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Francia. Il ‘fronte repubblicano’ regge, l’affluenza ferma il Front National

Alla fine il Front National delle due Le Pen non l’ha spuntata in nessuna delle regioni francesi in cui ieri si è andati al ballottaggio. L’aumento significativo dell’affluenza alle urne rispetto al primo turno – circa dieci punti percentuali in più, il 59 contro il 50% – ha sbarrato la strada all’estrema destra, anche in quelle regioni dove il FN era arrivato in testa una settimana fa destando l’allarme dei partiti dell’establishment ma anche delle organizzazioni e degli intellettuali antifascisti di tutta Europa.
Nonostante le ambiguità della destra gaullista, con Sarkozy che aveva rifiutato di far ritirare i propri candidati arrivati terzi per far convergere i suoi voti sui rappresentanti socialisti per impedire l’elezione di quelli del FN, la maggioranza degli elettori ha di nuovo deciso di seguire la pratica del ‘Fronte Repubblicano’ impedendo così alla destra xenofoba di conquistare lo storico risultato anche in una sola regione.
Certo, il Front National ha di nuovo aumentato i suoi consensi in termini assoluti, ottenendo sei milioni e seicentomila voti (ducecentomila in più rispetto al primo turno), ed affermandosi ormai compiutamente come una delle tre forze principali del panorama politico d’oltralpe, spesso al primo posto. Il partito di estrema destra considerato capofila degli euroscettici e xenofobi di tutto il continente continua la sua progressione, arrivando al 30% e solo un sistema elettorale truffaldino basato su due turni elettorali ha privato della rappresentanza l’estrema destra francese.
E se anche la mobilitazione dell’elettorato ‘repubblicano’ e in qualche modo antifascista ha evitato la vittoria dei lepenisti, i dirigenti della formazione xenofoba e nazionalista hanno già cominciato a sfruttare la situazione per denunciare quello che definiscono “il complotto” dell’intero sistema politico, francese e continentale, contro “l’unico partito che difende i diritti dei francesi” contro l’invasione di immigrati e le pretese dell’Unione Europea. La campagna elettorale per le elezioni legislative e per quelle presidenziali è di fatto già cominciata. Marine Le Pen ha accusato ieri “la diffamazione ordinata da palazzi dorati” ed ha affermato: “Quanti hanno votato per il Fn hanno resistito alle intimidazioni, agli infantilismi e alle manipolazioni». “Ci sono vittorie che sono una vergogna per i vincitori” ha fatto notare la ventiseienne Marion Maréchal-Le Pen, nipote del fondatore del Front National – nel frattempo espulso dal partito per legittimare l’ascesa al potere mancata d’un soffio – e astro nascente della formazione guidata da Marine Le Pen e da Florian Philippot.

Il secondo turno ha consegnato sette regioni alla destra ‘moderata’ di Sarkozy e cinque ai socialisti di Hollande – che così ha evitato quella disfatta che sembrava sicura visti i risultati del primo turno – mentre in Corsica si è registrata la storica vittoria della coalizione indipendentista.
Les Republicains (così si chiamava l’alleanza di centrodestra) hanno strappato la prestigiosa regione parigina, l’Ile-de-France (da ben 17 anni in mani socialiste), ed hanno vinto in Normandia, Nord-Pas-de-Calais-Picardia, Provenza-Alpi Costa azzurra, Alsazia-Champagne-Ardenne-Lorena, Alvernia-Rodano-Alpi e nella Loira. I socialisti, che prima controllavano ben 12 regioni mantengono Bretagna, Aquitania-Limousin Poitou-Charentes, Linguadoca-Rossiglione-Midi-Pirenei, Borgogna Francia-Contea, Centro Valle della Loira.
Nulla da segnalare a sinistra, dove le varie formazioni – il Front de Gauche reduce dal voto favorevole a tre mesi di stato d’emergenza e gli ecologisti – si sono di nuovo limitate a fare da stampella di un centrosinistra che, sotto la guida di Manuel Valls, assume contorni sempre più liberisti, autoritari e guerrafondai.

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