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Caso Oxy: Ecuador condannato a pagare un miliardo di dollari

Il Centro internazionale per il regolamento delle controversie relative agli investimenti (nell’acronimo spagnolo Ciadi, in quello inglese Icsid), organo della Banca Mondiale con sede a Washington, ha confermato la condanna inflitta a Quito: l’Ecuador dovrà pagare un indennizzo alla multinazionale petrolifera statunitense Oxy per aver espropriato i suoi beni e aver violato il Trattato di protezione bilaterale degli investimenti firmato con gli Stati Uniti.

“Abbiamo ottenuto l’annullamento del 40% della sanzione originaria, ovvero 700 milioni di dollari in meno, ma ci ordinano di pagarne 1000” ha detto al paese il presidente Rafael Correa, definendo il verdetto “un attentato contro la sovranità” originato “dai trattati firmati nella lunga e triste notte neoliberista”. “Continueremo a negoziare”, ha aggiunto Correa per tutta risposta, specificando che Quito ha presentato una proposta alla Oxy.

I fatti risalgono al 2006, quando L’Ecuador decretò la caducità del contratto di partecipazione firmato con la Oxy per lo sfruttamento congiunto degli idrocarburi del cosiddetto “Bloque 15”: una decisione presa dopo che Oxy aveva ceduto il 40% delle sue azioni alla società canadese Aec, mossa che in base al contratto avrebbe necessitato dell’avallo del governo ecuadoriano.

I giacimenti sfruttati all’epoca da Oxy – con capacità di produzione di 100.000 barili di greggio al giorno – passarono a Petroecuador e in seguito a Petroamazonas.
Già nel 2012 il Ciadi si era espresso a favore di Oxy, ordinando che venisse compensata con 1,7 miliardi di dollari; sanzione infine ridotta.

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