E’ morta in un ospedale la ragazza di 17 anni, Shira Banki, pugnalata giovedì scorso al Gay Pride di Gerusalemme da un ebreo ultraortodosso da poco uscito di prigione.
Insieme alla giovane l’estremista religioso aveva accoltellato altre 5 persone.
L’aggressore, Yishai Schlissel – arrestato subito dopo l’aggressione ed ora accusato di omicidio – nel corso di un Gay Pride nel 2005 aveva già accoltellato altre quattro persone e per questo era stato condannato a 12 anni di carcere. Tre settimane fa era stato rilasciato.
«L’uomo con il coltello è spuntato dal nulla saltando il cordone di polizia. C’era tanto sangue ed è stato così veloce che non siamo riusciti neanche a vedere l’aggressore», ha raccontato un testimone alla stampa israeliana.
Da giorni sul web circolava una lettera, scritta a mano, con la firma dell’uomo (non ne è stata ancora verificata l’autenticità). Il testo comunque appariva esplicito: «Di nuovo quegli scellerati vogliono organizzare una marcia nella città del Re di tutti i Re. Vogliono profanare il suo Tempio. Vergogna. È dovere di ogni ebreo impedire tale sacrilegio, anche a costo di percosse o di arresti».
Intanto ieri circa 3000 persone – non proprio una grande folla – si sono riunite a Tel Aviv per reagire all’estremismo dei coloni ebrei che hanno incendiato la casa palestinese uccidendo un bambino di soli 18 mesi e anche all’aggressione omofoba di alcuni giorni prima. Alla manifestazione ha partecipazione anche lo zio del bimbo assassinato, mentre i genitori e il fratello di quattro anni della vittima sono ricoverati in fin di vita in due diversi ospedali. “Senza la fine dell’occupazione, continueremo ad assistere a questo tipo di violenze tra Israeliani e Palestinesi – ha affermato un manifestante – e non vedremo un futuro migliore per nessun bambino di questa regione.”
Negli slogan e negli interventi i dimostranti hanno chiesto al governo di porre fine all’impunità di fatto dei coloni. Tra i manifestanti, il docente universitario Amiram Goldblum ha denunciato i coloni come “la ferita di Israele.” “Non dobbiamo solo mettere fine alla loro violenza, ma bisogna anche farli uscire dalla Cisgiordania”, ha detto alla France presse.
Dalla manifestazione di Tel Aviv ha parlato anche il leader laburista Isaac Herzog: “Prima hanno bruciato una scuola arabo-ebraica a Gerusalemme; poi la Chiesa della Moltiplicazione sul lago di Tiberiade; poi hanno attaccato il Gay Pride, e infine il rogo che ha colpito la famiglia Dawabshe… Ora – ha detto il capo del partito di centrosinistra – Netanyahu deve ordinare allo Shin Bet (i servizi segreti interni, ndr) di trattare il terrorismo ebraico così come viene trattato il terrorismo islamico”.
Manifestazione analoga anche a Gerusalemme – convocata contro l’omofobia e per la difesa dei diritti civili – con un numero di partecipanti simile a quella di Tel Aviv. A sorpresa, anche l’adesione del Capo dello Stato Reuven Rivlin, che nelle ultime ore aveva ricevuto su Facebook alcune minacce di morte per aver espresso la sua indignazione su Facebook per l’uccisione del bambino palestinese.
L’omicidio ha scatenato la protesta dei palestinesi in varie località, represse brutalmente dalle forze di occupazione israeliane che hanno ucciso tre giovani dimostranti nel giro di 24 ore.
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