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Detenuto palestinese in fin di vita

L’avvocato palestinese Mohammed Allan, 31 anni, in sciopero della fame da oltre due mesi, per essere stato incarcerato lo scorso novembre da Israele, senza processo e senza capi d’accusa specifici è in semicoma. Il caso di Mohammed Allan è seguito in molti paesi e manifestazioni e raduni si stanno svolgendo ovunque in Palestina e nel mondo.

Egli ha rifiutato qualsiasi trattamento medico, affermando che l’unica cosa di cui ha bisogno è la libertà. Una nuova legge, approvata dalla Knesset il 30 luglio 2015, permetterebbe al governo di chiedere al personale medico di alimentarlo con forza. Ma il presidente dell’associazione dei medici israeliani (IMA), Dott. Leonid Eidelman, ha dichiarato che l’IMA non si sarebbe prestata alla tortura, che i suoi membri non avrebbero nutrito a forza i prigionieri in sciopero della fame, e non avrebbero applicato la legge approvata dalla Knesset. Mohammed Allan è stato trasferito in due diversi ospedali nella speranza di trovare medici che lo nutrissero a forza, ma finora i medici non sono andati oltre la somministrazione endovena di farmaci salvavita e soluzioni saline che non lo alimentano, rispettando il suo volere. A seguito del lungo digiuno ha quasi perduto la vista. Contro l’alimentazione forzata e per la sua scarcerazione si sono espresse diverse organizzazioni tra cui: l’associazione dei medici israeliani per i diritti umani, Amnesty International e l’associazione nazionale degli avvocati degli Stati Uniti.

Ha scritto Gideon Levy, giornalista di Haaretz: ”L’unico modo per salvarlo è il suo rilascio immediato ed incondizionato unitamente alle centinaia di prigionieri, come lui trattenuti in detenzione amministrativa. Questa sarebbe una grande vittoria non solo per questi combattenti per la pace, ma anche per Israele”.

 Rete romana di solidarietà con la Palestina

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