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Palestina. Nessuna voce sopra quella della Rivolta Popolare

L’amministrazione americana, insieme a molti paesi arabi, che condividono interessi comuni, stanno esercitando una forte pressione sulla leadership palestinese per stroncare qualsiasi movimento popolare di resistenza contro l’occupazione israeliana. Gli Stati Uniti e alcuni paesi arabi temono gli effetti e i risultati dello scoppio di una terza intifada, che possa e debba rimettere la centralità della causa palestinese nell’agenda politica araba e internazionale, nel conflitto con Israele.

Già Netanyahu aveva dichiarato l’esistenza di collaborazioni tra Israele e paesi arabi che hanno interessi comuni con Israele, in quanto sono contro lo Stato della Siria e contro la guerra nello Yemen, e che lo scoppio di una terza intifada può minare i rapporti di Israele con questi paesi e provocare ripercussioni negative su Israele.
Il Segretario di Stato americano, Kerry, ha avuto diversi contatti con i leader arabi e con il presidente Mahmoud Abbas ed ha espresso, in primo luogo, l’interesse degli Usa a porre fine alla rivolta popolare palestinese contro l’occupazione e l’aggressione di Israele.
D’altra parte, Kerry nei suoi incontri con la leadership palestinese, la Giordania, gli israeliani ha fatto notare la sua insistenza sul collegamento tra il nome di Al Aqsa al “Monte del Tempio” senza scrupoli giuridici o politici, e questo riflette il grado di attiguità degli Stati Uniti con la logica di Israele, così come il Segretario generale delle Nazioni Unite che ha avuto lo stesso approccio degli Stati Uniti, invece di impegnarsi per le risoluzioni internazionali.
Kerry incontrando Abu Mazen, aveva come obiettivo primario quello di sollecitare la leadership palestinese a contenere la rivolta popolare palestinese e a preparare un clima di calma nei territori palestinese in previsione di una futura trattativa tra le parti e di adottare passi importanti necessari al fine di riportare la calma ad Al-Aqsa, che verrà affidato alla Giordania e ad Israele, secondo vecchi accordi che risalgono a dopo la guerra del 1967. Kerry ha voluto ignorare che Gerusalemme Est, tra cui Al-Aqsa, è sotto la responsabilità della leadership palestinese, come il resto dei confini del giugno 1967. Per essere più precisi, dal 1988, anno in cui l’Olp, in accordo con la Giordania, ha assunto la piena responsabilità dei territori palestinese sotto occupazione israeliana.
Kerry ha informato entrambi, Abu Mazen e Netanyahu, e i paesi arabi che hanno influenza rilevante, vale a dire Giordania, Egitto, Arabia Saudita, delle linee generali del suo piano: fermare l’escalation da entrambe le parti, palestinese ed israeliana, quindi Israele dovrà fermare le incursioni alla moschea di Al Aqsa e non dovrà attuare i suoi piani di spartizione spaziale e temporale, e dovrà fermare l’attività d colonizzazione. La seconda fase del piano di Kerry dovrebbe creare l’atmosfera per l’inizio di una nuova fase di negoziati di pace tra le parti e ponendo le basi per questo. Netanyahu come kerry, sono convinti che il problema sia solo la moschea di Al Aqsa, e che avere un controllo elettronico, tramite telecamere, basterebbe a calmare gli animi, ignorando la questione permanente dell’occupazione.
C’è una forte riserva palestinese al piano Usa, perché gli Stati Uniti non hanno mai mantenuto le precedenti promesse, e non hanno mai esercitato pressioni sul governo Netanyahu per fermare gli insediamenti, e non hanno mai preteso il rispetto delle promesse ai palestinesi. Il governo di Netanyahu non ha mai rispettato nessun accordo e ha continuato le procedure di ebraicizzazione di Gerusalemme e l’espansione degli insediamenti, intensificando la sua offensiva contro la moschea di Al Aqsa, cercando di dividerla nel tempo e nello spazio, ciò che i palestinesi respingono e fronteggiano.
La rivolta popolare palestinese è venuta, in risposta, ai crimini di Israele, nonché ai crimini dei coloni, protetti e sostenuti dal governo dell’occupazione sionista. I palestinesi temono che le manovre degli Usa siano una copertura ai crimini di Israele contro il popolo palestinese, tanto più che l’amministrazione americana sostiene Israele e condanna la rivolta popolare palestinese e considera terrorismo il diritto all’autodifesa contro l’occupazione israeliana.
I palestinesi, convinti che la visita del Segretario di Stato sia parte dei tentativi Americani di dissuadere i palestinesi dal procedere in azioni punitive contro gli israeliani, e di far rivedere le decisioni e le azioni contro Israele, perché non ricorrano alla Corte penale, o alla richiesta di protezione internazionale per il popolo palestinese dai crimini perpetrati d’Israele.
Il presidente palestinese ha delle riserve, come riferiscono fonti palestinesi, sulle manovre americane, nonché sulle pressioni esercitate nei suoi confronti da parte di esponenti internazionali e arabi. Nel suo ultimo discorso al popolo palestinese ha posto la condizioni che la leadership palestinese non rispetterà nessun accordo con Israele fino a quando Israele non li rispetterà a sua volta ed ha confermato l’irreversibilità di questa decisione già adottata dal Consiglio Centrale dell’Olp. Poi ha aggiunto: diciamo in modo chiaro e inequivocabile che non accetteremo di cambiare lo status nella Moschea di Al Aqsa, non lasceremo passare eventuali piani israeliani volti a compromettere i luoghi islamici, e questo è un nostro diritto, palestinesi e musulmani in tutto il mondo. Egli ha sottolineato che la pace, la sicurezza e la stabilità saranno raggiunti solo con la fine dell’occupazione israeliana e la nascita dello Stato palestinese indipendente, sulle linee di confini del 4 giugno 1967, con Gerusalemme capitale.
Le condizioni palestinesi sono chiare ed inequivocabili. Eventuali riunioni o vertici su invito americano dovranno soddisfare le richieste palestinesi per determinare un calendario per la fine dell’occupazione, in mancanza di ciò i palestinesi non parteciperanno a nessun vertice. L’atteggiamento palestinese sembra deciso a non accettare nessun vertice, sono stanchi di sentire ingannevole promesse. Ora più che mai, con l’accesa rivolta popolare, guardano a realizzare una giusta pace, liberandosi dall’occupazione israeliana, una volta per sempre.
 

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