La Banca Centrale Europea – facendosi portavoce delle altre istituzioni che formano il cosiddetto ‘Brussels Group, l’ex troika – sabato scorso ha fatto sapere di non gradire affatto il progetto di legge presentato nei giorni scorsi dall’esecutivo ellenico che impedisce i pignoramenti e gli sfratti delle prime case in quanto supporrebbe un ‘rischio morale’ e minerebbe “la cultura della responsabilità di fronte a un debito”. “L’ampiezza dei criteri ai quali far riferimento per essere coperti dalla legge va assai al di là della protezione dei debitori vulnerabili o con bassi redditi il che può generare un rischio morale e condurre a bancarotte di tipo strategico, minando la cultura del pagamento dei debiti e quindi la possibilità di un aumento dei prestiti nel prossimo futuro” recita la Bce in un giudizio legale reso noto sabato scorso.
Il Ministero dell’Economia di Atene aveva sollecitato l’opinione giuridica della Bce sul progetto di legge antisfratti, uno dei provvedimenti promessi nel corso della campagna elettorale che a fine gennaio ha portato alla vittoria di Syriza e alla formazione del governo Tsipras. Il provvedimento impedisce l’esecuzione degli sfratti in caso di mancato pagamento di un mutuo per le prime case valutate al di sotto dei 300.000 euro i cui proprietari non godano di introiti annui superiori ai 50 mila euro. Inoltre la legge prevede che i proprietari, per essere coperti dalla legge presentata in parlamento, debbano possedere un patrimonio complessivo inferiore ai 500 mila euro. Si tratta di criteri assai più ampi rispetto a quelli previsti dalla legge che regola gli sgomberi già in vigore e che infatti ha consentito un’ondata di sfratti in questi anni in tutta la Grecia. Criteri che non piacciono però alla Banca Centrale Europea: “questo progetto di legge allarga significativamente i criteri per quanto riguarda il valore della proprietà protetta, il reddito annuale e la quantità di denaro depositata in un conto corrente bancaria” ha fatto notare, stizzita, l’istituzione finanziaria dell’Ue che considera la soluzione proposta dal governo greco non sostenibile tenendo conto anche dell’alto indice di non pagamento dei debiti nei confronti delle banche da parte dei greci. “E’ probabile che i criteri troppo larghi previsti dagli estensori della legge incentivino i debitori che non necessitano veramente della protezione contro gli sfratti a non rispettare i propri obblighi o a ridurli considerevolmente pur avendo le risorse economiche necessari” prevede la Bce. Il tasso di insolvenza dei greci ammontava al 34.2% del totale dei prestiti e dei mutui a fine 2014, anche più elevato di quello registrato nel dicembre del 2013, secondo i dati diffusi dalla Banca Centrale Greca. Circa il 28.1% dei prestiti emessi dalle banche greche – per un valore complessivo di circa 69 miliardi di euro – registrano un ritardo nel pagamento di più di 90 giorni. Segno che la situazione sta peggiorando e che non si assiste a nessuna inversione di tendenza.
La Bce può anche pensare che i greci stiano facendo i furbi e che pur avendo le risorse per pagare le rate si rifiutino di farlo sperando nell’indulgenza del nuovo governo. Ma basta farsi un giro per le strade di Atene e Salonicco per accorgersi che la povertà in Grecia è tornata in maniera prepotente, grazie anche alla cura imposta dalla troika che ha salvato le banche dei paesi creditori e affossato l’economia di un intero paese che vorrebbe oggi continuare a controllare fin nei minimi particolari.
Resta ora da capire se il governo ellenico proseguirà per la propria strada e insisterà sull’implementazione della nuova legge nonostante le ‘critiche’ della Bce alle quali potrebbero far seguito delle verie e proprie stroncature da parte degli altri organi del direttorio dell’Ue. Oppure se Tsipras e i suoi ministri modificheranno il testo per venire incontro ad alcune delle segnalazioni dell’Eurotower – alla quale del resto il Ministero dell’Economia ellenico ha chiesto un parere legale – deludendo però le aspettative dei settori popolari del proprio paese.
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