L’Austria frana a destra, sull’onda della paura per gli immigrati. Al primo turno delle elezioni presidenziali – si deve scegliere il nono capo dello stato del dopoguerra – Norbert Hofer, il candidato del Partito della Libertà (Fpoe), è risultato il più votato, con il 35,5 per cento dei voti. Il verde Alexander van der Bellen, un economista di 72 anni che tra il 1997 e il 2008 ha guidato il partito ecologista dei Verdi, dato per grande favorito fino a pochi giorni fa, è secondo con il 21%. La candidata indipendente Irmgard Griss, ex presidente della Corte Costituzionale, è al terzo posto al 18,8%. Il candidato popolare (democristiano) Andreas Khol è all’11,2, quello “socialista” Rudolf Hundstorfer all’11.
Il sistema elettorale austriaco prevede che a questo punto si vada al ballottaggio, cui dovrebbero dunque partecipare lo xenofobo Hofer e l’ecologista van der Bellen. L’esito è ovviamente incertissimo, anche perché la coalizione ancora al governo – una grosse koalition formata da socialisti e democristiani, come a Berlino – ha nelle ultime settimane assunto iniziative decisamente razziste e di destra, come la costruzione di barriere al confine con l’Ungheria e soprattutto al Brennero, nel solito tentativo di “frenare la destra” mettendo in pratica parte del programma della destra più estrema.
Il risultato, come si vede, è tragico: la destra trionfa proprio perché, “praticando” le sue idee, le forze politiche di governo hanno di fatto sdoganato l’ideologia razzista presso l’opinione pubblica. Ma se il razzismo xenofobo è in qualche misura “una buona cosa”, allora – come altrove – non c’è bisogno di accontentarsi della fotocopia (la grosse koalition), si può benissimo prendere l’”originale” (Il partito fascista fondato da Jorg Haider, morto nel 2008 in un incidente stradale quando ormai la sua stella era precipitata, a causa di appropriazioni indebite e amori omosessuali “inammissibili” per un leader che strizzava l’occhio al periodo nazista).
La decisione del governo di Vienna di blindare le frontiere è stata fra l’altro ieri contestata proprio al valico del Brennero da una manifestazione di collettivi antagonisti italiani, ancora una volta caricata dalla polizia austriaca (https://www.youtube.com/watch?v=ARPHdCwaPM8), che ha anche fermato e poi rilasciato uno degli attivisti.
Il risultato elettorale di Vienna sembra aver risvegliato, per qualche attimo, il sentiment euroscettico della Lega, ma in realtà l’unico tema che Salvini vuole utilizzare è quello dei migranti. Sa benissimo infatti che la sua base sociale è completamente dipendente dalle filiere produttive e commerciali che fanno capo alla Germania, attraverso ovviamente l’Austria. E dunque è l’ultimo ad augurarsi che l’Austria faccia sul serio, sul controllo delle frontiere, perché ogni rallentamento dei flussi si tradurrebbe in perdite di quote di mercato. Non a caso, da mesi, non nomina più l’euro tra le cause della crisi delle imprese “padane”…
Resta il dato che deve comunque far riflettere: in una situazione di perdurante crisi economica, gestita con l’austerity anche nei paesi più solidi (anche se in termini meno crudi di quanto non sia fin qui stato fatto contro Grecia, Italia, Cipro, Spagna, ecc), la paura del futuro viene dirottata su un bersaglio facile e decisamente indifeso, i migranti.
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