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Fallisce il golpe della Troika in Portogallo: le sinistre sfiduciano Coelho

11 giorni. Tanto è durato il governo del primo ministro Pedro Passos Coelho che ieri si è visto sfiduciare in parlamento da ben quattro mozioni, presentate da altrettanti partiti che si preparano ora a formare un governo di coalizione.

Fallisce così il tentativo di forzatura della prassi parlamentare passato attraverso il presidente della Repubblica Aníbal Cavaco Silva, dello stesso partito di Coelho (i socialdemocratici del CDS, nonostante il nome formazione dichiaratamente di destra), che aveva testualmente dichiarato: “in 40 anni di democrazia, nessun governo in Portogallo è mai dipeso dal sostegno di forze antieuropeiste, forze che dichiarano di volere abrogare il Trattato di Lisbona, il Fiscal Compact, il Patto di Stabilità e Crescita, così come di smantellare l’unione monetaria e portare il Portogallo fuori dall’euro, e addirittura vogliono la dissoluzione della NATO”.

Il riferimento di questo bel programma è ovviamente il Partito Comunista che alle elezioni di ottobre ha ottenuto l’8% in coalizione con i verdi, diventando la quarta forza parlamentare e rendendo così possibile un eventuale governo di coalizione delle sinistre con il Partito Socialista e il Blocco di Sinistra (rispettivamente secondo e terzo partito). Come detto, in un primo momento l’opzione naturale di affidare il governo ai partiti che alleandosi avrebbero ottenuto la maggioranza parlamentare si era scontrata contro il rifiuto del presidente, che si è ostinato ad affidare l’incarico a Coelho nel tentativo di un governo di minoranza o sperando che il Partito Socialista si decidesse a sostenerlo in una “grande coalizione”, ma come era evidente il tentativo si è scontrato con i numeri.
La “mozione per respingere” il governo presentata dal Partito Socialista è stata infatta approvata con ben 123 voti a favore e solo 107 contrari.
Mentre fuori dal parlamento i sindacati e i lavoratori manifestano contro il ritorno al potere truffaldino dei responsabili del disastro sociale targato troika, i partiti che dovrebbero dare vita ad una nuova coalizione delle sinistre stanno dando vita ad una equilibrata ragnatela di accordi bilaterali sul programma, per tenere unite anime, programmi e obiettivi assai differenti, soprattutto per quanto riguarda il giudizio sull’Unione Europea, sul dogma della riduzione del debito, sui memorandum a base di austerity, privatizzazioni, decurtazioni salariali e pensionistiche e licenziamenti di massa firmati precedentemente con Bruxelles da parte del governo socialista di Josè Socrates e poi – ancora più duri – da quello conservatore guidato da Coelho.

Il Partito Socialista guidato da Antonio Costa ha confermato la sua volontà di una “strategia di consolidamento dei conti pubblici”, cioè di mantenere fede al memorandum, mentre il Partito Comunista ha voluto affermare “il diritto del Portogallo a uno sviluppo sovrano”, che sembra spingere esattamente dalla parte opposta, cioè verso il rifiuto del referendum, come scritto nel suo programma elettorale che comprende l’uscita dall’euro oltre che una critica frontale alla permanenza di Lisbona nella Nato.
In vista dell’esito scontato del voto di sfiducia durante lo scorso fine settimana le segreterie dei partiti di opposizione hanno ratificato un documento programmatico contenente 70 misure economiche e politiche e che dà il via libera ad Antonio Costa per formare un esecutivo a guida socialista appoggiato dalle sinistre: il Partido Comunista Português (Pcp), il Bloco de Esquerda (Be) e il Partido Ecologista os Verdes (Pev).
Tra le misure concordate – che poi si voglia o si riesca a metterle in pratica, come dimostra quanto avvenuto ad Atene, è tutta un’altra storia – ci sono quelle volte ad «aumentare il reddito delle famiglie per rilanciare l’economia», l’annullamento del taglio degli stipendi dei lavoratori pubblici e di quello al salario minimo (ormai ridotto a soli 505 euro), la riduzione dei contributi previdenziali, il contrasto alla precarietà e la reintroduzione di alcuni giorni festivi aboliti dai precedenti esecutivi targati Troika. Sul rapporto con l’Ue il documento appare un mediazione confusa tra le varie anime: si criticano i diktat della Troika ma al tempo stesso si auspica una accelerazione del processo di integrazione politica dell’UE che coinvolga tutti i paesi nella dinamica decisionale.
Adesso bisogna attendere la prossima mossa del presidente Cavaco Silva, che dopo le consultazioni dovrebbe affidare l’incarico a Costa. La seconda opzione, quella di rinviare a nuove elezioni e nel frattempo affidare la gestione delle spese correnti al precedente esecutivo, anche se appare meno probabile, rimane sul piatto. Con l’obiettivo di dare il tempo ai portoghesi di ripensare la propria scelta del 4 ottobre ubbidendo così all’Unione Europea e alla Troika e scegliendo, la prossima volta, i partiti graditi a Bruxelles.

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