Il Parlamento greco ha approvato questa mattina l’accordo con i cosiddetti creditori sul terzo piano di rifinanziamento. L’accordo è stato approvato con 222 voti a favore, 64 contrari e 11 astenuti. Anche l’opposizione ha votato a favore della posizione del governo. In questi giorni ad Atene è stata l’ennesima corsa contro il tempo. L’accordo con la Troika doveva infatti essere ratificato rapidamente, per consentire ad Atene di onorare la scadenza del pagamento di 3,5 miliardi di euro del prestito della Bce entro il 20 agosto ed evitare quindi il default. Il Parlamento greco ha così approvato stamani la legge sul terzo memorandum per evitare il default del Paese che era stato concordato martedì scorso dal governo di Atene con i creditori della Grecia. Il voto consente adesso finanziamenti per 85 miliardi di euro. Il presidente del Parlamento, Zoe Konstantopoulou, ha dichiarato di essere fermamente contrario a questo accordo che per la Grecia vorrà dire nuove misure di austerità. Anche l’ex ministro delle Finanze Yanis Varoufakis ha votato contro il nuovo memorandum. Intervenendo in aula prima del voto, l’ex ministro delle Finanze aveva annunciato di non poter esprimere il proprio appoggio al nuovo memorandum, ma ha anche dichiarato che se Tsipras glielo chiederà rinuncerà al proprio seggio di parlamentare.
“Non mi pento dell’accordo con i creditori, anche se non si può considerare un trionfo” aveva detto Tsipras nel suo discorso in Parlamento prima del voto sull’accordo. Il terzo piano di salvataggio, aveva spiegato, è “una scelta obbligata del governo, dopo avere esaurito tutte le altre possibilità di trattativa”. “Di fronte al popolo greco – aveva aggiunto Tsipras – ci assumiamo la responsabilità di di scegliere la vita e continuare a lottare invece di scegliere il suicidio”, cioè l’uscita della Grecia dall’euro. Tsipras, si è detto contrario ad un prestito ponte, come vorrebbero i tedeschi. Una tale ipotesi, ha detto Tsipras, che parteciperà alla riunione dell’Eurogruppo di oggi alle 15.00 a Bruxelles “significherebbe il ritorno a una crisi senza fine”.
Ma le decisioni del governo greco continuano a trovare l’opposizione anche delle forze sociali. Oggi in Grecia scendono in piazza i lavoratori pubblici contro i duri provvedimenti concordati dal governo di Alexis Tsipras con la Troika. Nel comunicato diffuso per indire la protesta, il sindacato del settore pubblico, Adedy ha esortato i i lavoratori ad aderire alla manifestazione per rifiutare l’accordo per il salvataggio del Paese e per l’inversione delle politiche di austerità esistenti, al fine di salvaguardare l’occupazione, i salari, le pensioni, la previdenza sociale e l’assistenza sanitaria. Tutti capitoli che nel testo presentato dal Governo, rappresentano un vero e proprio salasso sociale. Altra questione spinosa è quella delle privatizzazioni, dove l’accordo prevede l’impegno da parte della Grecia a fare “passi irreversibili” entro ottobre per privatizzare l’operatore della rete elettrica Admie, oppure a presentare misure alternative equivalenti. Le offerte vincolanti per i porti del Pireo e di Salonicco dovranno essere annunciate entro la fine di ottobre. Inoltre Atene si impegna a vendere gli aeroporti regionali all’offerente gia’ selezionato, ovvero la società tedesca Fraport, in base “ai termini previsti”. Il memorandum prevede che i 6,4 miliardi di euro di incasso totale per le privatizzazioni siano ripartite in 1,4 miliardi di euro nel 2015, 3,7 miliardi di euro nel 2016 e 1,3 miliardi di euro nel 2017.
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