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Strage alla Mecca: le bugie dei sauditi, le accuse dell’Iran, le denunce degli alleati

Sono state rimpatriate l’altro ieri le prime salme dei 464 fedeli iraniani morti alla Mecca nove giorni fa a causa della ressa. L’aereo con i corpi è atterrato all’aeroporto di Teheran, dove ad accoglierli c’era anche il presidente Hassan Rouhani.

Intanto continuano le polemiche, roventi, per i troppi i misteri che circondano il numero reale delle vittime della tragedia provocata dalla gigantesca ressa alla Mecca in occasione del pellegrinaggio islamico, lo hajj. L’Arabia Saudita è al centro di una bufera originata principalmente dall’Iran, Paese che ha subito il maggior numero di vittime, assai più dei duecento pellegrini dati per morti dalle autorità di Riad in un primo tempo.
Alla prevedibile ira di Teheran, tradizionale ‘nemico’ di Riad, che accusa i sauditi di falsare il bilancio della strage che a detta delle autorità iraniane sarebbe di ben 4 mila vittime, si sono aggiunte anche le critiche del governo indonesiano che ha denunciato la scarsa collaborazione dell’Arabia Saudita’. Ben tre Paesi, non certo ostili a Riad, come la stessa Indonesia, l’India e il Pakistan convengono sul fatto che il numero reale delle vittime è almeno di 1.100 e non 769 come sostenuto dai sauditi nei giorni scorsi. Anche dai media di un Paese alleato dell’Arabia saudita come l’Egitto sono state lanciate pesanti accuse sulle responsabilità delle autorità di Riad, arrivando ad attribuire l’eccessivo numero di vittime ad un veleno sprigionato da un gas letale.

Sono gli stessi sauditi che con le loro scarse e contraddittorie informazioni sulla tragedia alimentano ulteriori accuse. Per esempio, il ministero della Salute ha dovuto smentire se stesso proprio sul numero delle vittime. Inoltre l’11 settembre, prima dell’inizio del pellegrinaggio, il crollo di una gru aveva ucciso più di cento persone. In quell’occasione il sovrano in persona era intervenuto per punire i presunti responsabili dell’incidente. Dopo l’ennesima strage però nessuna epurazione ha punito gli eventuali responsabili. A tutto questo c’è da aggiungere la storia degli ‘scomparsi eccellenti’ soprattutto iraniani che hanno preso parte all’annuale pellegrinaggio dei quali non ci sono ancora notizie. Decine di denunce di scomparse sono state fatte anche sui social network da parte di familiari di pellegrini da tutto il mondo che non hanno fatto ritorno a casa. Poi, sui media iraniani girano filmati in cui si vedono dei presunti pellegrini in fuga che vengono catturati da uomini in divisa indicati come agenti della sicurezza saudita.

Ecco la ricostruzione egli eventi, fornita alcuni giorni fa dall’Ansa, della più grave strage avvenuta nel regno dopo quella del 1990, quando 1.426 persone morirono a causa di una calca verificatasi in un tunnel che portava alla Mecca dove ogni anno due milioni di persone si radunano per festeggiare l’Eid al Adha, o Festa del sacrificio:

LA VERSIONE DI RIAD: Secondo i sauditi, giovedì scorso, i pellegrini si trovavano a Mina, alla periferia della Mecca, dove i fedeli si radunano per un rito che consiste nel lanciare pietre contro le cosiddette stele di Satana. A Mina sono allestite anche più di 160mila tende che ospitano i fedeli durante il pellegrinaggio. L’incidente sarebbe avvenuto in una via chiamata Street 204 causando la morte di 769 persone. Il governo saudita ha dato la colpa a pellegrini “indisciplinati”. Da parte sua l’Iran ha accusato l’Arabia Saudita di aver gestito male la sicurezza e di aver chiuso per “ragioni sconosciute” due sentieri che conducevano al luogo del lancio delle pietre, causando la ressa incontrollata.

LE ACCUSE DI TEHERAN: Il capo dell’ente iraniano per lo Hajj, Saeed Awehadi parla apertamente di 4.700 morti. Tuttavia a guidare la crociata anti-saudita sono media come la tv satellitare in lingua araba ‘Al Alam’ che riporta sistematicamente il numero di ‘scomparsi’ denunciati da molti Paesi musulmani, come Indonesia e Egitto. Askanews ha visionato un video ricevuto da attivisti iraniani. Nel filmato si vede un gruppo di pellegrini vestiti con il tradizionale lenzuolo bianco che indossano gli ‘Hajji’ inseguiti da uomini in divisa. Nel video girato da un’auto in movimento si vedono i presunti agenti bloccare a portare via almeno due pellegrini. Non è tuttavia stato possibile verificare con certezza luogo e tempo del video.

SCOMPARSI ECCELLENTI: Iran e Arabia Saudita rischiano davvero l’incidente diplomatico se a breve non verrá chiarita la vicenda dei cosiddetti ‘scomparsi eccellenti’: il sito filo governativo ‘Tansim’, pubblica oggi i loro nomi. Si tratta di funzionari dell’ufficio della stessa guida suprema ayatollah Ali Khamenei, di ufficiali dei Guardiani della Rivoluzione che sono partiti per la Mecca ma che non hanno mai fatto ritorno in Patria. Tra gli i dispersi della apocalisse della Mecca, anche l’ex ambasciatore della Repubblica Islamica dell’Iran in Libano, Ghazanfar Mohammad Aslroknabadi. Le autorità di Riad negano l’ingresso del diplomatico ma in base a un documento pubblicato dal ministero degli esteri iraniano, Aslroknabdi è entrato nel suolo saudita con un valido e regolare visto, anche se con un passaporto ordinario e non diplomatico.

LA PRESENZA SUL POSTO DELL’EREDE AL TRONO Secondo l’agenzia iraniana Fars News, il figlio del sovrano ed erede al trono, Muhammad bin Salman bin Abdul Aziz, proprio nel giorno della strage era nella zona dei pellegrini alla Mecca. ‘Per lui e la sua scorta composta da 200 soldati’, la sicurezza avrebbe chiuso due delle tre corsie che portano al luogo della lapidazione di Satana. A quel punto la gente sarebbe stata spintonata nell’unico percorso rimanente causando la gigantesca ressa.

LE CRITICHE DI INDONESIA, PAKISTAN E INDIA Pakistan e India, ma soprattutto Indonesia sono molto critici con le autorità saudite. Tutti e tre i Paesi hanno affermato ufficialmente che le loro rappresentanze diplomatiche a Jeddah hanno ricevuto dalle autorità di Riad ‘le fotografie di 1.100 persone morte nella calca da identificare’, come riporta il quotidiano arabo ‘Rai al Youm’ attribuendo le dichiarazioni a funzionari del ministero degli Esteri dei governi di Jakarta e Delhi oltre che di Tareq Fadil Jueidri, deputato del parlamento di Islamabad. In particolare, l’Indonesia per bocca del responsabile degli Affari Religiosi, Lukman Hakim Seif al Din ha accusato l’Arabia saudita di ‘ostacolare gli sforzi diplomatici’ del suo Paese di ‘ottenere informazioni sulle vittime’ e denunciato di ‘non avere notizie su 220 pellegrini’ indonesiani che non figurano tra le vittime accertate.

MEDICO EGIZIANO: GAS LETALE Gas letale sarebbe la causa dell’eccessivo numero delle vittime. Ad incoraggiare i scettici c’è anche questa ipotesi lanciata da un medico egiziano che risiede in Arabia saudita. Il medico Abdl Hamid Fawzi, che era consigliere del ministero della Salute egiziano, ha affermato che era andato in cerca di suo fratello pellegrino, negli ospedali della Mecca. In un ospedale avrebbe constato che tra i feriti ‘c’erano una cinquantina che soffrivano di una evidente amnesia’. Il medico, ha attributo la perdità della memoria a una lesione al cervello provocata da ‘un gas nocivo’. Gas che diventa ‘letale’ quando il medico egiziano scopre che nel reparto di medicina legale dell’ospedale ‘Al faisl’ scopre che ‘un medico che stava analizzando un campione prelevato dal polmone di una salma’. Una inquietante ipotesi che ha costretto il ministero della Salute saudita di smentire bollandola come ‘completamente falsa’.

 

RIAD SMENTISCE SE STESSA Curiosa infine l’auto-smentita delle autorità sanitarie di Riad. Ieri, il ministero della Salute ha smentito ‘una frase attribuita al vice ministro della Salute, che avrebbe indicato il numero dei pellegrini morti nella calca a oltre 4mila’. Il fatto è che la frase incriminata era stata pubblicata sul sito ufficiale del ministero per poi essere subito dopo cancellata. La tv satellitare iraniana in lingua araba ‘al Alam’ ha infatti pubblicato uno screen shot della pagina web dichiarando che si tratta della pagina ufficiale del ministero della Salute e sulla quale si legge che il vice ministro, Hamad bin Moahmmed al Thueile’h, ‘ha affermato che il numero dei morti della calca di Mina è salito a 4173. ‘Non esiste alcun fondamento alla notizia circolata ed attribuita a sua eccellenza vice ministro della Salute sull’aumento del numero dei morti nell’incidente della calca in al Mina a oltre 4mila’, E’ quanto recita la coincisa frase postata sull’account Twitter del ministero saudita.

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