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Giornalista olandese arrestata in Kurdistan, il Pkk uccide sei poliziotti turchi

Una giornalista olandese che lavora da alcuni anni nelle regioni curde della Turchia ha informato di essere stata arrestata mentre si trovava insieme ad alcuni esponenti del Partito Democratico dei Popoli (Hdp, formato dal movimento di liberazione curdo e da alcune forze della sinistra radicale turca) nel distretto di Yuksekova, nella provincia di Hakkari. Frederike Geerdink dovrebbe essere interrogata da un procuratore, ha precisato sul suo profilo Twitter, in cui ha aggiunto che gli attivisti politici curdi che l’accompagnavano sono stati tutti arrestati.

E’ la seconda volta che questa giornalista, che vive in Turchia dal 2006 e si è stabilita a Diyarbakir dal 2012 ed è specializzata nella documentazione della realtà curda, viene arrestata. Già a gennaio infatti era stata trattenuta con l’accusa di “propaganda terroristica” a favore del Partito dei lavoratori del Kurdistan a causa del suo lavoro di documentazione delle associazioni e delle realtà politiche della regione vicine al movimento di liberazione.
Secondo la sua famiglia, citata dall’agenzia olandese Anp, sarebbe questa volta stata arrestata perchè si trovava “in una zona interdetta”, una delle tante zone a maggioranza curda della Turchia dove dalla fine di luglio sono in corso le operazioni militari del governo contro la guerriglia e il movimento di liberazione e nelle quali è stato dichiarato una sorta di coprifuoco con la concessione dei pieni poteri alle forze armate e a quelle di sicurezza.
Intanto i due giornalisti britannici del portale di informazione Vice News, detenuti in Turchia qualche giorno fa sulla base di accuse di “terrorismo” prima di essere liberati giovedì scorso, stanno tornando al loro paese. “Due dei nostri giornalisti, Jake Hanrahan e Philip Pendlebury, sono stati rilasciati e sono di ritorno nel Regno Unito. Sono in buona condizione di salute fisica e morale. Ma restano estremamente preoccupati per la sorte del nostro terzo collega, Mohammed Ismael Rasool, che è ancora detenuto”, ha indicato la direzione di Vice News in una nota.
I due giornalisti e Mohammed Ismael Rasool, il loro interprete di nazionalità irachena, erano stati arrestati il 27 agosto mentre seguivano intorno a Diyarbakir, la grande città a maggioranza curda del sudest turco, i durissimi scontri contrappongono da oltre un mese i militanti del Pkk e delle altre formazioni curde alle forze di sicurezza turche. La magistratura di Ankara rimproverava ai due reporter di aver intrattenuto contatti con organizzazioni come lo Stato Islamico (Isis) e il Pkk. I due giornalisti sono stati formalmente incriminati lunedì, anche in questo caso sulla base di accuse di “terrorismo”, e nei loro confronti era scattata la carcerazione preventiva nella prigione di Adana, prima che un tribunale di Diyarbakir ne ordinasse la rimessa in libertà giovedì scorso.
Vice News, che ha categoricamente smentito ogni accusa definendola priva di fondamento e arbitraria, “continua a lavorare senza con tutti i governi e le parti legali coinvolte per assicurare la liberazione” dell’interprete, ha sottolineato oggi il portale.
Per quanto riguarda la situazione sul terreno negli ultimi giorni si assiste a una ennesima recrudescenza degli attacchi della guerriglia turca e dei rastrellamenti da parte delle forze di occupazione turche.
Oggi due ufficiali delle forze speciali di Ankara sono rimasti uccisi e tre agenti sono rimasti feriti nel corso di un attacco al loro veicolo da parte dei guerriglieri del Pkk che hanno utilizzato anche un lanciagranate. L’attacco è da considerare una rappresaglia contro il lancio, da parte delle forze di sicurezza, di una grossa operazione di rastrellamento partita sabato sera nel distretto di Diyarbakir. Il governatore locale ha dichiarato il coprifuoco a tempo indeterminato e diverse persone sono state arrestate. In particolare le forze speciali della polizia hanno concentrato la repressione contro i membri del Movimento Patriottico Rivoluzionario della Gioventù (YDG-H), l’ala giovanile del PKK, nel quartiere Sur di Diyarbakır nel tentativo di distruggere alcune trincee che erano state scavate dalla gente del posto per proteggere i residenti contro gli attacchi dalle forze di sicurezza. Circa due ore dopo un altro attacco ha preso di mira la polizia e tre agenti sono rimasti feriti.
Pochi giorni fa altri quattro poliziotti sono stati uccisi in un attentato esplosivo messo a segno sempre dalla guerriglia curda che ha preso di mira alcuni veicoli blindati che viaggiavano diretti alla periferia della città di Mardin.

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