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L’Fmi non si fida della Grecia e minaccia il default

Continuiamo a guardare alla vicenda greca certi di trovare sempre sorprese. Di molte cose si può infatti accusare il governo Syriza, tranne che di essere noioso e prevedibile.

L’allarme arriva stavolta dal Fondo Monetario Internazionale, evidentemente stupito di non vedere sul tavolo del negoziato la resa completa, totale, incondizionata dei dirigenti di Atene. E unodei metodi consolidati di aumentare la pressione sui governi nazionali è da parechi anni quello di far filtrare informazioni “ai mercati”, di modo che i titoli di stato e lo spread sbiscano oscillazioni tempestose.

E’ bastato far girare la voce che il Fmi vede “difficile lo sblocco della trattativa” col governo greco per far schizzare lo spread (il raffronto con i rendimenti dei titoli tedeschi, da parecchi mesi addirittura negativi) oltre i 1100 punti. Praticamente significa che la Grecia non ha alcuna speranza di rifornirsi di nuova liquidità sui mercati, perché dovrebbe pagare rendimenti stratosferici, da suicidio.Per l’esattezza,  il direttore del dipartimento europeo del Fmi, Poul Thomsen, avrebbe spiegato ai vertci dell’istituto che il negoziato «non sta funzionando» e «non si intravede una conclusione».

Stesse conclusioni, con qualche estremismo in meno, anche da parte del commissario europeao Pierre Moscovici, secondo cui «Le discussioni con la Grecia proseguono con volontà costruttiva per rispettare la volontà del popolo greco e gli impegni assunti dal paese»,ma il lavoro da fare è «estremamente complicato».

E dire che proprio oggi il governo ha annunciato un risultato positivo (agli occhi dei creditori) come la riduzione del debito pubblico (una cosa che a Renzi neanche riesce, visto che proprio oggi il debito italiano ha stabilito un nuovo record); dai 321,5 miliardi di Samaras a dicembre ai 312,8 di febbraio (col governo Syriza appena insediato).

Quindi, perché far girare la voce che addirittura la Grecia starebbe preparando una bancarotta volontaria, un default non regolato? Il governo di Atene ha subito smentito, ma naturalmente “i mercati” restano sospettosissimi. 

Si conferma dunque l’idea che, anche senza perseguire volontariamente la rottura dell’Unione Europea (quindi anche l’uscita dalla moneta unica), basta un governo minimamente “non succube” della Troika per minacciare la stabilità dell’intero edificio. Non sarebbe del resto il primo caso nella storia in cui si vede all’opea la famosa “eterogenesi dei fini”.

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