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Il gas mette l’Egitto al centro del Mediterraneo

Lo chiamano Zohr, è un pozzo esplorativo di risorse energetiche prospiciente le coste egiziane, frutto dell’attività di ricerca dell’Eni in collaborazione con l’Egyptian Natural Gas Holding Company. Nella perforazione ha raggiunto oltre 4000 metri di profondità rivelando un vero tesoro: un giacimento stimato fino a 850 miliardi di metri cubi di gas. Secondo il parere dei tecnici si tratta d’una scoperta sensazionale, vera manna per i bisogni energetici del grande Paese arabo, per il suo rilancio economico, per il desiderio, in più occasioni propagandato dal presidente-generale Al Sisi, di riacquisire una centralità nella travagliata area mediorientale. Manna anche per gli affari dell’azienda energetica italiana, che nella persona dell’amministratore delegato De Scalzi ha ricevuto un immediato plauso dal premier Renzi per la raffinata tecnologia del ‘Cane a sei zampe’. Fra le due nazioni già da alcuni mesi si sono intrecciati strettissimi rapporti che fanno dell’Italia un partener di punta nell’attività imprenditoriale sull’altra sponda del Mediterraneo.

Di tali accordi l’esplorazione di un’ampia area marina off-shore era un elemento centrale con investimenti pari a 5 miliardi di dollari; il ritorno si prospetta sensazionale in virtù anche d’una flessione di produzione in aree nuove e vecchie, quest’ultime, come la Libia, soggette ai durevoli venti d’instabilità politica. Negli ultimi anni le scoperte di gas nell’area orientale mediterranea sono state molteplici, i già noti giacimenti Leviathan e Tamar hanno visto Israele in prima linea per beneficiare di fonti energetiche fuori dalla morsa dei Paesi dell’Opec. Coinvolte anche Cipro e la Grecia, entrambi in contrasto con la Turchia per la giurisdizione di tratti del locale mare Egeo dove s’allungano le cosiddette ‘Zone economiche esclusive’, in quel caso riguardante il minore, ma non insignificante, giacimento Afrodite. Su tutti questi attori, ora l’Egitto può far pesare la sua ombra, e chi guarda al concreto come il ministro israeliano dell’energia Steinitz già pensa a patti. Il fronte energetico potrebbe rappresentare un primo passo verso un rimescolamento delle carte sul tavolo di alleanze pro business fra varie sponde del Mediterraneo.

 

Con Zohr, il Cairo farebbe la parte del leone e per far dimenticare le critiche mosse da più parti verso un regime a dir poco autoritario, il raìs del nuovo Egitto sembra dopo tre rinvii voler regolarizzare anche la facciata di rappresentanza riavviando le funzioni parlamentari. Così per il 18 e 19 ottobre sono previste le elezioni politiche per eleggere 568 deputati, divisi fra 448 eletti individuali e 120 legati a liste di partito. Sono state definite quote percentuali di rappresentanza per donne, cristiani e giovani. Un busillis riguarderà la presenza d’una lista legata alla Fratellanza Musulmana, formazione posta fuorilegge, accusata di terrorismo dall’attuale presidente che ha defenestrato il suo predecessore Mohammed Mursi. Quest’ultimo, esponente della Confraternita, era stato  regolarmente eletto nel giugno 2012. La vecchia leadership islamica è totalmente incarcerata, nomi noti come Mursi e Badie, sono stati condannati a morte e sono ricorsi in appello. Lo scontro aperto fra la popolazione che sostiene la casta militare e quella che segue la Fratellanza aveva sensibilmente ridotto la presenza alle urne, a causa del boicottaggio operato dai filo islamisti in occasione del passaggio elettorale che ha dato a Sisi la patente di presidente eletto. Ma soprattutto produce da mesi un’opposizione armata con attentati diffusi, a fianco e oltre i miliziani  dello Stato Islamico insediati nel Sinai. 

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