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L’Ucraina legalizza i mercenari stranieri

Ieri pomeriggio le forze ucraine sono tornate a bombardare con mortai da 82 mm la periferia settentrionale di Donetsk. Ne ha dato notizia l’agenzia informativa della Repubblica popolare di Donetsk, nnr.su, specificando che, fortunatamente, non si sono registrate vittime. I tiri di mortaio erano iniziati la notte precedente e si erano concentrati sui quartieri di Spartak, dell’aeroporto e della periferia occidentale del capoluogo della DNR; in quest’ultimo settore erano stati rinvenuti anche spezzoni di razzi “Grad”. In tarda serata poi, la DNR denunciava il dispiegamento di forze e mezzi pesanti ucraini attorno a Donetsk, concentratisi in particolare su Marynka, Volnovakha e Avdeevka. Ulteriore segnale che non lascia ben sperare sulle intenzioni di Kiev, l’evacuazione dei feriti da Dnepropetrovsk, regione ucraina più prossima alle operazioni di guerra.

Se questa è l’interpretazione ucraina degli accordi di Minsk sul cessate il fuoco, fa il paio con essa la legalizzazione, come scrive la Tass, di mercenari stranieri in Ucraina, come risultato della firma apposta da Petro Porošenko alla legge adottata il 6 ottobre dalla Rada “Sullo svolgimento del servizio militare nelle forze armate ucraine da parte di stranieri”. Secondo il testo esplicativo della legge, l’obiettivo è quello dello “elevamento delle capacità combattive delle forze armate ucraine e della diminuzione delle perdite umane e finanziarie dell’Ucraina, come conseguenza delle azioni di guerra nell’est dell’Ucraina”.
La Tass riporta le dichiarazioni di alcuni deputati, secondo cui “dopo che gli stranieri avranno la possibilità legale di servire nelle FF.AA ucraine, il paese potrà disporre di alcuni reparti addestrati, esperti e motivati, in quantità non superiore ai mille uomini”.
Soprattutto, l’illustrazione del provvedimento dice senza mezzi termini che, in tal modo, l’Ucraina potrà evitare la necessità di mobilitazioni e “ridurre le spese a vario titolo per i partecipanti alle operazioni, quali i sussidi agli invalidi e alle famiglie dei caduti” o la “assistenza psicologica gratuita obbligatoria” per i reduci dalle operazioni di guerra, per evitare che “divengano una minaccia sia per la propria famiglia, che per la società intera”. Si commentano da sole tali e tante “generosità” e “preoccupazione” dei golpisti di Kiev per il proprio popolo. C’é da ricordare che, in precedenza, la Rada aveva semplificato e reso più celere la procedura per l’ottenimento della cittadinanza ucraina da parte di militari stranieri: permanenza nel paese ridotta da cinque a tre anni, niente obbligo di conoscere la lingua ucraina e dimostrare le proprie disponibilità economiche. Kiev non ha dunque mai negato la presenza di soldati o mercenari stranieri inquadrati tra le truppe regolari o i battaglioni “volontari”.
Ma, al di là delle note “tecniche” del provvedimento, i suoi significati sociale e politico sono chiari. Per quanto riguarda il primo, le annunciate tre, quattro, anche cinque “ondate di mobilitazione”, teoricamente iniziate un anno fa, hanno solo accelerato la fuga di migliaia di giovani dal paese, pur di sottrarsi all’obbligo di andare a combattere contro altri cittadini ucraini – le milizie del Donbass – quando non a sparare direttamente su obiettivi civili nel sud est del paese. Ragion per cui, con ogni probabilità, a Kiev comincia a scarseggiare carne viva da mandare al fronte. Per quanto riguarda il secondo, una misura del genere non fa che confermare – a voler essere molto cauti con le parole – la scarsa volontà di Kiev di risolvere davvero pacificamente la questione del Donbass. Se già nel marzo scorso l’Ucraina aveva legalizzato la presenza nel paese di alcune centinaia di istruttori stranieri; se a giugno Porošenko aveva firmato la legge che consente l’introduzione di militari stranieri in Ucraina; se ora si formalizza la presenza di mercenari stranieri anche tra le truppe regolari, quale può essere lo scopo di tale provvedimento, se non quello del loro utilizzo in operazioni di guerra? Da mesi si parla (ci sono video che non ci si preoccupa di occultare) anche di istruttori italiani nelle file di Pravyj sektor che, a detta degli stessi neonazisti, “insegneranno ai nostri ragazzi l’arte della guerra, trasmettendo loro la propria esperienza e trasformandoli così, a loro volta, in nuovi istruttori per l’esercito ucraino”. Dunque, non bastano le centinaia di istruttori USA che da mesi addestrano le reclute della Guardia nazionale (la ridenominazione “legalizzata” di ex combattenti di Pravyj sektor); non basta che il portavoce del Dipartimento di stato, Mark Toner, abbia confermato l’arrivo a breve di nuovi istruttori USA per l’addestramento di reparti dell’esercito di Kiev. Quello che manca sono proprio i mercenari che non abbiano scrupoli quando si troveranno di fronte i vecchi e le donne del Donbass. Per i bombardamenti sono sufficienti le truppe nazionali; quando si tratta di guardare negli occhi i civili da uccidere, ci vuole chi sia addestrato a farlo. E che costi anche poco alle casse nazionali in default.
Tutto in vista del “processo di pace”? 

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