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Mal di pancia nell’Altra Europa. La sinistra si inchioda sulle elezioni

Per molti è uno scenario già visto, per altri è la conferma della ruvidità delle relazioni tra individualità, attivisti sociali e i residui dei partiti della sinistra radicale (Sel, Prc), ma la discussione che è emersa dall’assemblea nazionale de L’Altra Europa – Lista Tsipras, del 18 e 19 aprile, offre uno spettacolo non imprevisto né imprevedibile.

Una lettera aperta inviata alla vigilia dell’assemblea nazionale da un cospicuo numero di firmatari, anche con funzioni e storie diverse tra loro, affermano di “non condividere il percorso che l’attuale gruppo dirigente dell’Altra Europa sta perseguendo”. Colpisce il fatto di trovare tra i firmatari gli intellettuali che presero la testa dell’operazione lista Tsipras lo scorso anno (Luciano Gallino, Barbara Spinelli, Guido Viale etc.) e attivisti in prima linea nel movimento No Tav come Nicoletta Dosio o attivisti ambientalisti e antimilitaristi come Ivano Marescotti. Insomma persone che, per motivi molto diversi, mal sopportano le ingerenze o le esigenze dei partiti. Questi ultimi spesso combattuti tra un ostracismo che ha molte ragioni di darsi e la riduzione al ruolo di “portatori” in quanto uniche strutture organizzate sul territorio. Questa difficile convivenza, esplode poi sistematicamente in occasione delle elezioni, anche di quelle municipali o delle comunità montane se ve ne fosse l’occasione.

Non può non balzare agli occhi il fatto che gran parte delle doglianze espresse dai firmatari della lettera aperta facciano riferimento a episodi o scelte imposte da Sel e Prc in occasione delle prossime elezioni regionali. I due partiti, entrambi attraversati da spaccature territoriali caso per caso, sembrano aver ritrovato la sintonia perduta dopo il congresso di Chianciano del Prc e la successiva scissione operata da Vendola e c.

Da un lato la scelta – giusta – di andare a liste alternative e non in coalizione con il Pd, ha messo in fibrillazione Sel (ma anche federazioni del Prc come quella di Venezia), dall’altro l’intesa ritrovata tra Sel e Prc, per esempio, ha fatto seri danni nel rapporto con esperienze più legate ai movimenti sociali in realtà come la Campania e la Liguria.

Insomma tra ansia da prestazione elettorale (o sindrome da quorum) e pretesa, non peregrina, di non essere trattati come appestati in tutti i “nuovi inizi” a cui abbiamo assistito dalla disfatta dell’Arcobaleno nel 2008 fino ad oggi (Alba, Cambiare si può, Rivoluzione Civile e infine Lista Tsipras), i partiti della sinistra radicale sembrano ritrovarsi sempre alla casella di partenza. Ma è così da quando, soprattutto nel rapporto con il Pd, la sinistra radicale è diventata oggetto e non soggetto dei suoi destini.

Quando abbiamo dato un contributo alla sfida della costruzione di Ross@, che alcuni hanno lasciato proprio rispondendo al “richiamo della foresta” per ritornare nella palude di cui stiamo parlando, siamo stati consapevoli che con questo mondo e questa modalità andava operata una rottura, in sinergia con l’unità sui terreni del conflitti, ma assumendo la rottura come presupposto. Rottura con la gabbia dell’Unione Europea innanzitutto (cosa che l’Altra Europa continua a rimuovere nonostante quanto la Grecia stia dimostrando) e con il sistema Pd (che è qualcosa di più invasivo e coercitivo di quanto sia il solo Renzi). Ma su entrambi i fattori di rottura, decisiva per qualsiasi ricostruzione, il mondo della sinistra che l’ha sfangata per un pelino con l’Altra Europa per Tsipras alle elezioni europee, continua a sognare di poter ritornare alla situazione precedente e non riesce a immaginare né ad immaginarsi in una funzione diversa e antagonista nel futuro. Nasce anche da questo la nostra alterità all’ipotesi della Coalizione Sociale di Landini, intuizione giusta ma con orizzonte improponibile (riformista) e interlocutori controproducenti sul piano sociale (le associazioni del terzo settore).

Insomma, con questa tormentata residualità della sinistra condividiamo talvolta le stesse piazze ma guardiamo a modalità e interlocutori diversi per renderle vive. Non è un caso che la Fiom, Sel, associazionismo del terzo settore si tengano alla larga dalle manifestazioni contro l’Expo dei prossimi giorni).

E’ un dibattito e una divaricazione che non nasce oggi e che probabilmente non si ricomporrà domani se non perchè la realtà – che ha la testa dura – si incaricherà di dimostrare la validità delle opzioni sul campo.

Riproduciamo qui di seguito il testo della lettera aperta inviata all’assemblea nazionale de L’Altra Europa e indichiamo questo link https://gianluigiagora.wordpress.com/2015/04/19/guido-viale-risponde-a-eleonora-forenza/ per leggersi il duro botta e risposta tra Marco Revelli e l’eurodeputata del Prc/Altra Europa Eleonora Fiorenza. I lettori di Contropiano traggano da sè le proprie conclusioni. Conoscono questo mondo quanto e meglio di noi.

Lettera aperta all’assemblea nazionale de L’Altra Europa

Abbiamo condiviso e continuiamo a condividere l’appello iniziale L’Europa a un bivio, che alcuni di noi hanno contribuito a redigere e che altri hanno sostenuto con la propria candidatura e con la propria militanza, ma – nonostante molte mediazioni – non possiamo condividere il percorso che l’attuale gruppo dirigente dell’Altra Europa sta perseguendo.

Durante l’ultima assemblea nazionale di Bologna, il 18 e 19 gennaio, non è stato definito alcun programma, dato che quell’assemblea era stata messa nell’impossibilità di esprimere un voto.

Non votare e non contarsi significa sempre eludere la sostanza: cioè i temi politici fondamentali su cui non c’è eventualmente accordo.

Era stato però designato un “Comitato operativo transitorio” formato dalle stesse persone che avevano dato corpo in precedenza ai molti e spesso stravaganti acronimi (Con, Cot) che indicavano organismi non eletti, incaricati di condurre all’assemblea successiva. Di assemblea in assemblea, con sempre meno militanti e sempre più invisibili al mondo, siamo giunti a compiere quel presunto “percorso unitario” – mai votato e mai deciso, reso possibile dall’immobilismo e dalla subalternità ai piccoli ceti partitici della sinistra – che ha portato a delegittimare il lavoro di aggregazione fatto con continuità e abnegazione dai comitati regionali nati in vista delle elezioni.

 Fino a giungere al caso esemplare dell’Altra Liguria, di cui la dirigenza di Altra Europa ha ignorato o misconosciuto le scelte – analogamente a quanto accaduto per L’altra Sardegna, L’altra Calabria e L’altra Emilia Romagna – insieme a quelle delle tante forze con cui questa struttura locale era riuscita a costruire un primo embrione di coalizione sociale. Un disconoscimento volto ad appoggiare la candidatura Pastorino che, per le passate prese di posizione, contrasta con gran parte dei principi ispiratori e dei punti programmatici della nostra comunità. In particolare, contrasta con uno dei cardini dell’appello istitutivo de L’Altra Europa: quello di non candidare personaggi che ricoprissero o avessero ricoperto cariche elettive o ruoli dirigenti in altri partiti nella passata e nella presente legislatura, onde salvaguardare il carattere sostanzialmente apartitico della lista.

Il superamento delle piccole identità partitiche era la caratteristica che aveva maggiormente distinto il nostro progetto, permettendoci di raggiungere il risicato quattro per cento che ci aveva fatto esistere come forza politica: un principio che per l’Altra Europa dovrebbe avere valore statutario.

Le cose sono andate diversamente. La dirigenza che gestisce oggi quel che resta dell’Altra Europa ha voluto perseguire ciò che già aveva enunciato nel documento Siamo a un bivio: la confluenza, in vista di una fantomatica e sempre di nuovo rinviata unificazione, tra i piccoli partiti della cosiddetta sinistra radicale, e dell’ancor più fantomatica unificazione con una frangia della sinistra Pd di cui non si conoscono le reali prospettive.

 Il nucleo di una ventina di persone che, pur non essendo mai state elette, si sono insediate al comando dell’Altra Europa, si è di fatto ritagliato, all’interno dei circa quarantamila sottoscrittori dell’appello iniziale, un proprio “corpo sociale” costituito da poco più di settemila adesioni (dopo averne preannunciate decine di migliaia e aver detto che il vero referente erano il milione e centomila elettori), ormai formato in gran parte da militanti di partiti (soprattutto Rifondazione comunista) che tutt’ora hanno forti legami con le proprie case di appartenenza.

 Il cosiddetto Comitato di Transizione ha trasformato la prossima assemblea nazionale del 18-19 aprile in un congresso per delegati – un ossimoro, e in buona parte un tradimento delle intese iniziali – che eleggerà un organismo su lista unica bloccata, un comitato centrale inamovibile, solo formalmente legittimato democraticamente.

Si sono tenute assemblee territoriali con la pretesa di voto su mozioni (una della quali, per altro, ritirata dagli stessi estensori) e con “controllori” centrali incaricati di verificare il rispetto dei criteri imposti. In questo modo,migliaia di militanti sono stati esclusi dal corpo sociale dell’Altra Europa. Dei sei promotori iniziali (poi garanti) del progetto, ne è rimasto solo uno. Tutti gli intellettuali, gli artisti, gli studiosi, gli esponenti di rilievo dei tanti movimenti che si erano raccolti intorno al progetto – un gran numero di persone, tra cui decine dei nostri candidati e candidate – ci hanno lasciato strada facendo.

Il risultato è che la linea politica dell’Altra Europa si piega ormai di volta in volta alle esigenze tattiche imposte dalla sua subalternità agli interessi dei partiti con cui vorrebbe unificarsi: basti pensare al voltafaccia sulla nostra costituzione in associazione, che Sel non gradiva e che per questo non si è più fatta, o al voltafaccia sulla partecipazione alle elezioni regionali, prima scartata perché “le Regioni non contano nulla”, poi sostenuta per offrire uno spazio a Sel, dove questo partito non riesce ad accordarsi con il Pd; o, ancora, al voltafaccia nei confronti del tema “coalizione sociale”, prima marginalizzato e addirittura irriso, e poi, dopo le prese di posizione di Landini e Rodotà, riannesso in modo posticcio al percorso della “Casa comune della sinistra e dei democratici”. Per non dire dei contorsionismi necessari a stare con i movimenti No Tav, No Triv, No Expo e al tempo stesso mantenersene fuori, così da non costituire una minaccia per chi, pur abbracciando astrattamente una posizione, ne pratica un’altra, spesso diametralmente opposta, quando siede in giunte comunali e regionali. Lo stesso vale per la vicenda di Tempa Rossa e per i movimenti che lottano contro le Grandi Opere, l’erosione del suolo in Liguria, il No Muos in Sicilia, le Grandi Navi e il No Mose in Veneto.

Tutto questo ha disgregato ciò che era unito: molti di coloro che hanno sostenuto la nascita dell’Altra Europa si sentono ormai esuli in patria, alcuni si sono allontanati, altri hanno ritrovato entusiasmo riavviando un processo partecipativo.

Tutti però sono convinti che il percorso seguito attualmente non abbia futuro, essendo una stanca e ancor più contorta riedizione di progetti di aggregazione tra forze politiche prive di una propria ragion d’essere, per quanto ben decise a salvaguardare la propria sopravvivenza, la propria identità e, il più delle volte, i propri apparati (o zavorra, come li definisce Stefano Rodotà).

Stanno tuttavia prendendo forma e moltiplicandosi innumerevoli punti da cui partire per far rivivere quello spirito unitario – fondato su partecipazione orizzontale e attenzione ai processi sociali, anziché sugli schieramenti partitici – che aveva animato l’adesione al nostro progetto iniziale.
Li ritroviamo nelle reti fra movimenti, nella trasversalità delle mobilitazioni per i migranti, nella perseveranza di tanti militanti e comitati, nella fierezza con cui L’Altro Veneto e molte “Altre” Regioni hanno deciso di affrontare le elezioni regionali con slogan come “basta cemento, basta tangenti”, chiedendo che la politica ritrovi un rapporto con l’etica del bene comune e sappia mettere al primo posto la solidarietà, l’accoglienza, le persone. La politica vera dell’Altra Europa, per noi, si fa lì.

Luciano Gallino (ex garante)

Barbara Spinelli (ex garante ed eurodeputata)

Guido Viale (ex garante)

Anna Lucia Bonanni (ex candidata)

Enzo Di Salvatore (ex candidato)

Nicoletta Dosio (ex candidata)

Mauro Gallegati (ex candidato)

Domenico Gattuso (ex candidato)

Antonella Leto (ex candidata, portavoce di Primalepersone)

Carla Mattioli (ex candidata)

Ivano Marescotti (ex candidato)

Daniela Padoan (ex candidata)

Dijana Pavlovic (ex candidata)

Adriano Prosperi (ex candidato)

Roberta Radich (ex attivista L’Altra Europa, portavoce di Primalepersone)

Rossella Rispoli (ex candidata)

Carlo Salmaso (ex candidato)

Edoardo Salzano (ex candidato)

Gian Luigi Ago (Azione Civile / L’Altra Liguria)

Carlo Amabile (L’Altra Emilia Romagna)

Pino Ippolito Armino

Loredana Astigiano (L’Altra Liguria)

Simonetta Astigiano (L’Altra Liguria)

Francesco Baicchi
Claudia Bellucci

Mirko Benelli

Norma Bertullacelli

Gabriella Bianco

Giorgio Boratto

Maria Grazia Bordini

Antonio Bruno

Paolo Cacciari

Francesco Saverio Calabresi

Alberto Casartelli (Altra Emilia Romagna, Ravenna)

Vincenzo Cavulo

Furio Chiaretta (L’Altra Europa Val Pellice)

Anna Maria Chiossone

Lucia Ciarmoli (Comitato II Municipio Roma, Liberacittadinanza)

Angelo Cifatte (portavoce Tavola per la pace Liguria)

Laura Cima

Nicola Cipolla (Presidente Cepes)

Francesca Costantini

Andrea Crespiani (sostenitore L’Altra Europa, Albenga)

Claudio Culotta (L’Altra Liguria Genova)

Claudia dall’Olio (ex attivista Altra Europa, Bologna)

Chiara De Capitani

Marina De Felici

Pietro Del Zanna

Laura Di Lucia Coletti (candidata presidente L’Altro Veneto – Ora possiamo!)

Roberto Felici

Umberto Franchi (L’Altra Europa, Lucca)

Enrico Gagliano

Giuseppe Gallenti (Azione Civile / Movimento civico Natura)

Cristopher Garaventa (L’Altra Liguria)

Cosimo Antonio Gervasi (L’Altra Pioltello)

Antonella Ghirardelli

Luca Giusti (L’Altra Europa Genova)

Antonio Greco

Athos Gualazzi (Partito Pirata)

Salvatore Lihard (Associazione L’Altra Europa – Laboratorio Venezia)

Pino Lombardo (ex referente L’Altra Europa Reggio Calabria)

Simone Lorenzoni

Antonio Madera (Comitato L’Altra Europa Bologna)

Carlo Magagni (ex attivista L’Altra Europa, Bologna)

Cuono Marzano

Germano Modena (L’altra Europa Cuneo)

Gaspare Motta

Laura Orsucci (Comitato transitorio nazionale L’Altra Europa)

Alessandra Padoan

Franco Pagliano

Pino Parisi (L’Altra Liguria)

Pier Giorgio Pavarino (coordinatore L’Altra Liguria del Ponente savonese)

Michele Pedrolo

Vincenzo Pellegrino

Gianluigi Piva (ex attivista AE)

Maria Ricciardi Giannoni (delegata Comitato di Parma e presidente nazionale Liberacittadinanza)

Riccardo Rifici

Annamaria Rivera

Serena Romagnoli (Comitato II Municipio Roma)

Pino Romano (Coordinamento AE Sicilia)

Paolo Rossi

Maddalena Rufo

Geni Sardo

Agata Sciacca

Michele Soddu

Paolo Sollier (Comitato L’Altra Europa Vercelli)

Mario Sommella (Prima le persone)

Giancarlo Spazioso

Ugo Sturlese (delegato del Comitato L’Altra Europa Cuneo)

Valeria Tancredi (L’Altra Emilia Romagna)

Corine Van Kooten Niekerk

Nicola Vallinoto (L’Altra Europa Genova)

Massimo Vanni (Comitato versiliese L’Altra Europa)

Renzo Vienna (Altro Piemonte a Sinistra)
Rosalba Vitale (Azione Civile)

Uliana Zanetti (ex candidata Altra Emilia Romagna)

Danilo Zannoni

 

 

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