiato costantemente dirigenti militari di Buenos Aires e importanti politici argentini nell’ambito di un piano denominato “Operazione Quito”, diretto a “sostenere gli obiettivi del ministero degli Esteri relazionati con l’Argentina e le isole Malvinas”.
A documentare lo spionaggio britannico ai danni di Buenos Aires sono stati alcuni dossier classificati diffusi dall’ex analista delle agenzie di intelligence degli Stati Uniti Edward Snowden, il cui contenuto è stato diffuso dall’emittente tv locale Tn. Documenti di cui naturalmente Buenos Aires ha chiesto conto a Londra, senza finora ottenere alcuna risposta. Per questo, il governo di Cristina Fernández de Kirchner ha convocato l’ambasciatore britannico esigendo spiegazioni “di fronte al silenzio dell’esecutivo inglese”. Il vice ministro degli Esteri argentino, Eduardo Zuain “ha fatto presente al rappresentante britannico che azioni di questo tipo violano il diritto alla privacy come stabilito nelle risoluzioni 68/167 y 69/166 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite”.
La cancelleria argentina ha inoltre annunciato “una denuncia penale contro aziende che portano avanti attività di esplorazione di idrocarburi nella piattaforma continentale argentina” che secondo Buenos Aires – ma non secondo Londra – comprende anche l’arcipelago delle Malvinas. Il governo argentino ha affermato di aver intrapreso un’azione legale in un tribunale locale contro tre società britanniche e due statunitensi per aver “svolto attività di esplorazione per i combustibili fossili sulla piattaforma continentale argentina senza aver ottenuto la relativa autorizzazione” da parte delle autorità di Buenos Aires.
Le società denunciate sono le imprese britanniche: Rockhopper Exploration, Premier Oil e Falkland Oil and Gas Limited e le statunitensi: Noble Energy e Edison International. Per l’Argentina queste società avrebbero inviato un impianto di perforazione semisommergibile per la prospezione di petrolio in un bacino di 200 chilometri al largo della costa a nord delle isole; zona descritta da Buenos Aires come “aree soggette all’illegittima occupazione britannica”.
Un annuncio che segue quello fatto la settimana scorsa da Premier Oil e Falkland Oil and Gas che hanno riferito di aver scoperto un importante giacimento di idrocarburi nelle isole dell’Atlantico del Sud, il primo dopo nove mesi di perforazioni. Già nell’agosto del 2013 tre compagnie petrolifere britanniche avevano ricevuto il divieto di operare in Argentina per vent’anni, dopo essere state accusate da Buenos Aires di condurre attività “illegali e clandestine” nell’arcipelago.
A peggiorare la situazione nelle ultime settimane è arrivato l’annuncio da parte del governo della Gran Bretagna di voler rafforzare la sua presenza militare permanente sulle isole occupate in risposta a presunte “intimidazioni continue” da parte dell’Argentina. Ma per un errore di codifica, l’intero sistema di difesa delle Isole Falkland è finito nei giorni scorsi sul web. Il documento, che descrive l’esatta collocazione di campi di volo, coordinate Gps di caserme e depositi di munizioni – “praticamente un manuale per la perfetta invasione” – è stato pubblicato sul sito del ministero della Difesa britannico.
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