Alla fine un accordo l’hanno trovato. Nottetempo, come avveniva una volta con i “bidoni” contrattuali.
Da giorni i paesi della Ue litigavano ferocemente su chi dovesse occuparsi dei flussi migratori provenienti dal Sud del Mediterraneo (se l’Italia per i fatti suoi oppure un po’ tutti, “solidarmente”), e se e quanti profughi ospitare (percentuali fisse “obbligatorie” o su “base volontaria”).
Una comunità di ladri in lotta per il bottino non poteva che raggiungere un pessimo e minimo “compromesso”. L’accordo finale prevede la redistribuzione tra i Paesi Ue, in due anni, di circa 40 mila richiedenti asilo sbarcati sulle coste di Italia e Grecia negli ultimi mesi. Ma solo quelli (è un obbligo accoglierli, secono le convenzioni Onu; lo riconosce a chiacchiere persino Salvini).I profughi “economici” – ovvero quelli che fuggono da fame e carestie – verranno invece rimpatriati a forza. Questo è l’unico punto su cui tutti i paesi si son detti d’accordo.
Per i richiedenti asilo, invece, l’accordo prevede scappatoie di ogni genere. Per esempio, nel testo finale è stato inserito un riferimento al Consiglio europeo straordinario del 23 aprile scorso, che ragionava invece in termini di accoglimenti “su base volontaria”. Proprio come voluto dai paesi dell’Est e dalle destre xenofobe di tutta Europa. Ovvio che poi ognuno potrebbe, “volontariamente”, anche non accettare nemmeno un profugo sul proprio territorio…
In compenso, si fa per dire, l’accordo prevede che entro fine luglio tutti i paesi concordino un numero di migranti da accogliere. Ma, anche qui, senza alcun “obbligo” per nessun paese. Quindi è facile immaginare decne di scene come quelle avvenute alla frontiera di Ventimiglia, con poliziotti italiani e francesi a rimpallarsi esseri umani in base a un biglietto di treno o uno scontrino di supermercato.
Ungheria e Bulgaria saranno esclusi, perché accolgono già molti migranti dall’Est e dalla Turchia. Ulteriori dettagli, e scontri, sono rinviati al consiglio informale dei ministri degli Interni, in programma il prossimo 9 e 10 luglio a Lussemburgo.
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