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Bambino palestinese bruciato vivo dai coloni. Tensione a Gerusalemme

Questa mattina all’alba un bambino palestinese di un anno e mezzo, Alì Saad Dabwasha, è morto bruciato nella sua abitazione a Kfar Douma, un villaggio vicino Nablus, dopo un attacco di coloni israeliani con bottiglie molotov. I suoi genitori e un fratellino sono ricoverati in ospedale con gravi ustioni. La notizia è arrivata come un fulmine all’alba di una giornata che si preannuncia piena di tensioni, soprattutto a Gerusalemme dove questo sarà il “venerdi della collera” dopo l’assalto della polizia israeliana alla Moschea di Al Aqsa avvenuto domenica scorsa.

Dopo la diffusione della notizia dell’uccisione del piccolo Ali Saad Dawabsha, la polizia israeliana ha imposto restrizioni nell’accesso alla moschea di Al Aqsa, meta di centinaia di fedeli musulmani durante la preghiera del venerdì. Gli uomini sotto i 50 anni – ha fatto sapere Azzam al-Khatib, direttore degli Affari della Moschea di Al-Aqsa – non saranno autorizzati ad entrare dalle forze militari israeliane. Chiusi anche le porte principali di accesso alla Spianata.

L’agenzia Nena News riferisce che in un comunicato ufficiale il ministro degli esteri palestinesi, Riyad al-Malki, ha chiesto che i gruppi di coloni vengano posti fuori legge non solo in Israele, ma anche “nella comunità internazionale e, nello specifico, Usa, Unione Europea, Onu, Canada, Australia, Giappone, Unione Africana e tra i paesi non allineati”.“E’ una vergogna da parte della comunità internazionale che sia stato ripetutamente ignorato il terrorismo dei coloni sui civili palestinesi. E’ una vergogna per gli stati stranieri, per le organizzazioni internazionali e i gruppi regionali che ciò sia avvenuto nonostante le nostre richieste in passato di considerare questi movimenti come terroristici e fuori legge”. “Noi – si legge nel comunicato – rifiutiamo qualunque condanna ufficiale israeliana per questo atto di terrorismo. Sono loro [gli israeliani] che devono assumersi la responsabilità diretta per quanto accaduto a causa dei loro continui silenzi, della loro opposizione a considerare questi gruppi come movimenti terroristici fuori legge e per la protezione che danno loro durante e dopo le aggressioni”.

Lo stesso esercito israeliano parla di atto di terrorismo e l’attacco è stato condannato anche dal primo ministro Benyamin Netanyahu e dal ministro dell’istruzione Naftali Bennett, leader del partito ultranazionalista Casa Ebraica che rappresenta il movimento dei coloni.

Lo stesso esercito israeliano parla di atto di terrorismo e l’attacco è stato condannato anche dal primo ministro Benyamin Netanyahu e dal ministro dell’istruzione Naftali Bennett, leader del partito ultranazionalista Casa Ebraica che rappresenta il movimento dei coloni. – See more at: http://nena-news.it/bimbo-palestinese-muore-in-casa-bruciata-da-coloni-israeliani/#sthash.pipyU7tn.3r92gair.dpuf

L’Olp (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) considera il governo israeliano “pienamente responsabile” per la morte del bimbo ad opera dei coloni. Ad affermarlo in una nota è Sa’eb Erakat, neo segretario generale dell’Olp. “Quanto è accaduto – ha detto Erakat – è la diretta conseguenza di decenni di impunità data dal governo israeliano al terrorismo dei coloni. Non possiamo separare l’atto barbaro avvenuto stanotte a Duma dalla recente approvazione di nuovi insediamenti decisa dal governo israeliano, un governo che rappresenta una coalizione nazionale israeliana e l’Apartheid”. Secondo la nota, dal 2004 a oggi sono stati registrati più di 11.000 attacchi dei coloni contro i palestinesi. Nella quasi totalità dei casi – sostiene il comunicato – i crimini sono rimasti impuniti. Duro il commento anche del portavoce del Presidente Abbas, Nabil Abu Rudeineh, che ha descritto quanto accaduto a Duma un “atto barbaro” che “non sarebbe accaduto se il governo israeliano non avesse insistito a proteggere i coloni e ad espandere gli insediamenti illegali”.

Fonte: Nena-news.it

 

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