Diario di una giovane ucraina da majdan a oggi
Mobilitazione totale
Dicembre: Il respiro pesante degli anni ’90. Dal 1 dicembre non ci saranno più né treni né autobus da Kiev per il Donbass. Tutti sono scioccati alla notizia. Le ragazze ucraine dicono addio in massa all’innocenza; fu così anche nel 1941.
Un professore della facoltà di Giornalismo all’Università di Kiev dice “Gli slavi siamo noi. A ogni immondizia come i moschiti (altro appellativo spregiativo per indicare i russi) gli facciamo la festa, li trasformiamo in schiavi e poi li vendiamo ai cinesi”. In allenamento, un puck da hokey colpisce al petto un ragazzo; accorrono tre cardiologi vestiti da babbo natale; gli fanno le domande in ucraino e lui, in russo, risponde che non capisce; loro di nuovo in ucraino. Solo alla fine hanno cominciato a parlargli normalmente; ho chiesto loro perché avessero fatto così: “istruzioni”, hanno detto. Non hanno compassione per nessuno.
La gente compra le ossa al posto della carne, surrogati caseari invece del formaggio, verdure. Siamo alla povertà. Gli anni ’90 ci soffiano sul viso col loro respiro pesante. Ed è giunto il momento di comprare lampade a petrolio: a turno, tolgono la luce a rioni. Non capisco come facciano al teatro dell’operetta a gridare “Gloria all’Ucraina; agli eroi gloria”. Leggo le notizie: “Alla Rada suprema, durante la riunione del Comitato per la lotta alla corruzione, hanno rubato il tablet alla giornalista Anna Pisarenko”; commento del Ministro degli interni: “Anche tra i deputati ci sono delle persone disoneste”, per il resto, tutto bene! Il buffo è che riunendo alla Rada degenerati, cosacchi, prostitute, malati mentali e ladri vari, sono convinti che qualcosa dipenda dal governo: ma sono già 23 anni che nulla dipende dal governo. Prendiamo Kličko: lui, il sindaco di Kiev, ha trascorso il difficile e freddo autunno sul mar Morto; in Germania faceva troppo freddo. E Kiev è piena di immondizia, debiti, mezzi di trasporto non riscaldati e problemi nei condomini. Eppure ci avevano avvertito, come sarebbe stato un sindaco pugile.
In clandestinità; ora c’è come una parola d’ordine: ti offrono un cioccolatino Rošen (delle fabbriche di Porošenko) e ti dicono “lo prenda insieme al caffè”; se rispondi “da un po’ di tempo non mangio cioccolatini Rošen”, allora la conversazione ha inizio. Se invece lo accetti, silenzio.
Gennaio 2015: Ho deciso di camminare un po’ prima di andare a dormire. Nel rione dormitorio, chioschi di ogni tipo, scatole ribaltate su cui esporre la merce, “cucce per cani” in cui si vendono alcolici; lugubri uomini ubriachi e donne che fumano con strane bottiglie in mano, che parlano in uno strano miscuglio di russo e dialetto di L’vov. In centro è tutto chiuso.
Negli ospedali e policlinici di Kiev, infermiere, chirurghi, anestesiologi, rianimatori, traumatologi hanno cominciato a ricevere le cartoline precetto. Al ginnasio di mia figlia l’hanno già ricevuta anche i ragazzi che faranno 18 anni solo in primavera. Uno shock.
L’umore della gente di Kiev: “Non bisognava agire così con il Donbass”. E’ tutto un sussurrare su Mariupol, anche se in modi diversi. C’è chi vede caccia russi in cielo; c’è chi va in cerca di rifugi antiaerei. Anch’io mi sveglio con la sensazione che stiano per iniziare a bombardarci. E’ tempo che mi rivolga allo psichiatra.
Il padre della mia amica era nato a Gorlovka; era architetto e aveva costruito mezza Donetsk, tutta Gorlovka. Ha avuto così tanti premi per il suo lavoro. E’ morto di recente; mentre stava morendo non faceva che chiedere alla figlia “Lena, hanno bombardato anche tutto quello che avevo fatto io?”. Che avete da piangere, donne ucraine? Un anno fa non piangevate.
Secondo anno di pazzia
Febbraio 2015: Il giorno della loro vittoria. Teppa di majdan, drogati, bottegai, sono parificati ai veterani della Guerra patriottica; scusate, non ho parole. Come è triste Kiev. Almeno fate un’altra rivoluzione, altrimenti non ci sono che fiori appassiti e quelli nuovi per Nemtsov (Boris Nemtsov, il dissidente russo ucciso a Mosca nella notte tra il 27 e il 28 febbraio 2015. Sono noti i legami tra Nemtsov e i “rivoluzionari” ucraini: aveva partecipato alla “rivoluzione arancione” a Kiev nel 2004 ed era stato consigliere di Viktor Juščenko. Alla marcia a Mosca nel primo anniversario dell’uccisione hanno partecipato anche rappresentanti dei battaglioni neonazisti ucraini). Una mia conoscente è originaria di un villaggio fuori Kiev; dice che anche là sono arrivate le cartoline precetto, ma tutti gli uomini o sono fuggiti oppure sono disposti a farsi arrestare pur di non partire. Per la guerra partono gli imbrogliati, i “Losers” hollywoodiani e i patrioti coi soldi. Tutti sanno che è una mattanza. Il fatto curioso è che il 60% dei disertori proviene dall’Ucraina occidentale. Un anno fa erano venuti a Kiev a gridare “moskaly passati al coltello”: li avevano pagati bene. Sugli autobus vedo sempre più diciottenni richiamati: fa male guardarli. Anche due allenatori del nostro club sono stati richiamati: hanno dato loro un vecchio giubbotto antiproiettile, uniforme, kalašnikov e torcia; il resto, per non meno di mille dollari, se lo devono comprare: con un salario di 3mila grivne, cioè 100 $. Un altro, che si era fatto tutta la majdan, vuole scappare a Tjumen (uno dei maggiori centri petroliferi della Siberia) dove lo ha invitato un club minorile di hokey. Un vicino, agente di polizia, ha fatto scorta di tutto – fiammiferi, olio, sale, farina – e poi ha detto che aspetta Putin a braccia aperte, o forse scapperà in Russia con la famiglia. L’unico canale russo ufficialmente permesso, “Dožd” (tv dell’opposizione russa) trasmette discorsi di Khodorkovskij contro la Russia.
A Krivoj Rog hanno distrutto il monumento a Karl Liebknecht: avranno almeno saputo chi fosse stato? Da più di un anno mi tormenta la stessa domanda de “I giorni dei Turbin” (piece teatrale dell’ucraino Mikhail Bulgakov tratto dal suo romanzo “La guardia bianca”, sugli ufficiali bianchi durante la guerra civile) a proposito della lingua ucraina che nemmeno gli ucraini amano: “Chi ha terrorizzato la popolazione russa con questa lingua vile che non esiste al mondo?”.
Marzo: Ci minaccia la fame. I prezzi nei negozi vengono esposti in base al corso del dollaro; spesso li cambiano tre volte al giorno. La gente guarda e va via senza comprare nulla (l’inflazione è stata del 25% nel 2014; del 43% nel 2015. Da gennaio 2016 sono aumentate del 25% le tariffe energetiche, l’acqua del 15%, i prodotti alimentari dal 5 al 10%); ieri al supermarket le persone si uccidevano per comprare a 18 grivne tutto lo zucchero disponibile. Oggi costa già 27 grivne. Una donna: “E chi lo sapeva che non ci avrebbero preso in Europa? Noi ci credevamo. Dovevano dirci la verità”. Quante ce ne saranno di ottuse così? I limoni marci si vendono a 10 grivne; quelli normali a 49. Il ricamo meno caro costa al mercato 1.500 grivne, cioè la metà di un buono stipendio. Kiev è piena di smobilitati in carrozzella: uomini mutilati con le fasce insanguinate; si incontrano dappertutto…
Che c’è di nuovo?
Aprile: Cinque anni sotto le bandiere rosse. Sulle strade fuori Kiev uomini trasandati vendono succo di betulla, travasandolo in enormi e sudice brocche. Nei tronchi degli alberi sono conficcati accette e coltelli… le betulle stanno seccando: è tutto così doloroso e preoccupante. Oggi sono stata al meeting dei veterani sotto il monumento a Nikolaj Vatutin (il generale sovietico ucciso nel 1944 a Kiev da un gruppo dell’UPA – nota di KP) e le donne piangono; i veterani nascondono le decorazioni e i nastri di San Giorgio (simbolo della vittoria sul nazismo); oggi per quelle bandiere rosse sotto cui hanno combattuto tutta la guerra, ti danno cinque anni di galera. Ho chiesto: “dove sono i vostri figli, nipoti, pronipoti? Perché non sono qui con voi?”; mi hanno risposto: “Non li abbiamo voluti: temiamo per loro”.
Maggio: alla vigilia del 9 maggio hanno detto ai kievliani di starsene a casa, dato che la Guerra Patriottica non fu la guerra dell’Ucraina; l’Ucraina fu vittima del totalitarismo. Ma sono sicura che la gente andrà ugualmente. Sono andata a vedere. Sul viale della Gloria avevano cominciato a distribuire i nastri di San Giorgio; poi Pravyj Sektor ha provocato tafferugli e così hanno smesso di distribuirli. Kiev è inondata di mimetiche; incredibile, si celebra il Giorno della Vittoria sotto controllo degli eredi dei collaborazionisti! La gente marcia in silenzio, senza bandiere né simboli. Secondo le indagini demoscopiche, il 70% degli ucraini era contrario alla desovietizzazione e all’abolizione della dizione di Grande guerra patriottica. Ma ha vinto la democrazia! Nella notte la teppa ha divelto la lapide a Georgij Žukov.
Dopo che il gas è aumentato di sei volte, hanno preso il volo i prezzi dei multicooker; qualcuno dice che ora accenderà un fuoco in giardino per cucinare. La nipote di una mia conoscente, sei anni, è tornata dall’asilo e ha detto “Uccideremo tutti i russi. Aspetto solo crescere un po’”; la nonna le ha chiesto da chi lo avesse udito e la bambina “Tutti, genitori, maestra, anche noi si gridava così”.
Estate: Il giorno della marmotta. Nel 2013 e nel 2014 scrivevano “Abbasso la banda”; ora scrivono “Abbasso tutti” e cominciano a raccogliere firme per le dimissioni di Porošenko. Oggi la mia estetista mi ha raccontato che quelli di Pravyj Sektor, che ha il quartier generale qui vicino, ogni mattina raccolgono i contributi dai bottegai: a chi non paga bruciano il negozio.
Giugno: la rada vuol proibire la parola “Russia”; è una decisione coraggiosa, soprattutto in vista del default. Ieri a una riunione hanno ordinato ai giornalisti di istruire il pubblico su come preparare in casa zucchero, conserve e farina. Ai militari spediti a fare la guerra nel Donbass hanno tolto ogni agevolazione sociale: chi vorrà andare in guerra? In TV hanno mostrato un concorso di tatuaggi; ha vinto un uomo col tridente disegnato sul petto e poi sotto “Alla Moscovia!” e ancora più giù “Gloria agli eroi”. Gli hanno chiesto come mai non sia a est a far la guerra: ha risposto “E che, vi sembro stupido?”; sì, stupido, però furbo.
Fabrizio Poggi
continua…
Leggi anche: I “Giorni maledetti” dell’Ucraina golpista (1)
I “Giorni maledetti” dell’Ucraina golpista (2)
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa