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Grecia: torna la recessione, scontri tra agricoltori e polizia

Già lo scorso 4 febbraio le strade e le piazze di Atene e delle altre città della Grecia si erano riempite di lavoratori, studenti, disoccupati nel giorno dello sciopero generale convocato da diversi sindacati e organizzazioni di categoria contro le misure antipopolari del governo Syriza-Anel. Gli stessi media ellenici erano stati costretti a notare che, per numero di partecipanti ai cortei e di scioperanti, la mobilitazione del governo Tsipras di inizio mese era paragonabile a quelle che avevano opposto una strenua resistenza ai governi socialisti e conservatori degli anni 2012-2013. 
In attesa di un già annunciato sciopero di 48 ore, ieri Atene è stata di nuovo teatro di proteste contro un esecutivo che settori sempre più ampi della popolazione giudicano non dissimile da quelli manovrati dalla Troika che Syriza aveva promesso di sostituire e far dimenticare. E questa volta la rabbia e la determinazione dei manifestanti era più che evidente, contrastata dalla Polizia con una mano dura che finora l’esecutivo guidato dal quarantenne pupillo della sinistra ‘radicale’ europea aveva in parte evitato. La capitale ellenica ha visto ieri violenti scontri tra migliaia di agricoltori scesi in piazza per protestare contro la ennesima riforma delle pensioni e l’aumento dell’imposizione fiscale e gli agenti in tenuta antisommossa che hanno fatto ampio ricorso ai manganelli e ai lacrimogeni. I contadini e gli allevatori, per lo più provenienti da Creta, avevano rivolto la loro rabbia contro la sede del Ministero dell’Agricoltura incendiando cassonetti e lanciando pomodori, pietre e mattoni. Alla fine quattro lavoratori sono stati arrestati.
Nel pomeriggio oltre una dozzina di trattori e migliaia di manifestanti si sono uniti a un’altra manifestazione in piazza Syntagma, davanti al parlamento greco, per protestare contro il piano dell’esecutivo di aumentare i contributi previdenziali dovuti dagli agricoltori e raddoppiare l’aliquota impositiva della categoria eliminando al contempo alcuni benefit concessi finora ai lavoratori della terra come un prezzo speciale per il combustibile. Da due settimane, le associazioni degli agricoltori bloccano le autostrade e gli accessi verso la Bulgaria.

Il governo continua a chiedere agli agricoltori di tornare al tavolo della trattativa e di rinunciare agli scioperi, ai blocchi e alle proteste, ma i sindacati pretendono il ritiro del piano imposto dall’Unione Europea.
Ciò mentre il paese precipita di nuovo nella recessione. Smentendo le ottimistiche previsioni di un ritorno alla crescita, i dati diffusi dagli istituti statistici dimostrano che nel quarto trimestre del 2015 il Pil ellenico ha perso lo 0.6% dopo aver già ceduto l’1.4% nel trimestre precedente. Lo spread decollato fino a quota 1000 ha cancellato in pochi giorni i passi avanti nella riduzione del debito pubblico, pagato da lavoratori e pensionati ai quali il governo Tsipras ha imposto nell’ultimo anno ulteriori tagli, la svendita del patrimonio pubblico, l’aumento dell’imposizione fiscale. L’ultimo piano dettato da Bruxelles e Berlino in cambio della concessione di una tranche di prestiti prevista dal terzo memorandum firmato da Tsipras l’estate scorsa, la cosiddetta ‘riforma pensionistica’, costerà ai lavoratori e ai pensionati ellenici altri 1.8 miliardi di euro. Sacrifici a senso unico e che non serviranno proprio a nulla. Il responsabile del Fondo Monetario Internazionale per la Grecia, Poul Thomsen, ha avvertito che senza un piano realistico per la sostenibilità del debito – cioè di nuovi draconiani interventi di austerity – che sfiora ormai quota 180% del Pil, “presto i timori di Grexit si riaffacceranno”.

 

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