Si sa, i sondaggi non necessariamente registrano le reali tendenze; a volte perché non ci riescono, a volte perché chi li commissiona li utilizza per mostrare una situazione un po’ diversa da quella reale per tentare così di orientare a proprio vantaggio alcuni processi. E quindi ogni volta che si dà conto di qualche sondaggio, soprattutto a proposito di intenzioni di voto, occorre tenere conto di questo “piccolo problema”.
Ma i sondaggi servono comunque a individuare certe tendenze. Come quella che si profila attualmente in Grecia, dove il partito che fu di sinistra radicale e appena uscito da una disastrosa esperienza di governo sembra perdere il lauto vantaggio sul centrodestra che deteneva fino a poche settimane fa. I segnali di indebolimento di Syriza si moltiplicano, e i quattro ultimi sondaggi resi noti nel fine settimana danno ormai un testa a testa tra la sinistra rinunciataria di Tsipras e i vecchi arnesi di Nuova Democrazia, che la mancanza di determinazione da parte del precedente governo sembra improvvisamente aver resuscitato. Di solito è così: quando la sinistra fallisce la destra trova spazio e legittimazione…
Secondo l’istituto Pulse, Syriza sarebbe attestata al 25.5% dei voti contro il 25 di Nea Dimokratia; lontani i neonazisti di Alba Dorata col 6% e i socialisti del Pasok (alleati con Sinistra Democratica) dati al 5.5%. Per un altro istituto demoscopico, Gpo, invece il centrodestra avrebbe addirittura sorpassato Syriza nelle intenzioni di voto: 25.3 contro 25%, Alba Dorata al 5.5 e i socialisti al 5.3%.
Un altro sondaggio, realizzato dalla società Mrb, attribuisce ai due contendenti la parità: 25.1% ciascuno. Un altro ancora, realizzato da Kapa Research, è leggermente migliore, concedendo a Syriza il 26.5% e a Nea Dimokratia il 25.9.
Mancano ancora due settimane al voto e Tsipras cercherà, sfruttando il proprio carisma personale – che nonostante tutto ancora consistente – di risollevare le sorti della sua formazione, tentando di convincere un buon 10% dell’elettorato ancora indeciso a non permettere la vittoria dei “vecchi partiti”. Ma la disillusione in terra ellenica, dopo il fallimento dell’esperienza di governo Syriza-Anel, è grande e crescente. Una disillusione di cui per ora non sembra avvantaggiarsi né l’estrema destra che rimane intorno alle percentuali conquistate a gennaio o anche sotto, né i comunisti del Kke (dati tra il 4 e il 6%) né tantomeno la nuova formazione guidata dall’ex ministro Lafazanis, Unità Popolare (ferma al 4%). I nazionalisti di destra di Anel non dovrebbero neanche superare lo sbarramento del 3%, stritolati dall’abbraccio con un Alexis Tsipras che promette nei primi comizi di piazza di difendere i giovani, i lavoratori, le donne dalle conseguenze dell’austerity che il proprio stesso governo ha accettato di implementare, affermando che un eventuale nuovo esecutivo si impegnerà a varare una serie di misure che rendano meno pesante l’impatto delle privatizzazioni, dei licenziamenti nel settore pubblico, dei tagli alle pensioni. Il leit motiv della campagna elettorale di Tsipras sembra insomma essere quello della ‘riduzione del danno’…
Ma ormai è chiaro che, ammesso che Syriza vinca la competizione e si aggiudichi così i cinquanta seggi che la legge elettorale ellenica assegna al partito che si piazza in testa, la formazione viaggia su percentuali assai lontane da quel 38-40% che potrebbero assicurare la maggioranza assoluta e quindi la possibilità di governare in solitaria. Nei giorni scorsi Tsipras prometteva che mai e poi mai avrebbe partecipato ad un governo insieme ai partiti dell’establishment, mentre i suoi stretti collaboratori erano assai più cauti sulle alleanze e indicavano la possibilità di un accordo con centristi e socialisti. Ora è lo stesso ex leader di Syriza ed ex premier ad aprire pubblicamente ad una eventuale coalizione almeno con i socialisti – ammesso che bastino a superare il 50% più uno dei seggi – a patto però che “il Pasok si liberi veramente dalle zavorre del passato”…
Da parte sua Evangelos Meimarakis, nuovo leader di Nea Dimokratia in sostituzione di Samaras, ha affermato ieri in un’intervista a Bloomberg che proporrà a Tsipras un’alleanza nel nome “della tutela della Grecia in seno all’eurozona”, indipendentemente dai risultati della chiamata alle urne.
Intanto sono comunque già partite le consultazioni tra Nuova Democrazia e la creatura liberista ed europeista fondata e guidata dal giornalista Stavros Theodorakis, To Potami, in vista della possibilità che sia il centrodestra a scavalcare nel voto una Syriza sempre più bollita. “Sarà come un thriller – dice al Guardian Aristides Hatzis, docente di diritto ed economia, a proposito delle elezioni del 20 settembre – Nessun colpo di scena può essere escluso – aggiunge – Più del 60% degli indecisi sono ex elettori di Syriza che si sentono disillusi, traditi e disorientati”.
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walter
va bè, ma cosa ci si deve aspettare? che possa ri-vincere rentzipras?? ma per favore… ma poi, lo vediamo che le tv e i giornali non parlano più di Grecia?