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Le menzogne (documentate) sulla “profanazione” di Parigi

In questi giorni molti media hanno riferito e denunciato che, domenica 29 novembre, parecchi dei manifestanti riunitisi nel centro di Parigi per contestare la conferenza dei capi di Stato sul cambiamento climatico (COP 21) in corso nella capitale francese avrebbero “saccheggiato” e “oltraggiato” il memoriale dedicato alle vittime del 13 novembre creato intorno al monumento alla Marianne in Place de la Republique. Ma quello che si può chiaramente vedere dalle foto e dai video è che sono stati proprio i manifestanti che finché hanno potuto hanno protetto i fiori, le candele e i biglietti apposti dai passanti e dai parenti in memoria delle vittime delle stragi di due settimane fa, finché sono stati costretti alla fuga precipitosa dai gas lacrimogeni sparati dalla polizia in assetto antisommossa. Se è vero che alcuni manifestanti hanno scagliato contro gli agenti ciò che avevano a portata di mano, è altrettanto vero che i poliziotti hanno calpestato e distrutto il memoriale nella loro foga repressiva. Eppure praticamente nessun importante media mainstream tra quelli che hanno esecrato “l’oltraggio dei manifestanti” al memoriale si è degnato di raccontare come sono andate veramente le cose.

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Di seguito pubblichiamo invece una corrispondenza che ci è stata inviata da una lettrice parigina di Contropiano ed attivista. Di cui evitiamo di riportare il nome, visto il clima che si respira in Francia…

Ore 11 Place de La Republique. L’appuntamento per il corteo è alle 12, ma la piazza già si sta riempiendo e colorando. Compagni inglesi stanno allestendo una tavolata per servire del cibo a sottoscrizione libera, altri portano delle mega marionette autocostruite, altri striscioni, etc. Alle 12 la piazza è gremita di gente di ogni tipo e di ogni età, ciò che li accomuna è solo la voglia di gridare forte che non siamo più disposti a distruggere il nostro pianeta in nome del profitto. Nel frattempo, ad una fermata di metro, le associazioni fanno una catena umana, alcuni di loro poi raggiungeranno la piazza. Dopo un’ora che si occupava in modo allegro piazza della Repubblica, la gente decide di tentare di percorrere quello che sarebbe dovuto essere il percorso del corteo. Primo tentativo fallito, le guardie abbigliate da robocop fanno muro. Si fa un giro della gigantesca piazza e si tenta di uscire da un’altra parte, ma anche lì niente da fare. Si ritenta ancora e le guardie decidono di caricare i manifestanti, così si verifica un breve scontro molto impreparato (tanto è vero che, per disperazione, si tirano le scarpe, i fiori e le candele che stavano nella piazza in memoria delle vittime degli attentati, perchè la gente non aveva proprio niente da poter lanciare in difesa dalle manganellate delle forze dell’ordine!). Tanto è bastato per far scattare una strategia davvero agghiacciante. Spero che le guardie italiane non apprendano la tecnica che sto per descrivervi perchè è stato davvero pesante, anzitutto da un punto di vista psicologico. Le cariche sono state fatte con i soliti lacrimogeni e manganelli ma hanno spezzato il “corteo” in almeno 3 gruppi. Ciascun gruppo veniva caricato da 3 file di robocop seguiti dai furgoni della celere. Piano piano le guardie hanno spinto i gruppi verso le pareti della piazza, fino a tenere in pochi metri quadrati centinaia di persone che dovevano stare appiccicati come sardine. Dalle 14 alle 19 (circa) hanno mantenuto questa gabbia a cielo aperto e circa ogni 5 minuti i poliziotti-robocop si avvicinavano in gruppo, prendevano una o due persone a caso e la arrestavano. Tra queste, hanno preso un ragazzo che era venuto alla manifestazione con sua madre che era proprio accanto a lui. La signora, di fronte al figlio che veniva trascinato via, ha cercato di farsi arrestare ma le guardie non le hanno neanche risposto ed hanno continuato ad ignorarla mentre lei li implorava di essere arrestata e portata nello stesso commissariato del figlio. 
Immaginatevi che cosa puo essere significato stare tutte quelle ore “rinchiusi” dalle guardie, spiaccicati alla gente come se fosse un vagone della metro alle 8 del mattino, vedendo le persone davanti a te che venivano caricate- a volte anche prese a manganellate. Incredibilemente, la gente ha cercato di passare il tempo e di sdrammatizzare, e cosi si sono fatti cori-sfottò, qualcuno ha messo della musica tekno, altri sono saliti su un albero piuttosto alto con una bandiera della pace, dei clown hanno fatto qualche sketch. Da 300 che eravamo in questo cerchio, alla fine siamo rimasti in 50..gli altri sono stati tutti arrestati. Il bilancio della giornata è pesante. Più di 300 persone sono state arrestate con l’accusa di manifestazione illegale ed agli stranieri è stato dato il foglio di via immediato ed il divieto di rientro in suolo francese per un anno (anche i ragazzi inglesi che hanno organizzato il pranzo sono stati tutti arrestati ed espulsi dalla Francia) . La pena per i cittadini francesi, invece, arriva fino a 6 mesi di carcere e 7500euro di multa.
Infine, ho visto diversi poliziotti fare riprese e, considerato quello che è successo la scorsa settimana, è molto probabile che nei prossimi giorni arresteranno anche gli altri manifestanti che sono riusciti a defilarsi. Infatti, domenica 22 Novembre si era svolta, sempre a piazza della Repubblica, una manifestazione in solidarietà dei migranti. Naturalmente, a seguito dei drammatici attentati, ogni iniziativa è stata proibita. Ciò nonostante, il corteo ha deciso di manifestare ugualmente. La manifestazione del 22 Novembre si è trasformata in una sorta di gioco in cui le forze dell ordine inseguivano i manifestanti che, compatti, correvano lungo il percorso stabilito. Tutto sembrava esser andato bene e gli organizzatori erano felici. Purtroppo, però, il giorno successivo 58 persone sono state convocate in questura per manifestazione illegale ed altre 6 persone sono state predisposte agli arresti domiciliari.
Nonostante il clima pesantamente repressivo, nonostante le minacce e le decine di persone in carcere, l’assemblea Anticop21 e Climate Justice Action, hanno deciso di mantenere le loro iniziative di denuncia delle decisioni dei governanti che, invece di porre fine alle reali cause del cambiamento climatico (il sistema capitalistico), continuano a tenerci sulla traiettoria che conduce verso la distruzione del pianeta terra. 

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