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Angela Merkel: “Mosca resterà fuori dal G8”. La Finlandia allerta i riservisti

La tensione tra blocco europeo e Russia, nonostante i tentativi di Bruxelles di frenare gli impeti guerrafondai degli Stati Uniti assai attivi sullo scenario ucraino, non accenna a diminuire. Se anche la crisi ucraina dovesse in parte rientrare – attraverso una sorta di federalizzazione del paese che comunque lascerebbe le contraddizioni sospese e non avrebbe la forza di risolverle – sembra evidente che le relazioni tra Russia e Unione Europea non torneranno mai quelle di pochi anni fa quando il forte legame tra Mosca e Berlino impensieriva Washington e non pochi ambienti “liberali” europei.
A dimostrazione della frattura le parole pronunciate dal Angela Merkel al Bundestag, il parlamento germanico. La dichiarazione della Cancelliera, a poche ore dal vertice sul partenariato orientale in previsione a Riga, sono chiare: il rientro della Russia nel G8 (il vertice dei sette Paesi più industrializzati oltre la stessa Russia che poi ne è stata espulsa dopo la sua reazione al golpe filoccidentale andato in scena a Kiev nel febbraio 2014) è «inimmaginabile», fino a quando Mosca non agirà in accordo con i valori comuni della democrazia e dello stato di diritto. «Gli sviluppi in Ucraina sono la ragione per la quale ci incontreremo a Elmau in sette e non otto» ha ribadito Frau Merkel al Bundestag, lasciando presagire che la frattura con Mosca non è ricomponibile in tempi brevi e che la posta in gioco è alta. Per coprire ideologicamente quella che in realtà è una decisione dettata da uno scontro di interessi che caratterizza l’interno pianeta, scosso dalla competizione tra vari blocchi in concorrenza sempre più sfrenata, Merkel ha definito il G7 “una comunità di valori, e questo significa lavorare insieme per libertà, democrazia e stato di diritto”. “Il che – ha aggiunto la cancelliera – significa rispettare le leggi delle nazioni e la loro integrità territoriale» e le «azioni della Russia in Ucraina non sono compatibili con questo». Angela Merkel ha anche chiarito che non rallenterà affatto l’opera di assimilazione di paesi dell’ex blocco socialista all’interno di una costruzione economica, politica e militare – l’Unione Europea – che non è un segreto sia guidata proprio da Berlino e dai suoi interessi egemonici. Anche a costo di cozzare sempre più frontalmente con la Federazione Russa. «Resta una decisone sovrana dei partner orientali quella di un avvicinamento all’Unione europea, questo va detto molto chiaramente» ha detto Frau Merkel secondo la quale “il partenariato orientale non è diretto contro nessuno; e in particolare non contro Mosca”. Prolungando una smentita che invece ha il sapore della esplicita rivendicazione il primo ministro tedesco ha affermato al Bundestag che «nell’Europa del ventunesimo secolo non si pensa a sfere d’influenza». «Non si tratta di un aut aut» per i paesi dell’est «fra l’avvicinamento all’Ue da una parte, mentre i russi desiderano un avvicinamento dall’altra parte».
Che nei rapporti tra Europa e Russia il tratto caratterizzante sia l’escalation dello scontro ce lo dice anche un’altra notizia. Simbolica quanto si vuole, ma pur sempre assai inquietante. 
Il governo della Finlandia ha infatti inviato lettere a quasi un milione di riservisti dell’esercito per comunicare loro quale sarebbe il loro ruolo e la loro collocazione logistica “nell’eventualità di una guerra”. Nella lettera si ricorda ad ogni singolo riservista a quale reggimento o unità appartiene: “In allegato – si legge – troverete i vostri dettagli personali così come il vostro ruolo nel caso di guerra”.  
Il governo di Helsinki nega qualsiasi collegamento con la crisi ucraina e le tensioni con la Russia, ma la mossa non può certo essere considerata una coincidenza in un paese le cui forze armate non sono certo state la priorità negli ultimi decenni. Secondo i media la decisione di ‘allertare’ i riservisti sulla possibilità di un eventuale scenario bellico sarebbe la conseguenza dell’aumento della pressione militare russa sui suoi confini settentrionali e occidentali: negli ultimi mesi Mosca ha aumentato l’entità e la frequenza delle esercitazioni nei pressi della lunga frontiera con il paese scandinavo – 1300 i km in comune – e i sorvoli dei propri caccia sui cieli della regione. Poi c’è stata l’oscura vicenda dei presunti sottomarini russi avvistati prima in acque svedesi e di recente anche finlandesi. L’esercito di Helsinki ha addirittura riferito a fine aprile di avere aperto il fuoco per respingere dalle proprie acque un oggetto non identificato, presumibilmente un sommergibile di Mosca, che però ha smentito categoricamente la circostanza. 
La crescente attività militare russa nell’area – si difende comunque il governo russo –  sarebbe la risposta obbligata alla crescente militarizzazione di quello spazio da parte della Nato e degli Stati Uniti, che stanno da tempo operando forti pressioni affinché Helsinki entri nell’Alleanza Atlantica insieme alla Svezia, finora militarmente neutrali. “E’ chiaramente dovuto a un atteggiamento più aggressivo da parte dei russi – ha detto al Daily Telegraph uno dei militari richiamabili – sono nelle riserve da 15 anni e non ho mai visto niente di simile. Molto raramente mandano lettere del genere”.
Le missive hanno cominciato ad essere recapitate dall’inizio di maggio a circa 900.000 ex soldati di leva – compresi alcuni residenti all’estero – che fanno parte della riserva di un esercito che conta solo 16mila soldati in servizio attivo.
 “La Difesa vuole essere certa che, in caso debbano suonare il fischietto, si possa contare sulla risposta di 230mila riserve” spiega Cahrly Salonius-Pasternak, ricercatore senior presso l’Istituto finlandese per gli Affari Internazionali. Il problema è che ad avere il fischietto in bocca sono in molti, e una volta che qualcuno avrà deciso di usarlo sarà assai difficile, se non impossibile, frenare i mastini della guerra.

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