L’intervista del segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, andata in onda lunedì sera sul canale arabo al Mayedeen e ripresa dalle principali testate ebraiche (Maariv, Yediot Haarodot, Ysrael Hayom ed il sito Walla), ha avuto il suo effetto sui media e sulle autorità politiche israeliane.
L’intervento di Nasrallah è stato una chiara risposta alle sempre più esplicite minacce e pressioni, a livello nazionale ed internazionale, messe in atto dall’alleanza israelo-saudita. Da una parte la petromonarchia ha iscritto il “partito di Dio” nella lista dei movimenti terroristi mediorientali, spingendo anche Lega Araba e paesi del Golfo a fare la stessa cosa, dall’altra lo stato sionista ha aumentato la propria pressione sul confine meridionale del Libano con esercitazioni militari ed attività di spionaggio.
La risposta del segretario è stata chiara e perentoria:« nella prossima guerra, se ci sarà, noi non avremo nessun limite o nessuna linea rossa….colpiremo i depositi di ammoniaca ad Haifa, le fabbriche petrolchimiche e qualsiasi obiettivo civile e militare come risposta alla distruzione delle nostre infrastrutture (cosa avvenuta nell’invasione del 2006-ndr)». Il numero uno ha inoltre aggiunto «è un diritto della resistenza libanese avere armi di dissuasione contro le continue violazioni israeliane…e per chi pensa che siamo totalmente impegnati in Siria (quindi più deboli-ndr), noi abbiamo delle unità che si dedicano completamente alle azioni e alle manovre del nostro nemico principale (Israele) pronte ad intervenire».
A queste parole, il ministro israeliano dell’immigrazione e delle questioni strategiche, Zeiv Alkin, ha prontamente dichiarato che «bisogna prendere le minacce di Nasrallah in maniera seria e non sottovalutare Hezbollah che dispone di un arsenale immenso al nostro confine settentrionale». In verità le dichiarazioni degli analisti militari israeliani sono legate ad un congelamento delle attività belliche e di un possibile intervento in Libano perché ritenuto un qualcosa di “sconsiderato e pericoloso”. Gli analisti osservano come Hezbollah sia diventato da tempo un vero e proprio esercito capace di portare avanti una lotta sia non convenzionale, attraverso la guerriglia, che convenzionale. Buone capacità tattiche e logistiche, maggiore esperienza militare, acquisita in questi tre anni di guerra siriana, e approvvigionamento di nuove armi di provenienza iraniana: queste le principali motivazioni.
Nasrallah ha chiarito che Hezbollah è una forza difensiva di resistenza per il territorio libanese senza nessun obiettivo di attacco contro Israele se non in risposta ad un’aggressione. Da abile statista ha considerato anche che un intervento dell’esercito sionista sarebbe difficile perché Israele non ha nessun avallo politico e militare da parte statunitense, come avvenuto nel 2006, visti i rapporti non proprio facili tra Barack Obama ed il primo ministro Netanyahu.
Per quanto riguarda la Siria, il leader sciita ha dichiarato che Hezbollah non si ritirerà dal territorio del paese vicino fino a quando Daesh non verrà sconfitto e non si arriverà ad una soluzione politica della guerra civile. Ha confermato l’unità di intenti dell’asse sciita in tutta l’area per contrastare la crescita dei movimenti jihadisti in Medio Oriente (Siria, Iraq, Yemen) e che il ritiro della Russia era stato concordato con gli altri alleati (lealisti, Hezbollah, Pasdaran) visto che gli accordi erano legati ad un sostegno militare russo per rifornire l’esercito siriano di nuove equipaggiamenti, armi, aerei e contrastare la crescente ingerenza turca in territorio siriano, cosa che è realmente avvenuta.
La guerra tra Israele ed Hezbollah sembra, quindi, non imminente anche se, come spesso accade in Medio Oriente, l’evoluzione degli avvenimenti è spesso imprevedibile.
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