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Raul Castro. La visione di Cuba sulla Nuestra America, senza sconti per gli Usa

Riportiamo la seconda parte dell’intervento del Presidente cubano Raul Castro al vertice delle Americhe in corso a Panama. Ieri molti hanno sottolineato il fatto storico dell’incontro con Obama, il prinmo Presidente Usa a incontrarsi con un leader del governo rivoluzionario cubano. Ci sembra importante questa seconda parte dell’intervento di Raul Castro. Nella prima aveva elencato, senza sconti,  le conseguenze della politica aggressiva degli Usa contro Cuba nel corso di questi sessantasei anni, come a dire “non ci scordiamo di tutto quello che gli Stati Uniti hanno fatto contro quest’isola. Ma nella seconda parte dell’intervento, emerge la “visione” complessiva di Cuba sull’intero quadro delle relazioni interamericane, con la ovvia e particolare sottolineatura alla visione della Nuestra America pensata da Josè Martì. Una visione “alta” e interessante, che solo chi ha combattuto concretamente e in prima persona contro l’imperialismo puà esprimere senza ipocrisie.

Dall’intervento di Raul Castro al vertice delle Americhe (Panama)

(…) Le relazioni emisferiche, a mio parere, sono profondamente cambiate, soprattutto in campo politico, economico e culturale; e sono cambiate sulla base del diritto internazionale e l’esercizio di autodeterminazione e di uguaglianza sovrana, concentrandosi sullo sviluppo di legami reciprocamente vantaggiosi e la cooperazione per servire gli interessi di tutte le nostre nazioni e annunciare i propri obiettivi.

L’adozione, nel gennaio 2014, in occasione del secondo vertice del CELAC, a L’Avana, della Proclamazione dell’America Latina e dei Caraibi, come una zona di pace, è stato un importante contributo a questo scopo, caratterizzato da unità latinoamericana e caraibica nella sua diversità.

Lo dimostra il fatto che i processi si muovono verso l’integrazione genuinamente latinoamericana e caraibica attraverso CELAC, UNASUR, CARICOM, MERCOSUR, ALBA, SICA e l’Associazione degli Stati dei Caraibi, che sottolineano la crescente consapevolezza della necessità di insieme per assicurare il nostro sviluppo.

Questo annuncio ci impegna a far si che “le differenze tra le nazioni vengano risolte pacificamente, attraverso il dialogo e la negoziazione e altre forme di soluzione, e in piena conformità con il diritto internazionale”.

Vivere in pace, collaborando  per affrontare le sfide e risolvere i problemi, dopo tutto, ci riguardano e colpiscono tutti, oggi è indispensabile.

Deve essere rispettato, come dichiarato nella proclamazione dell’America Latina e dei Caraibi come zona di pace, firmato da tutti i capi di Stato e di governo della Nostra America, “il diritto inalienabile di ogni Stato a scegliere il suo sistema politico, economico, sociale e cultura, come condizione essenziale per assicurare la convivenza pacifica tra le nazioni.

Con esso, ci siamo impegnati a compiere il nostro “dovere di non intervenire direttamente o indirettamente, negli affari interni di un altro Stato e di rispettare i principi della sovranità nazionale, la parità di diritti e di autodeterminazione dei popoli” e di rispettare “i principi e le norme del diritto internazionale (…) e con i principi e le finalità della Carta delle Nazioni Unite. “

Tale documento storico esorta “tutti gli Stati membri della comunità internazionale di rispettare pienamente questa affermazione nelle sue relazioni con gli Stati membri CELAC”.

Abbiamo l’opportunità per tutti noi che siano qui, di imparare, come esprime anche il Proclama, “a praticare la tolleranza e vivere insieme in pace come buoni vicini”.

Esistono discrepanze sostanzial? Sì, ma esistono anche punti in comune su cui possiamo cooperare per consentire di vivere in questo mondo pieno di minacce per la pace e la sopravvivenza umana.

Che cosa impedisce a livello emisferico, come già affermato da alcuni dei presidenti che mi hanno preceduto, di usare la parola “cooperare” per affrontare il cambiamento climatico come è stato qui segnalato?

Perché non possiamo, come paesi delle due Americhe, Nord e Sud, lottare insieme contro il terrorismo, il traffico di droga e la criminalità organizzata, senza posizioni politicamente di parte?

Perché non possiamo cercare insieme le risorse per fornire alle scuole del nostro emisfero, ospedali – anche se non lussuosi, un piccolo ospedale modesto, in luoghi dove la gente muore perché non c’è nessun medico – oppure fornire occupazione, avanzando verso la l’eliminazione della povertà? 

Non si potrebbero ridurre le disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza, ridurre la mortalità infantile, eliminare la fame, debellare le malattie prevenibili ed eliminare l’analfabetismo?

L’anno scorso, abbiamo stabilito una cooperazione a livello emisfericoper la prevenzione di Ebola e i paesi delle Americhe stanno lavorando congiuntamente, un fatto che dovrebbe servire da stimolo a maggiori sforzi.

Cuba, piccola e priva di risorse naturali, che si è sviluppata in un paese ambiente estremamente ostil, è stata in grado di raggiungere la piena partecipazione dei cittadini alla vita politica e sociale della nazione; la copertura dell’educazione sanitariaè universale e gratuita; un sistema di sicurezza sociale che assicura che nessun cubano rimanga senza casa; significativi progressi verso la parità di opportunità e nell’affrontare ogni forma di discriminazione; il pieno esercizio dei diritti dei bambini e delle donne; accesso allo sport e alla cultura; il diritto alla vita e alla sicurezza pubblica.

Nonostante le carenze e le difficoltà, continuerà a condividere ciò che abbiamo. Attualmente 65.000 collaboratori cubani lavorano in 89 paesi, soprattutto nel campo della medicina e dell’istruzione. Si sono laureati presso la nostra isola 68.000 professionisti e tecnici, di cui 30 000 nella salute, provenienti da 157 paesi.

Se con risorse molto limitate, Cuba è stata questo, cosa potrebbe fare l’emisfero con la volontà politica di lavorare insieme per contribuire ai paesi più bisognosi?

Grazie a Fidel e al popolo cubano eroico, siamo arrivati ​​a questo vertice, per adempiere il mandato di Martí con la libertà  conquistata con le nostre mani, “orgogliosi della Nostra America, per servirla e onorarla, con la determinazione e la capacità di contribuire affinchè venga stimata per il suo merito e rispettata per i suoi sacrifici “, come ha detto Martí.

Signor Presidente: Spiacente, e tutti voi, per il tempo trascorso. Grazie mille a tutti

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