Gli Stati Uniti hanno dato il via libera ad un altro prestito garantito da un miliardo di dollari a favore del regime ucraino. Ad annunciarlo ieri è stato il dipartimento statunitense del Tesoro. Si tratta del secondo accordo sull’asse Washington-Kiev per un prestito garantito e sottolinea “il continuo sostegno Usa all’agenda delle riforme economiche” della nazione. “Da quando un anno fa abbiamo firmato il primo accordo riguardante un prestito garantito”, ha commentato in una nota il segretario al Tesoro Jack Lew, “l’Ucraina ha lavorato da vicino con il Fondo monetario internazionale, la Banca Mondiale, gli Usa e altri membri della comunità internazionale per implementare un robusto programma di riforme che aiuterà l’economia dell’Ucraina a stabilizzarsi preparando il terreno alla crescita e alla prosperità future”. Per Lew Kiev ha “già fatto passi significativi” ed è “chiaro” il suo impegno a “rompere con un passato di corruzione e stagnazione”. Questi progressi “devono continuare in modo tale che le persone dell’Ucraina possa avere la prosperità e la stabilità che si meritano”. “Mentre l’Ucraina continua lungo la strada delle riforme economiche, continuiamo a lavorare con i partner internazionali per aumentare gli sforzi volti a sostenere la piena implementazione degli accordi di Minsk, inclusa l’imposizione sulla Russia di costi per i suoi atti aggressivi nell’Est dell’Ucraina”, conclude Lew, che naturalmente si è ben guardato dal far notare che la corruzione nel paese è largamente cresciuta dopo il golpe filoccidentale del febbraio 2014, che tutti gli indicatori economici sono a picco e che il paese – nonostante o grazie ai prestiti di Washington, dell’Ue e dell’Fmi – è sull’orlo del precipizio. Le riforme imposte a Kiev altro non sono che privatizzazioni, aumento delle tariffe dei servizi pubblici, licenziamenti nella pubblica amministrazione, tagli alle pensioni e ai sussidi. E il Pil nel primo trimestre del 2015 si é contratto addirittura del 7,6% mentre la produzione industriale è scesa del 22% ad aprile rispetto a un anno prima.
L’Ucraina “gode” di un nuovo programma di aiuti da 17,5 miliardi di dollari approvato l’11 marzo scorso dal board del Fondo monetario internazionale. Come condizione di quel programma, però Kiev deve ristrutturare il debito entro metà giugno, quando il Fondo dovrebbe tornare nel paese commissariato per la prossima revisione del programma di “aiuti”. I negoziati su questo fronte per ora sono in una condizione di stallo.
Nel frattempo, in visita a Kiev, il vice segretario di Stato di Washington Victoria Nuland – quella che dopo il golpe si vantava di aver investito 5 miliardi di dollari per il cambio di regime in Ucraina – ha rinnovato l’appello ad un rispetto totale degli accordi di pace di Minsk di febbraio, che prevedono un cessate-il-fuoco. Gli Stati Uniti sono “desiderosi” di aumentare il loro impegno “per aiutare le diverse parti ad applicare integralmente” gli accordi di Minsk, ha detto la vice segretario di Stato, dopo aver incontrato il presidente ucraino, l’oligarca Petro Porochenko. Nuland ha infine detto di lasciare l’Ucraina con un certo “ottimismo”. “Sappiamo che le riforme sono dolorose. Ma voi ucraini siete sulla buona strada”, ha concluso dopo aver assistito ad alcune esercitazioni della Guardia Nazionale ucraina – integrata dai battaglioni formati da estremisti di destra di varie organizzazioni e dai cadetti delle accademie militari – il cui addestramento è da alcune settimane curato da alcune centinaia di istruttori provenienti dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna.
Sarà l’ennesima coincidenza, ma ogni volta che un pezzo grosso dell’amministrazione statunitense visita Kiev l’esercito ucraino incrementa le operazioni militari nelle regioni orientali del paese sottoposte ormai da più di un anno ad un brutale assedio.
E così nelle ultime ore almeno un civile è stato ucciso a Donetsk, la maggiore città della zona ribelle, a causa di un bombardamento che ha colpito alcuni edifici residenziali. Secondo la catena televisiva Russia Today una serie di attacchi di artiglieria notturni durati un paio d’ore contro la zona settentrionale della città, dove in precedenza l’esercito ucraino e i miliziani si sono a lungo contesi l’aeroporto locale, hanno causato numerosi danni ai palazzi nonostante la tregua in vigore dallo scorso febbraio. Alle prime ore dell’alba i bombardamenti hanno anche colpito il villaggio di Oktiabrski, a poca distanza.
Il giorno precedente due soldati ucraini e due volontari – cioè due membri dei battaglioni neonazisti – sono morti a Popasna, vicino a Lugansk, a causa della probabile esplosione di una mina che ha centrato l’auto sulla quale stavano viaggiando. Secondo quanto riferito dal portavoce militare di Kiev Vladislav Seleznev, un quinto passeggero è rimasto gravemente ferito ed ha riportato bruciature sull’80% del corpo. Un altro portavoce militare del regime di Kiev, Andry Lysenko, aveva annunciato precedentemente la morte di tre soldati a Svitlodarsk, vicino Debaltseve, e Chtchastia, località a circa 15 chilometri da Lugansk.
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