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Ondata xenofoba in Sudafrica, quasi 80 migranti massacrati

Non si placano i pogrom contro i migranti in Sudafrica nonostante il governo abbia schierato i corpo speciali della polizia per tentare di bloccarli.
Una nuova furia xenofoba ha colpito la notte scorsa il Sud Africa dopo le violenze che nelle ultime tre settimane hanno provocato oltre 70 morti: gruppi violenti hanno assaltato e saccheggiato numerosi negozi gestiti da immigrati in diverse township intorno Johannesburg. La polizia nella sola giornata di ieri ha affermato di aver effettuato oltre 30 arresti mentre il presidente Jacob Zuma ha deciso di cancellare una visita di stato in Indonesia, dove doveva partecipare a una riunione di leader africani e asiatici, vista la gravità dell’ennesima ondata di violenza contro i lavoratori stranieri.

Ad Alexandra, un sobborgo a nord della città, la polizia ha usato proiettili di gomma per cercare di fermare la rivolta dopo che alcuni negozi sono stati saccheggiati e i dimostranti hanno bruciato pneumatici ed eretto barricate in strada. Nei giorni scorsi numerosi negozi e automobili di proprietà di immigrati sono stati incendiati nel centro di Johannesburg e attacchi nei sobborghi della città costiera di Durban hanno provocato la morte di sei persone. Da quando sono iniziati disordini, ci sono stati stati circa 112 arresti nella provincia di KwaZulu-Natal, che include anche Durban.

In questo clima di terrore diverse migliaia di stranieri, immigrati di altri Paesi africani e dal Subcontinente indiano, vittime di attacchi a colpi di machete o di bastone si sono dati alla fuga in preda al panico per cercare rifugio, in campi sportivi, edifici pubblici e stazioni di polizia. Intanto, i vicini stati dello Zimbabwe, Malawi e Mozambico hanno annunciato piani per far rientrare i loro cittadini.

Il presidente Zuma ha visitato un campo di immigrati nella zona di Chatsworth, a Durban, dove si sono verificate alcune delle violenze più gravi. “Questi attacchi – ha detto il leader dell’African National Congress – vanno contro tutto ciò in cui crediamo. La maggior parte dei sudafricani ama la tranquillità e le buone relazioni con i loro fratelli e sorelle del resto del continente”. «Nessuna quantità di frustrazione o di rabbia può giustificare attacchi contro cittadini stranieri e il saccheggio dei loro negozi» aveva detto Zuma in un messaggio rivolto alla nazione trasmesso giovedì scorso. Che però non ha sortito alcun effetto.

La xenofobia trova terreno fertile nelle masse disoccupate e povere della popolazione nera del Sudafrica. Molte persone ritengono che gli stranieri – arrivati da Paesi poverissimi dell’Africa e anche dall’Asia – tolgano loro il lavoro. E di certo non hanno aiutato le dichiarazioni del re degli Zulu, Goodwill Zwelithini, che a marzo disse che gli immigrati “dovrebbero prendere le loro borse e andarsene”. Sono spesso proprio esponenti della comunità zulu a guidare gli assalti razzisti contro i lavoratori migranti, come ha fatto notare il presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe (i cittadini del paese emigrati in Sudafrica sono circa 250 mila). «Vorrei esprimere il nostro shock e disgusto nell’esecrare gli incidenti accaduti a Durban dove cinque o sei persone sono state arse vive da membri della comunità Zulu» ha denunciato Mugabe nel corso di una cerimonia per il 35esimo anniversario dell’indipendenza dello Zimbabwe. «Tali atti non possono essere perdonati. Non devono mai più accadere in Sudafrica o in qualsiasi altro Paese del continente», ha aggiunto.
Nei giorni scorsi alcune migliaia di persone – poche, vista la gravità della situazione – hanno manifestato contro gli attacchi razzisti e omicidi, ma il governo dell’Anc e dei suoi alleati di sinistra non sembra in grado di gestire la situazione. D’altronde la frustrazione e la rabbia sulle quali attecchiscono le parole d’ordine razziste sono generate da una situazione sociale intollerabile, frutto del mancato coraggio da parte dell’Anc nel perseguire le riforme strutturali che aveva promesso all’epoca della lotta contro l’apartheid. Da ormai parecchi anni ormai la segregazione razziale è stata cancellata dai codici legislativi, ma la gran parte dei cittadini neri del paese vivono in condizioni intollerabili, mentre la nuova borghesia nera – molti dei leader dell’Anc sono diventati nel frattempo voraci magnati dell’industria o della finanza – non ne vuole sapere di implementare la riforma agraria, le nazionalizzazioni e i grandi piani straordinari per la sanità, il lavoro e l’istruzione che potrebbero invertire una situazione che negli ultimi anni è andata peggiorando sensibilmente. Dal 1995 ad oggi il tasso di disoccupazione è cresciuta del 15% arrivando al 24.3% lo scorso anno, mentre la disoccupazione giovanile ha raggiunto quota 50%. I neri sono la fascia di popolazione più colpita, a causa dei bassi livelli di istruzione e la loro segregazione nelle aree più periferiche della città durante l’apartheid che non è stata in buona parte scalfita negli ultimi anni. Il paese, che pure è una potenza regionale, vanta il più alto tasso al mondo di disuguaglianza nella distribuzione del reddito dopo il Lesotho. 

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