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Esercito uccide 26 guerriglieri, Farc sospendono il cessate il fuoco

In Colombia sembrano prevalere gli ambienti e le lobby dell’estrema destra, legate al governo statunitense ed espressione dell’oligarchia del paese, che da tempo remano contro il raggiungimento di un accordo definitivo – di tipo politico oltre che militare – che porti alla cessazione della lotta armata di quella che allo stato è la guerriglia più longeva e radicata di tutto il subcontinente latinoamericano. 
Oggi, in un comunicato urgente, la direzione delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) ha annunciato la sospensione del cessate il fuoco unilaterale decretato dall’esercito guerrigliero dopo che ben 26 dei suoi combattenti sono stati uccisi in un’offensiva governativa lanciata via terra e via aria nelle ultime ore. 
I 26 militanti dell’organizzazione combattente sono morti ieri a causa di un intenso bombardamento, definito “legittimo” dal presidente Santos, nella zona rurale di Guapi, nel dipartimento di Cauca, regione a circa 500 chilometri a sudovest di Bogotà.
Si tratta del bilancio più grave di vittime da quanto il presidente Juan Manuel Santos ha ordinato la ripresa degli attacchi su grande scala – che in realtà erano solo diminuiti, nonostante le dichiarazioni governative – contro la guerriglia marxista in seguito all’uccisione di dieci militari in un’imboscata attribuita alle Farc il 15 aprile scorso. Il cessate il fuoco era in vigore dal dicembre del 2014.
Nel comunicato diffuso oggi il gruppo armato ha detto di aver preso la decisione in seguito a “cinque mesi di offensive via terra e via aria contro le nostre strutture in tutto il paese”. Le Farc hanno confermato la loro volontà di mantenere in vigore i negoziati di pace in corso con il governo colombiano all’Avana, a Cuba, e hanno ripetuto la richiesta al presidente di concordare un cessate il fuoco bilaterale. Ma certo gli episodi degli ultimi giorni non lasciano ben sperare sulla possibilità di una conclusione rapida dello scontro tra guerriglia e forze armate governative come invece sembrava solo poche settimane fa anche sulla base dei passi in avanti compiuti nel dialogo in corso a Cuba.

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