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Varoufakis si dimette “per aiutare Tsipras”. Posto a Tsakalotos

Ore 16. Il nuovo ministro delle finanze è  Euclid Tsakalotos, capo della squadra negoziale ellenica. Il suo nome era stato peraltro fatto dallo stesso Varofakis. Quindi a livello di orientamento generale non dovrebbe esserci una differenza sostanziale di linea nella trattativa, ma solo una rimozione degli “ostacoli legati alle personalità”.

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Quando la Storia si mette a correre ogni ora riserva sorprese. Neanche il tempo di finire i festeggiamenti per la straordnaria vittoria del NO al referendum sui diktat della Troika ed ecco che uno dei protagonisti assoluti di questa vittoria, il ministro delle finanze Yanis Varoufakis, annuncia via tweet le sue dimissioni. 

Questo il testo integrale del messaggio:

Il referendum del 5 luglio rimarrà nella storia come un momento unico in cui una piccola nazione europea si è ribellata alla servitù del debito. Come in tutte le battaglie democratiche, anche per il rifiuto dell’ultimatum dell’Eurogruppo del 25 gennaio da parte della Grecia ci sarà un prezzo da pagare. È essenziale, dunque, che questo straordinario capitale che il voto del NO ha affidato al nostro governo sia investito immediatamente nel SÌ ad un accordo sostenibile – che includa la ristrutturazione del debito, meno austerità, la ridistribuzione delle ricchezze a favore di chi ne ha bisogno e riforme reali.

Poco dopo l’annuncio dei risultati del referendum, mi è stato fatto sapere che alcuni partecipanti dell’Eurogruppo e altri nostri “partner” avrebbero preferito che non partecipassi agli incontri; un fatto che il primo ministro Tsipras ha ritenuto potesse aiutarlo ad arrivare ad un accordo. Per questo motivo oggi annuncio le mie dimissioni da ministro delle Finanze della Grecia.

Ritengo che sia mio dovere aiutare Alexis Tsipras a sfruttare, come ritiene più opportuno,il capitale che il popolo greco gli ha affidato tramite il referendum di ieri. E indosserò il disprezzo dei creditori con orgoglio.

Chi è di sinistra sa agire nell’interesse della collettività, senza curarsi dei privilegi derivanti dalla propria carica. Il primo ministro Tsipras gode del sostegno totale mio e del nostro governo.

Lo sforzo sovrumano per onorare il coraggioso popolo greco – e il celebre OXI (NO) che hanno donato a chiunque abbia a cuore la democrazia nel mondo – è appena iniziato.

Ci sarà tempo per le inevitabili interviste che chiariranno le ragioni politiche di questo gesto, ma appare evidente che le reazioni naziste delle cancellerie europee al risultato del referendum hanno spinto il governo a fare un gesto “distensivo”, chiedendo all’uomo più odiato e popolare della propria delegazione al negoziato di fare il classico “passo indietro”.

Già nelle prime ore di festa, Alexis Tsipras ha tenuto un discorso televisivo tutto teso a negare che il voto d ieri fosse da interpretare come un voto per l’uscita dall’Unione Europea e dall’euro. Ovvero la tesi con cui i “falchi” della Troika e la stampa padronale di tutto il continente aveva esercitato pressioni terroristiche per presuadere il popolo greco ad arrendersi. E “terroristi” era stata appunto l’accusa a un certo punto rivolta da Varoufakis ai suoi colleghi dell’Eurogrupo, Dijsselbloem e Schaeuble in testa. Difficile tornare  a sedersi allo stesso tavolo, dopo un lungo scambio di insulti che va avanti da mesi (memorabile il “dilettante” rivolto da Dijsselbloem all’unico studioso presente nella riunione).

“Abbiamo dimostrato che la democrazia non può essere ricattata”: ha detto Alexis Tsipras. “Il No non è una rottura con l’Unione Europea. I greci hanno fatto una scelta coraggiosa, che cambierà il dibattito in Europa”. Ma “la Grecia da domani vuole sedersi di nuovo al tavolo delle trattative: vogliamo continuarle con un programma reale di riforme ma con giustizia sociale” e dobbiamo “riarticolare” la questione del debito. Domani la Grecia andrà al tavolo negoziale con l’obiettivo di riportare alla normalità il sistema delle banche”.

Senza Varoufakis.

Le prime voci sul possibile sostituto non destano grande sorpresa: Euclid Tsakalotos, il coordinatore dei negoziati con i creditori, oppure George Stathakis, attuale ministro dell’Economia.

Come tutte le mosse diplomatiche, può esser letta in almeno due modi. Un gesto “distensivo” che può apparire come una dimostrazione di debolezza, quasi di spavento davanti al clamoroso successo della propria opposizione alla Troika; oppure come una dimostrazione di forza e coesione, perché la potenza del voto popolare rafforza talmente la posizione del governo greco da consentirgli di andare al tavolo anche “cambiando squadra”.

Come sempre, i conti si devono fare anche con l’avversario. E non sembra proprio che i membri più potenti della Troika siano rimasti impressionati da questo “ramoscello d’ulivo” offerto da Tsipras via Varoufakis.

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1 Commento


  • Mic

    “Squadra che vince non si cambia”, no?

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