Ogni ricatto serio contiene un ultimatum. Per funzionare deve essere credibile. Per costringere il governo greco – l’unico in tutta l’Unione Europea dichiaratamente di sinistra e fin qui “resistente” agli imperativi che arrivano dalla Troika – a cedere di schianto ci hanno messo la faccia direttamente Angela Merkel e Francois Hollande.
Entrambi, nel corso di un vertice dedicato ufficialmente al clima – hanno preso da parte Alexis Tsipras per dirgli, papale papale, che ha ancora solo dodici giorni di tempo per firmare la resa. Poi, non ci sarà più alcuna possibilità di ottenere quei 7,2 miliardi di euro necessari per tirare avanti, pagare le rate ai creditori (che con una mano danno e l’altra ricevono, ovviamente di più), erogare stipendi e pensioni.
«Bisogna accelerare e trovare una soluzione per la fine di maggio. Ho detto (a Tsipras, ndr) che i colloqui devono essere accelerati e ci auguriamo che il Gruppo di Bruxelles possa fare chiari progressi perché l’accordo di febbraio era che un programma sarebbe stato avviato entro la fine di maggio». Sulla stessa linea anche il “socialista” Hollande, che ha sottolineato come «Abbiamo tutti la stessa posizione, che la Grecia resti nell’euro». Alle condizioni stabilite dalla Troika, naturalmente.
Non a caso, nelle stesse ore si è aggiunta la voce anche del direttore del Fondo monetario Internazionale, Christine Lagarde, che vede «qualche progresso» in negoziati comunque «difficili». Ma una cosa deve essere comunque chiara: il governo Syriza «può cambiare il programma di bailout ma deve essere sostituito da misure equivalenti». Il problema, ha voluto sottolineare, non sta soltanto nella portata economico-finanziaria del possibile accordo, ma soprattutto “nell’affidabilità degli impegni che saranno presi con la comunità internazionale”. La quale pretende misure draconiane contro le pensioni e le residue tutele del lavoro dipendente, oltre a privatizzazioni che lascerebbero Atene senza più il controllo di alcunché sul proprio territorio.
Nei prossimi giorni si reincontreranno tutti per il vertice dei capi di stato e di governo, a Riga, in Lettonia. E quella la sarà la data della dead line tracciata oggi.
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