La resistenza libanese, il cui ruolo è fondamentale nel contrasto allo Stato Islamico e alle altre forze jihadiste in Siria, promette vendetta contro Israele dopo l’uccisione pochi giorni fa del suo dirigente Samir Kuntar. Hezbollah eserciterà “il diritto di compiere una rappresaglia” contro Israele ha avvertito nel corso di un discorso televisivo il capo delle milizie sciite libanesi, Seyed Hassan Nasrallah. “Samir è uno di noi e un comandante della nostra resistenza, è nostro diritto vendicare il suo assassinio nel luogo, tempo e modo che riteniamo appropriato. Eserciteremo questo diritto, Dio volendolo”, ha specificato nell’attribuire “senza alcun dubbio” a Israele l’uccisione a Damasco del comandante sciita.
Ciò nonostante la rivendicazione arrivata ieri da parte de “I cavalieri dell’Hawran”, gruppo parte dell’Esercito Siriano Libero, il principale gruppo ribelle nei confronti del governo di Damasco (descritto come moderato dai suoi anfitrioni internazionali) che in un video si è assunto la paternità dell’azione. Nel comunicato di rivendicazione diffuso su Youtube e letto da un gruppo di miliziani l’ESL si smentisce che l’uccisione di Kuntar sia stata opera dell'”aviazione sionista”.
Ma che la paternità dell’omicidio del dirigente di Hezbollah e di altre otto persone colpite a Damasco durante il fine settimana sia da attribuire a ciò che resta del cosiddetto Esercito Siriano Libero è assai dubbio, e lo stesso leader del movimento Nasrallah ha definito infondata la rivendicazione anche perché Kuntar, che «è sempre stato un obiettivo di Israele» -soddisfazione per la sua eliminazione è stata espressa da numerosi esponenti del governo Netanyahu – è stato ucciso da alcuni missili teleguidati sparati nel corso di un attacco aereo. Mezzi non certo a disposizione dei rimasugli dell’opposizione siriana filoccidentale. Che però forse un qualche ruolo nell’informare le forze armate israeliane sulla posizione e sugli spostamenti di uno degli uomini chiave del meccanismo militare che sostiene il governo di Damasco dall’insorgenza islamista e jihadista.
Intanto si sono tenuti ieri alla periferia meridionale di Beirut, roccaforte di Hezbollah, le esequie di massa del dirigente assassinato. Al grido di “Morte a Israele, Morte all’America” una gran folla di sciiti, ma anche di libanesi di altre fedi ed etnie e di palestinesi, ha partecipato al corteo funebre organizzato nel quartiere di al-Ghobeiri. “Se gli israeliani pensano, dopo aver assassinato Kuntar, di aver chiuso il conto con noi si sbagliano di grosso perché sanno perfettamente, e se ne accorgeranno, che invece ne hanno aperti parecchi di più” ha minacciato a margine della cerimonia funebre Sayyed Hashem Safeieddine, capo del Consiglio Esecutivo e dunque responsabile delle attività organizzative del Partito di Dio, oltre che membro del Consiglio della Shura, massimo organo direttivo del movimento.
Samir Kuntar era un druso libanese, a lungo militante del Fronte di Liberazione della Palestina e poi dirigente di Hezbollah, era conosciuto e apprezzato – oppure odiato, a seconda degli schieramenti – in tutto il Medio Oriente. Aveva trascorso ben 29 anni in una prigione israeliana per aver preso parte, all’età di soli 16 anni, ad un attacco armato (era il 1979) a Naharia, località del nord di Israele, in cui erano stati uccisi quattro israeliani. Nel 2008 era stato finalmente scarcerato nel corso di uno scambio di prigionieri tra Israele e Hezbollah. A quel punto Kuntar era entrato a far parte della leadership del movimento di resistenza libanese. Nel settembre scorso gli Stati Uniti avevano inserito Kuntar nella lista dei “terroristi internazionali” per il suo “ruolo operativo nella creazione di una rete terroristica sul territorio del Golan”, territorio dove in realtà il dirigente druso stava organizzando la risposta al sempre più massiccio schieramento di miliziani jihadisti di al Nusra, che fino ad ora hanno potuto contare sulla tolleranza loro dimostrata da Tel Aviv che ha spesso curato i fondamentalisti di al Qaeda nei suoi ospedali.
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