Ore 22.20. Di fatto è finita: con il 75% dei voti scrutinati il NO raggiunge il 61,6%. Un trionfo che nessuno si aspettava e che mette in crisi serissima l’Unione Europea e in primo luogo la linea strategica seguita fin qui, “grazie” alla Germania.
Ore 20.55. La vittoria è sicura. Con 9.000 sezioni scrutinate il NO vola ancora più in alto: 61,1%. In molti quartieri popolari, sia d Atene che in altre città, il NO ha superato anche l’80%. Questa è una vittoria di classe e giovanile.
Ore 20.20. Su 6.616 sezioni (oltre il 30% del totale) il NO sale al 60,9%.
Ore 19.50. 4,456 sezioni (il 23% del totale), i NO sale ancora: 60,4%.
Ore 19.45. Passano i minuti, aumentano le sezioni che hanno finito lo spoglio, cresce la distanza tra sì e no. Con 4.031 sezioni, OXi bola al 60,3%.
Ore 19.33. Scrutinate 2.700 sezioni su 19mila. Il No sale al 60,2%. Una folla felice e straripante affolla piazza Syntagma, ad Atene.
Ore 19.30. Man mano che arrivano i voti reali il fossato tra OXI e Nai si allarga. Quando sono state scrutinate 2.256 sezioni (più del 12% del totale) lo scarto è esattamente del 20%.
Ore 19.20. I primi risultati scrutinati danno il “NO” (OXI) in vantaggio. Ma il distacco è addirittura vicino al 20%. Le sezioni che hanno già concluso le operazioni di scrutinio rappresentano circa il 9% del totale.
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Bisogna incrociare sempre le dita. Ma le prime proiezioni danno l'”OXI” in testa con 4-5 punti percentuali di vantaggio.
I dati sono infatti frutto di sondaggi condotti da quattro diverse società, ma comunque lo scarto risulta costante. Bisogna anche tener conto che il Kke (partito comunista, 5,5% alle elezioni di gennaio) aveva dato indicazione di annullare la scheda votando un “doppio no”. Lo scarto con i “sì” corrisponde anche a quanto predetto da un sondaggio “riservato”, con rilevazioni dell’ultimo minuto (via telefonica) reso noto ad urne ancora aperte dal Financial Times.
Il referendum è certamente valido in quanto hanno votato circa 8 milioni di cittadini, più del 65% degli aventi diritto (la Costituzione ellenica prevede si debba superare almeno il 40%). Un risultato eccelente, che dimostra quanto il tema fosse sentito come decisivo. Non si poteva peraltro “votare a distanza” e in molte zone poco popolate parecchia gente non ha potuto recarsi ai seggi per difficoltà economiche (il prezzo dei carburanti è “europeo”, i salari – quando pure si ha un lavoro – certamente no).
Tsipras doveva averne avuto sentore, perché stamattina, dopo aver votato, si era limitato a dire “Oggi è un giorno di festa, perché la democrazia è una festa. Perché si può ignorare la decisione di un governo, ma non la decisione di un popolo”. Un anticipo del confronto che ci sarà da domani, con “i creditori”, fin qui più impegnati a distruggere la credibilità dei dirigenti greci che non a cercare un compromesso “onorevole”.
Da sottolineare anche la differenziazione demografica: tra i giovani il “NO” supera addirittura il 67%, mentre tra gli anziani le percentuali risultano esattamente rovesciate. Un segno di come siano le nuove generazioni – e non i cosiddetti “privilegiati” che sono riusciti ad arrivare all’età pensionabile – il motore sociale di questa opposizione che chiede cambiamento radicale, non prudente conservazione dell’esistente.
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