Si allarga la protesta in Sudafrica contro la decisione da parte del governo di aumentare le tasse universitarie. Ventinove persone tra studenti e attivisti sono state arrestate nel corso delle manifestazioni organizzate per il secondo giorno consecutivo a Città del Capo e sfociate in duri scontri con le forze di polizia.
Ieri il corteo studentesco aveva sfilato fino al parlamento in contemporanea con la presentazione del bilancio provvisorio per il 2016 da parte del ministro delle finanze Nhlanhla Nene.
Gli agenti in tenuta antisommossa hanno caricato il corteo degli studenti e lanciato granate stordenti e gas lacrimogeni contro i manifestanti nella capitale mentre il presidente della Repubblica Jacob Zuma (dirigente dell’African National Congress) ha dichiarato che incontrerà i rappresentanti degli studenti nel tentativo di placare la mobilitazione.
Ma la protesta prende di mira proprio il partito di governo e chiede non un aumento minore di quanto prospettato – il 6% contro il 10% inizialmente preventivato – nei giorni scorsi dall’esecutivo nel tentativo di fermare le manifestazioni, ma una abolizione tout court di un rialzo delle tasse di iscrizione che impedirebbe a decine di migliaia di giovani delle classi povere di accedere alla formazione superiore.
Una portavoce del movimento studentesco a Pretoria, Karabo Sekhukhuni, ha detto: “Non vogliamo un aumento delle tasse perché quelle attuali sono già troppo alte per gli studenti poveri”. “La luna di miele del 1994, quando ci raccontavano che eravamo liberi, è finita”, ha invece dichiarato uno dei leader della protesta.
“Queste scene ricordano le proteste del 1976” dice Motheo Lengoasa, studente dell’Università di Capetown citato da The Guardian, riferendosi alla protesta di Soweto del 16 giugno, quando la polizia del regime razzista uccise almeno 69 studenti che protestavano contro il progetto di insegnare ai neri solo in Afrikaans, la lingua degli oppressori.
Ieri migliaia di studenti hanno partecipato ad un sit-in convocato di fronte alla sede centrale dell’African National Congress (Anc), impedendo al segretario della formazione, Gwede Mantashe, di tenere un discorso ai dimostranti. I leader della protesta hanno invece consegnato ai leader del partito di governo un memorandum con le loro richieste ed hanno annunciato una nuova manifestazione a Pretoria.
Sempre ieri tre studenti sono rimasti feriti a Port Elizabeth, nella provincia di Eastern Cape, dove circa 150 manifestanti della Nelson Mandela Metropolitan University si sono scontrati con la polizia, che ha sparato proiettili di gomma per disperdere la folla. Più di mille studenti hanno invece manifestato a Pretoria, dove la locale università ha dovuto sospendere le lezioni e cancellare le sessioni d’esame in programma per la giornata.
Dopo le prime proteste, iniziate il 13 ottobre all’università di Witwatersrand, a Johannesburg, la mobilitazione si è notevolmente estesa, coinvolgendo ora almeno 14 istituti universitari del paese africano, alcuni dei quali sono stati occupati (in alcuni casi sono state erette delle barricate) costringendoli alla sospensione delle lezioni e degli esami. E questo nonostante, o forse proprio a causa del fatto che il 17 ottobre il consiglio dell’università del Witwatersrand abbia sospeso la decisione di aumentare le tasse del 10,5% nel 2016, con la promessa di non prendere misure analoghe senza negoziare prima con gli studenti e il ritiro delle azioni disciplinari adottate contro chi aveva partecipato alle proteste.
Nei giorni scorsi un professore dell’università del Witwatersrand, David Dickinson, ha scritto sul quotidiano The Conversation un articolo in cui spiega perché il consiglio universitario del suo ateneo – di cui fa parte – aveva approvato l’aumento delle tasse: le università sudafricane si trovano in difficoltà economiche a causa della forte diminuzione dei finanziamenti statali. Dickinson, che aveva votato contro la misura, afferma: “La Wits e altre università stanno diventando di fatto delle istituzioni private. D’élite non sulla base delle capacità intellettuali degli studenti, ma della loro estrazione sociale. Le divisioni in Sudafrica possono solo aumentare se ai ricchi viene garantito un buon livello di istruzione mentre i poveri ricevono un’istruzione inadeguata”.
E’ questo il Sudafrica per cui hanno lottato Nelson Mandela e tutti gli attivisti contro l’apartheid, anche a costo della loro vita?
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa