Generali e colonnelli dell’esercito di Bogotà erano a conoscenza delle numerose uccisioni di civili avvenute in Colombia tra il 2002 e il 2008. Lo rivela l’organizzazione umanitaria Human rights watch (Hrw) in un rapporto pubblicato lo scorso mercoledì 24 giugno. L’Hrw ha spiegato che i corpi delle vittime sono stati fatti poi passare per cadaveri di ribelli e paramilitari, per mostrare il successo delle forze armate nel contrastare la guerriglia rivoluzionaria – i cosiddetti “falsi positivi” – mentre in realtà molte delle vittime degli squadroni della morte formati da militari, membri di organizzazioni di estrema destra e mercenari erano sindacalisti, attivisti dei partiti di sinistra, contadini che difendevano le loro terre dalle pretese dei latifondisti.
Gli inquirenti stanno indagando su almeno 3.700 casi di omicidi extragiudiziali, cioè esecuzioni di civili avvenute senza un regolare processo. Molti di questi efferati omicidi potrebbero essere stati addirittura ordinati o compiuti dai vertici militari, aggiunge l’organizzazione: almeno 180 battaglioni e unità dell’esercito avrebbero compiuto questi crimini, si legge nel rapporto che conferma quanto da tempo vanno denunciando le organizzazioni colombiane per i diritti umani e la stessa guerriglia marxista della Farc e dell’Eln.
Finora sono stati condannati 815 soldati di basso grado, ma solo sei colonnelli e nessun generale. Molti alti ufficiali dell’esercito, responsabili di alcune delle brigate accusate degli omicidi, hanno fatto poi carriera nelle forze armate. Tra questi, i generali in pensione Mario Montoya e Óscar González Peña, il generale Juan Pablo Rodríguez Barragán, attuale comandante delle forze armate, e infine l’alto comandante dell’esercito, il generale Jaime Lasprilla Villamizar.
Le accuse mosse da Human rights watch sono state respinte dal presidente colombiano Juan Manuel Santos, che ha difeso Jaime Lasprilla e Juan Pablo Rodríguez, precisando che nessuna indagine è in corso nei loro confronti. Santos è stato ministro della difesa, e quindi massimo responsabile dell’esercito, dal 2006 al 2009.
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