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Perù: polizia spara sui manifestanti che contestano miniera, quattro morti

Il presidente peruviano, Ollanta Humala, ha dichiarato lo stato di emergenza per 30 giorni ed ha anche autorizzato l’intervento dei militari nelle regioni meridionali di Cusco e Apurímac (abitate da popolazioni indigene di lingua Quechua), per sedare le proteste scoppiate il 25 settembre contro la costruzione della grande miniera di rame Las Bambas, di proprietà della multinazionale Mmg. Gli scontri tra polizia e manifestanti hanno provocato quattro morti e decine di feriti. Gli agenti hanno sparato sulla folla, in maniera indiscriminata, denunciano testimoni e giornalisti. Anche due poliziotti sono stati feriti in maniera grave. Alcune decine le persone arrestate finora.
Il decreto governativo sospende di fatto le garanzie costituzionali – tra le quali la libertà di riunione, di libera circolazione e l’inviolabilità della propria abitazione – nel territorio interessato all’interno del quale la polizia si avvarrà anche dei militari nelle operazioni di controllo dell’ordine pubblico.
Il Perù è il terzo produttore di rame al mondo e nel giro di pochi anni dovrebbe raddoppiare la sua produzione. I minatori chiedono che il piano ambientale del progetto da 7,4 miliardi di dollari sia migliorato e che vengano assunti più lavoratori locali. Le comunità locali accusano invece l’impresa di aver presentato uno studio di Impatto Ambientale falso, per sminuire i danni ambientali che la produzione di rame provocherà nella regione meridionale del Perù. Ma la posta in gioco è alta: la Bambas dovrebbe nascondere circa 7 milioni di tonnellate di rame, una delle più ingenti del mondo, tanto che il governo di Ollanta Humala ha dichiarato quello della Mgm “il progetto minerario più importante della storia del Perù”.
Da giorni, gli abi­tanti di alcune località come Cota­bam­bas e Grau si scon­trano con la poli­zia per con­tra­stare il grande pro­getto mine­ra­rio e venerdì alcune organizzazioni sociali e sindacali hanno proclamato lo sciopero nei territori interessati dal contestato progetto. Gli scontri sono scoppiati dopo che domenica scorsa più di diecimila persone avevano manifestato pacificamente a ridosso dell’area assegnata alla compagnia australiana Mgm Limited, a sua volta filiale della China Minmetals Corp. Al termine della manifestazione un gruppo di manifestanti ha cercato di forzare il cordone di agenti – ben 3000 quelli schierati a guardia delle istallazioni – e la polizia ha risposto prima sparando lacrimogeni e poi pallottole vere sulla folla.

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